“Io non ho in mio potere che ventisei soldatini di piombo, le ventisei lettere dell’alfabeto: io decreterò la mobilitazione, io leverò un esercito, io lotterò contro la morte.”

Nikos Kazantzakis

Entrando nella sede delle Nazioni Unite a New York si legge:


Bani adam a’za-ye yek peikarand,
Ke dar afarinesh ze yek gouharand.

Chu ‘ozvi be dard avard ruzgar,
Degar ‘ozvha ra namanad qarar.

To kaz mehnat-e digaran bi ghammi,
Nashayad ke namat nehand adami.

I figli dell’Uomo sono parti di un unico corpo,
Originate dalla stessa essenza.

Se il destino arreca dolore a una sola,
Anche le altre ne risentono.

Tu, che del dolore altrui non ti curi,
Tu non sei degno di essere chiamato Uomo.

Abu ‘Abdallah Mosharref-od-Din b. Mosleh Sa’di, Golestan

traduzione dal persiano di Daniela Zini

Dormire, dormire e sognare…

Sognare di una vita senza sofferenza e senza paura.

Sognare di Esseri capaci di amare oltre il limite, oltre la realtà, oltre ogni cosa, oltre la vita.

Fino dall’Antichità le donne scrittori hanno sognato una nuova era di pace mondiale.

Non ha alcun senso dire che le guerre sono una conseguenza del capitalismo o della malvagia natura degli uomini o dei sentimenti nazionalistici.

Certo, il produttore di armi e altri gruppi capitalistici possono avere interesse che scoppi una guerra, ma questo non significa che la loro volontà sia una determinante sufficiente a farla scoppiare. All’interno di ciascuno Stato i produttori di grano hanno interesse alla carestia, i costruttori di case hanno interesse che divampino incendi che distruggano città, ma non per questo si verifica la carestia o le nostre città sono distrutte dagli incendi. In ogni Stato l’ordinamento giuridico prevede argini che frenino e contengano le forze distruttrici pericolose per la vita collettiva. Le forze distruttrici prevalgono in campo internazionale solo perché mancano analoghi argini giuridici.

È probabile che, in certe occasioni, i gruppi capitalistici che ottengono l’appoggio dei governi per conseguire l’esclusività di alcuni mercati, l’appalto di lavori pubblici, l’emissione di prestiti e altri privilegi nei Paesi politicamente tanto deboli da subire l’influenza di potenze straniere, possano, senza volere la guerra, spingere a essa, facendo nascere attriti e alimentando pericolosi contrasti tra Stati. Ma anche questo avviene solo perché manca un ordine giuridico internazionale.

Se tutti gli uomini fossero animati nei loro reciproci rapporti da sentimenti di fraternità evangelica non vi sarebbe bisogno di alcuna forma di coazione legale.

L’ordinamento giuridico è, dunque, una necessità, tanto nei rapporti tra singoli individui, quanto nei rapporti tra singoli Stati.

D’altra parte i sentimenti nazionalistici anti-sociali non possono considerarsi caratteristiche psichiche innate. Sono frutto della politica: come la politica può ingenerarli, così può soffocarli.

Le lingue, le etnie, le religioni, i costumi diversi non impediscono una pacifica convivenza.

Alla fine della Prima Guerra Mondiale vi fu un serio tentativo di assicurare la pace nel mondo con una nuova organizzazione internazionale.

Quel tentativo fece completo fallimento.

Perché?

Perché – dicono alcuni – gli Stati Uniti non vollero entrare nella Società delle Nazioni: mancando gli Stati Uniti, la Società delle Nazioni non aveva il prestigio e la forza sufficienti per mantenere l’ordine internazionale.

In verità, la partecipazione degli Stati Uniti non avrebbe potuto migliorare di molto la Società delle Nazioni. Gli Stati Uniti, conservando, come gli altri membri la loro assoluta sovranità, avrebbero cercato di adoperare anch’essi l’istituzione ginevrina per il raggiungimento dei loro obiettivi di politica nazionale.

