La sicurezza dei giornalisti è essenziale alla difesa del diritto dei cittadini ad accedere a informazioni affidabili e del diritto dei giornalisti a darle senza pregiudizio alcuno per la propria sicurezza. Gli Stati e le Società devono creare e mantenere le condizioni necessarie perché questi diritti fondamentali siano esercitati da tutti. E, quando i crimini contro i giornalisti restano impuniti, si può dubitare dell’impegno degli Stati a difendere le libertà fondamentali e a imporre la supremazia del diritto. Di conseguenza, gli Stati devono adottare una posizione ferma per impedire gli assassiniidei giornalisti e assicurare gli autori dei crimini alla Giustizia.
Joseph Paul Goebbels, l’uomo della propaganda nazista, è stato il primo politico a comprendere il potere della informazione e della propaganda e a utilizzarlo per la costruzione del Terzo Reich. Sosteneva:
“La propaganda è un’arte, non importa se questa racconti la verità.”
e suggeriva:
“Ripetete una menzogna cento, mille, un milione di volte e diverrà una verità.”
Controllare la stampa, gestire l’opinione pubblica, modificare il pensiero della società attraverso i media… ecco come si costruisce una menzogna, che, dopo una brevissima gestazione, inizia a vivere di vita propria e diviene verità. Con l’avvento, nelle democrazie contemporanee, di una vita politica imperniata sui media, noi osserviamo due movimenti contraddittori: i media al servizio dei politici e viceversa. È, dunque, necessario interrogarsi sul potere dei media e la sua influenza sulla vita democratica.
La libertà di parola e di stampa sono garantite in Italia dalla Costituzione:
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’Autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell’Autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all’Autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s’intende revocato e privo di ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.”
[articolo 21]
E, tuttavia, il mondo dell’informazione italiana, da anni, al centro di profonde trasformazioni, è influenzato dalla presenza di forti potentati consolidati da intrecci politici ed economici.
La Giornata Mondiale della Libertà di Stampa è nata, ventisei anni fa, grazie a un gruppo di giornalisti rinuniti a Windhoek, in Namibia.
La Dichiarazione di Windhoek era un appello alla lotta per la difesa dei principi fondamentali della libertà di espressione enunciati dall’articolo 19 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, adottata dall’Assemblea Generale dell’ONU:
“Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.”
In poche parole, l’essenziale è detto: la libertà di opinione e la libertà di espressione sono alla base stessa dello Stato di diritto.
Uno Stato di diritto laico e civico.
Laico perché la diversità delle credenze, delle ideologie che oppongono i popoli e gli individui non fanno ostacolo all’universalismo dei diritti.
Civico perché la libera espressione delle opinioni e delle idee costituisce la condizione indispensabile all’esercizio dei diritti del cittadino.
Era il segnale di un cambiamento nel mondo intero!
Ventisei anni dopo, se il paesaggio mediatico si è completamente trasformato, il nostro obiettivo resta lo stesso: promuovere la libertà di espressione, fondamento della dignità umana e pietra angolare della Democrazia.
La nostra epoca presenta un grande paradosso.
Da un lato, le nuove tecnologie e i nuovi media ci offrono delle possibilità di espressione senza precedenti. Un numero crescente di individui possono comunicare informazioni e scambiare idee nei diversi Paesi e da un Paese all’altro. Questo permette di sviluppare la creatività, di costruire società sane e di associare tutti a nuove forme di dialogo.
Dall’altro lato, nuove minacce si profilano. Coniugate in un contesto di cambiamenti rapidi, con forme di restrizione più antiche, rappresentano formidabili sfide per la libertà di espressione.
Nuove misure destinate a bloccare, filtrare o a censurare l’informazione sono prese, ogni giorno. Queste minacce rivestono forme diverse, ma si presentano tutte come violazioni di un diritto fondamentale della persona umana.
È la Democrazia che è, qui, in gioco perché per agire si deve, innanzitutto, sapere.
E i giornalisti, nel mondo, pagano un pesante tributo alla difesa di tale libertà.
Decisamente, il campo aperto dall’articolo 19 è sempre da conquistare.
Omaggio alla giornalista e blogger Daphne Caruana Galizia morta nell’adempimento del proprio lavoro.
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