Quando il Giappone invase la Manciuria, la Francia e l’Inghilterra impedirono che la questione fosse portata davanti all’assemblea della Società delle Nazioni, nonostante risultasse a tutti evidente l’aggressione, perché non volevano mettere in pericolo i loro possedimenti in Oriente. Quando si profilò la minaccia di un’aggressione dell’Abissinia da parte dell’Italia, il governo di Laval profittò della buona occasione per negoziare degli accordi a vantaggio della Francia, promettendo di non consentire altro che mere sanzioni collettive puramente simboliche, da cui lo Stato aggressore non avrebbe avuto alcun danno.

Se fossero stati presenti i rappresentanti americani nel consiglio della Società delle Nazioni avrebbero fatto, al pari dei loro colleghi inglesi e francesi, eloquenti discorsi sulla sicurezza indivisibile ma, in pratica, quando si fosse trattato di prendere delle decisioni, avrebbero guardato solo ai particolari interessi degli Stati Uniti, appoggiando – a seconda della convenienza – l’uno o l’altro dei diversi blocchi in contrasto, senza tenere conto alcuno del diritto e degli impegni presi con la firma del “covenant”.

Vi è, poi, chi ritiene che il fallimento della Società delle Nazioni si debba imputare a un difetto secondario, non essenziale, della sua struttura: non disponeva di una forza propria per esercitare la polizia internazionale. L’espressione “polizia internazionale”, quando viene adoperata in questo senso, è assai equivoca e porta facilmente fuori strada. le operazioni militari, anche se si fossero volute attuare, risultando tanto più costose e avendo tanta minore probabilità di successo quanto più potente era lo Stato che aveva violato la legge, molto facilmente sarebbero servite solo per imporre il rispetto dell’ordine giuridico alle piccole potenze, giammai a quelle maggiori – così il mantenimento dell’ordine internazionale sarebbe stato solo l’ipocrita veste per mascherare l’egemonia degli Stati più forti.

Pretendere di costituire una forza armata a disposizione di una Società delle Nazioni di cui facevano parte Stati sovrani, avrebbe, d’altra parte, significato mettere il carro davanti ai buoi, poiché le forze armate sono il mezzo per l’affermazione concreta della sovranità, nessuno Stato avrebbe voluto concorrere alla creazione di un esercito internazionale, atto a imporgli una volontà estranea alla propria.

E seppure, per assurdo, fosse stata superata questa difficoltà, come si sarebbe potuto praticamente organizzare un tale esercito?

La nomina del comandante in capo, l’obbedienza dei soldati nel caso in cui avessero dovuto applicare misure coattive contro i connazionali, la preparazione dei piani di guerra, sono tutte cose inconcepibili se non esiste un vero governo unitario incaricato della difesa, se i soldati non hanno una cittadinanza superstatale che si traduca in un senso di fedeltà a un tale governo e, infine, se non fosse stata eliminata ogni possibilità di guerra tra gli Stati associati.

Nella nostra infelice epoca, ogni istante che viviamo, è segnato da orribili exploits di guerra e il denaro, del quale avremmo tanto bisogno per debellare Fame e Malattia, dispensato in fumo dagli Stati, sotto la copertura di progetti, presunti scientifici, che malcelano lo scopo di accrescere la loro potenza militare e il loro potere di distruzione futura.

Noi non siamo capaci di controllare né la natura né noi stessi.

Quante guerre risultano dall'incomprensione dell'Altro?

Tutte!
La Seconda Guerra Mondiale ne è un triste esempio.

Un esempio inaudito di intolleranza e di incomprensione che ha portato all'esclusione di tutto un popolo.

La stupidità dell'uomo risiede nel compiacersi a restare ignorante e come dice Albert Einstein:

“Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana; ma per quel che riguarda l'universo, io non ne ho acquisito ancora la certezza assoluta.”

Roma, 20 gennaio 2014

Daniela Zini

venerdì 29 ottobre 2021

Parlement Européen - Conférence de presse contre le passe sanitaire - 20...

lunedì 18 ottobre 2021

OneRepublic - Someday (Official Music Video)

martedì 5 ottobre 2021

lettera aperta di una italiana @ PRIMO CITTADINO PRESIDENTE SERGIO MATTARELLA & ITALIANI [PRIMA PARTE] di Daniela Zini

 



“Qualsiasi relazione discriminante che non rispetta la convinzione fondamentale che l’altro è come me stesso costituisce un delitto, e tante volte un delitto aberrante.”

Papa Francesco

 

Quando passerà questa notte interna, l’universo,
e io, l’anima mia, avrò il mio giorno?
Quando mi desterò dall’essere desto?
Non so. Il sole brilla alto:
impossibile guardarlo.
Le stelle ammiccano fredde:
impossibile contarle.
Il cuore batte estraneo:
impossibile ascoltarlo.
Quando finirà questo dramma senza teatro,
o questo teatro senza dramma,
e potrò tornare a casa?
Dove? Come? Quando?
Gatto che mi fissi con occhi di vita, chi hai là in fondo?
Si, sì, è lui!
Lui, come Giosuè, farà fermare il sole e io mi sveglierò;
e allora sarà giorno.
Sorridi nel sonno, anima mia!
Sorridi, anima mia: sarà giorno!

Fernando Pessoa, Magnificat, 7 novembre 1933

 

A mio Padre, ai miei Nonni e ai miei Amici, la mia Famiglia

 

“Vi è molto di folle nella vostra cosiddetta civiltà. Come pazzi voi uomini bianchi correte dietro al denaro, finché non ne avete così tanto da non poter vivere abbastanza a lungo per spenderlo. Voi saccheggiate i boschi e la terra, sprecate i combustibili naturali. Come se non debba venire, dopo di voi, un’altra generazione, che abbia, egualmente, bisogno di tutto questo. Voi parlate, sempre, di un mondo migliore, mentre costruite bombe, sempre più potenti, per distruggere quel mondo che, ora, avete.”

Toro Seduto

 


La concezione dell’intellettuale che vive su un’isola deserta, nelle catacombe, nella sua torre di avorio, di mattoni o di altra cosa, o ancora su un iceberg in mezzo all’oceano, che porta il suo talento, come il gobbo la sua gobba, suggerisce una serie di immagini, certamente, seducenti, ma che dissimulano una visione romantica del creatore, sterile e, mortalmente, pericolosa.

Fintanto che il mio cuore non cederà, prenderà il partito del debole.

Tale è il ruolo di una coscienza che non è impegnata da alcuno interesse personale in interessi di partito.

Perché nessuno si inganni, avverto che non è un manifesto!

Questa è una lettera sulla disperazione, un termine talmente abusato da avere perso molta della sua forza. Troppe storie di squadre sportive che cercano “disperatamente”, la vittoria o di donne “disperate” per quale che sia l’argomento della serie televisiva più popolare. Alcuni mistificatori hanno banalizzato un termine potente che dovrebbe essere riservato alla sensazione, terribile, che una Vita sia in pericolo: in caso di minacce esistenziali – altra espressione abusata! – alla propria persona, alla propria Famiglia, ai propri Amici, al proprio Paese. Quando la posta in gioco è la più alta possibile e le opzioni quanto mai ridotte. Sentirsi disperati significa credere che non vi siano alternative, che tutto ciò che si è tentato o si potrebbe tentare sia destinato a fallire. La disperazione ci porta a prendere in considerazione idee che, in circostanze normali, sarebbero inimmaginabili: perché chi è disperato prende decisioni disperate.

Questa è, anche, una lettera sull’innovazione.

Ragionare in modo creativo su come funzionano le cose nel mondo – su come potrebbero funzionare – ha accelerato la trasformazione tecnologica, sorprendentemente dinamica, degli ultimi 100 anni. Dall’avvento del volo in aerostato al jet supersonico; dai fucili a otturatore scorrevole ai cannoni su rotaia elettromagnetici; dall’Electronic Numerical Integrator and Computer [NIAC] al calcolo quantistico; dal soldato assiderato in trincea che ascolta i messaggi intercettati via radio ai super computers della National Security Agency [NSA], che raccolgono una quantità sconfinata di metadati, le persone innovative continuano a plasmare il mondo e a plamarlo a una velocità esponenziale rispetto alle generazioni precedenti.

Ma quando disperazione e innovazione si incontrano, solitamente, è una iattura. Se la necessità è la madre della creatività, la disperazione è lo zio alcolista. Quello che vi chiama una volta l’anno, alle 3 del mattino, il giorno del vostro compleanno, con l’idea più fantastica che abbiate, mai, sentito. Non importa quanto smontiate la logica delle sue parole, né quanti errori troviate nel suo ragionamento: lui ne è convinto!

Questa funzionerà!

Deve funzionare: lui è un uomo disperato!

In generale, i libri di Storia usano gli eventi del Passato per spiegare con solidi argomenti le motivazioni, le personalità e le mentalità degli attori.

E, giustamente!

È questo che i libri di Storia dovrebbero fare, almeno in parte. Ma credo anche che la valutazione degli eventi storici non sia abbastanza: può essere altrettanto importante indagare sulle politiche, le decisioni e le tecnologie che vennero vagliate ai più alti livelli. Gli intenti degli attori possono essere – e, a mio parere, sono! – molto più educativi e illuminanti degli esiti delle loro politiche. “La Storia degli esiti” è il modo tradizionale di vedere gli eventi storici, ma lascia molto a desiderare. Ha seri limiti, principalmente perché le sue lezioni poggiano su qualcosa che non può essere quantificato con precisione: Fortuna, Fato, Sorte, comunque lo vogliate chiamare. Se il D-Day – lo Sbarco in Normandia – fosse fallito per una burrasca inattesa o per il colpo andato a segno di un soldato tedesco che avesse centrato un importante ufficiale americano sulla spiaggia – o qualsiasi altro scenario infausto – avremmo un’opinione peggiore del piano di Dwight David Eisenhower?

Se si usa la Storia degli esiti: sì!

E questo è il problema.

L’intento può essere uno strumento molto utile per gli storici.  

MKULTRA [https://www.youtube.com/watch?v=NMbvZtBTRb8] è divenuto tristemente famoso per gli esperimenti sul controllo delle menti che prevedevano la somministrazione a soggetti consapevoli e inconsapevoli di una sequela di sostanze allucinogene da testare, in particolare l’LSD. È stato, anche, criticato per i progetti di ricerca e produzione di armi biologiche e chimiche, destinate a essere usate dalla Central Intelligence Agency [CIA] in omicidi e altre “azioni esecutive”. Ma quello che molti ignorano è che, in realtà, MKULTRA comprendeva vari programmi – circa 150 – riuniti sotto lo stesso nome in codice e molti di quei sottoprogetti non avevano nulla a che fare con tossine biologiche, composti chimici o sostanze psichedeliche. A dire il vero, non sappiamo nulla della maggioranza dei progetti che costituivano MKULTRA: ne conosciamo solo la punta dell’iceberg. I documenti, in larga parte, sono stati, deliberatamente, distrutti, decenni fa, e, a meno che qualcuno non ne abbia conservata una copia segreta da qualche parte, non conosceremo, mai, le reali dimensioni di questo particolare capitolo della storia della CIA. Quello che sappiamo è che almeno due dei sottoprogetti fossero incentrati sull’uso della stimolazione cerebrale e sul controllo degli animali. Secondo un rapporto della CIA dei tardi Anni Sessanta, uno di questi, il Sottoprogetto 94, dimostrava la “fattibilità” di impianti elettronici  e della manipolazione comportamentale di diverse specie animali.       

Quindi, lasciate fuori della porta il vostro senno di poi e seguite il consiglio del Gran Maestro Yoda:

“Devi disapprendere ciò che hai appreso.”

Qui non vi è spazio per il controffattuale.       

Sarò felice di unirmi a voi, un giorno, per un vivace dibattito sul controfattuale storico, in compagnia di un bicchiere del vostro vino preferito o di una tazza di tè.

Il modo migliore di approcciarsi a questa lettera è non avere preconcetti sul modo in cui i decision makers affrontarono i problemi.

Dovrebbe indurvi a chiedervi:

“Cosa pensavano?”

Sempre, chi deteneva il potere desiderava, “disperatamente” fare qualcosa – qualsiasi cosa! – per contrastare gli avversari. 

I loro intenti contano quanto le loro azioni.

“Cosa pensavano?” è, dunque, perfettamente corretto. Spero solo vogliate prendere la domanda sul serio e non considerarla unicamente un commento sprezzante o una critica sbrigativa.

In una novella de Le Mille e una Notte si racconta che la Terra e gli Animali tremarono il giorno in cui Dio creò l’Uomo. Questa folgorante visione, degna di un Poeta, assume, oggi, pieno significato, dal momento che sappiamo, ancora più del narratore arabo del Medioevo, fino a quale punto la Terra e gli Animali avessero ragione di tremare. I nostri Amici di pelo e piume del Regno Animale hanno sopportato più di quanto avremmo, mai, potuto immaginare, tutto a nostro beneficio e tutto perché sono “disposti” a svolgere compiti che noi ci rifiuteremmo o non saremmo in grado di eseguire. Avete presente quando in un film vengono utilizzati gli animali e nei titoli di coda appare la scritta: “Nessun animale è stato maltrattato durante la produzione di questo film.”?

Ebbene, non è proprio così.

Gli animali sono stati aperti, cablati, investiti, incendiati, fatti esplodere, infettati con agenti patogeni, dipinti di vernice corrosiva e, probabilmente, cancerogena e infilati in armi tattiche nucleari.

Tutto in nome della sicurezza nazionale!

Scriveva Oscar Wilde che il peggior crimine è la mancanza di immaginazione. L’essere umano non prova compassione per i mali dei quali non ha esperienza diretta o ai quali non ha, personalmente, assistito.

Ho, spesso, pensato che i vagoni piombati e i muri ben costruiti dei campi di concentramento hanno consentito l’estensione e la durata di crimini contro l’Umanità che sarebbero cessati molto prima se si fossero svolti all’aperto e sotto gli occhi di tutti. Le esecuzioni rigorosamente pubbliche a scopo “educativo” mitridatizzavano una parte degli spettatori, ma ve ne erano sempre molti, che ne restavano turbati, quando non protestavano a voce alta, e, così, le loro lagnanze hanno finito per farsi sentire. Gli esecutori delle alte imprese dei nostri giorni sono più attenti nel prendere le debite precauzioni.

Sono poco meno di 200 anni che è stata proclamata la Dichiarazione Universale  dei Diritti Umani e qual è il risultato?

Nessuna epoca è stata più concentrazionaria, più portata agli stermini di massa di Vite umane, più pronta a degradare, nelle sue stesse vittime, la nozione di Umanità.

“Non uccidere!”

Tutta la Storia, di cui siamo così orgogliosi, è un’infrazione ininterrotta a questo comandamento.

Lo sviluppo delle armi nucleari è stato, naturalmente, lo sviluppo di una tecnologia nuova e innovativa, eppure, sarebbe ipocrita considerare la bomba atomica solo un’altra invenzione. La trasformazione dell’energia nucleare in un’arma rappresentò una svolta nella Guerra Fredda. Avevamo creato la tecnologia più disruttiva della Storia dell’Umanità, ma in molti casi non avevamo idea di cosa farne.

L’avremmo usata come una qualsiasi altra arma o l’avremmo riservata per le circostanze straordinarie?

Ci saremmo limitati a confidare sul suo impatto psicologico per il semplice fatto di possederla?    

Avremmo potuto usarla per il bene dell’Umanità?

Quali conseguenze devastanti avremmo rischiato di innescare con  una tale arma?

Tali interrogativi sono stati dibattuti, costantemente, negli Anni della Guerra Fredda. Alcuni hanno ricevuto risposta, altri sono, tuttora, irrisolti.

Io mi concentrerò sugli ultimi.

Io non sono che un essere umano tra miliardi di esseri umani che popolano il nostro pianeta Terra.

Poco importa il mio nome, il mio colore, la mia religione, la mia statura, il mio peso, il mio sesso…

Noi veniamo condizionati a mettere cartellini, talloncini, targhette, etichette su tutto ciò che ci circonda e, per quanto ciò sia pratico, i cartellini, i talloncini, le targhette, le etichette sono, del tutto, approssimativi e ci allontanano dalla realtà. Noi non siamo una rappresentazione, una formula matematica, noi siamo infiniti e in incessante movimento.

Una mela, è un nome, una parola; anche la formula chimica della mela non è che un nome, un codice, pratico, utile, ma lontano dalla Verità!

Sono il sapore, la tessitura, il profumo, il gusto, la sensazione che questa cosa, che noi chiamiamo mela, producono in noi, divenendo noi, a essere più vicini alla Verità. Ma le parole ci allontanano dalle cose, pratiche, utili, non restano che un pallido riflesso della realtà.

Io non sono che un cartello indicatore!

Abbiate, vi prego, la saggezza di seguire la direzione, senza attardarvi sull’indicazione.

Si offre a voi lettori e a me scrittore una opportunità unica… un tour insolito che non rimarrà senza conseguenze e a recarne segni indelebili sarà il grado di consapevolezza, di responsabilità e di sensibilità degli stessi viaggiatori.

Quindi, prendete una sedia, accomodatevi e rilassatevi.

Ci aspetta un bel tour!

 

lettera aperta

di una italiana

@

PRIMO CITTADINO PRESIDENTE

SERGIO MATTARELLA

&

ITALIANI

di

Daniela Zini

 

Primo Cittadino Presidente, Italiani,

“Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi.”

Sandro Pertini

Il 10 dicembre scorso, per celebrare il 69esimo Anniversario della proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani [https://www.ohchr.org/EN/UDHR/Documents/UDHR_Translations/itn.pdf], un documento fondamentale, che proclama i diritti inalienabili dell’Uomo, indipendentemente da razza, colore, religione, sesso, lingua, opinione politica o di altro tipo, origine nazionale o sociale, proprietà, nascita o altro status, il focus si è, inevitabilmente, incentrato sui problemi che la pandemia da Covid-19 ha fatto emergere e sulla necessità di assicurarsi che i diritti umani siano al centro degli sforzi di ripresa per contrastare le disuguaglianze e e le discriminazioni.

La Giornata Mondiale dei Diritti Umani ha lo scopo di promuovere l’attuazione dei 30 articoli, di cui è composta la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, nata sulle macerie della Seconda Guerra Mondiale e approvata, nel 1948, dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, e, per l’edizione 2020, è stato scelto lo slogan Recover Better – Stand up for Human Rights [Riprendersi Meglio – Battersi per i Diritti Umani].

L’ONU aveva calcolato che, alla fine del 2020, si sarebbero contate 77 milioni di persone in più in condizioni di povertà estrema e aveva voluto pubblicare un manifesto programmatico per affrontare le principali criticità emerse con forza nel corso dell’anno:

-                    mettere fine a discriminazioni di ogni tipo: la discriminazione strutturale e il razzismo hanno alimentato la crisi. L’uguaglianza e la non discriminazione sono requisiti fondamentali per un mondo post-Covid;

-                    affrontare le disuguaglianze: è necessario promuovere e proteggere i diritti economici, sociali e culturali per un nuovo contratto sociale;

-              incoraggiare la partecipazione e la solidarietà: dagli individui ai Governi, dalla società civile e dalle comunità di base al settore privato, tutti hanno un ruolo nella costruzione di un mondo post-Covid migliore per le generazioni presenti e future;

-              promuovere lo sviluppo sostenibile: i diritti umani, l’Agenda 2030[1] e l’Accordo di Parigi[2] sono le pietre angolari di una ripresa che non lasci indietro nessuno.

“Le persone e i loro diritti”,

aveva scritto il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres,

“devono essere al centro delle risposte e della ripresa. Occorrono quadri di riferimento universali come la copertura sanitaria per tutti per sconfiggere questa pandemia e tutelarci per il futuro. Il 10 dicembre è l’occasione per riaffermare l’importanza dei diritti umani nella ricostruzione del mondo che vogliamo, e la necessità di una solidarietà globale.” [https://unric.org/it/messaggio-del-segretario-generale-per-la-giornata-mondiale-dei-diritti-umani-2020/]

Quel giorno, nel suo messaggio personale, il Primo Cittadino Presidente, aveva voluto riaffermare il rispetto per la dignità umana e la promozione dei principi di uguaglianza e giustizia che costituiscono i pilastri di una società[3].

La pandemia sta aggravando discriminazione, disuguaglianza, povertà in tutto il mondo. Lo stato di emergenza ha avuto conseguenze sui diritti civili e politici ovunque, sospendendo elezioni, cancellando assemblee, limitando la possibilità di manifestare, soffocando, financo, la critica verso i Governi.

Dopo il loro indebolimento vi è un bisogno strutturale di riaffermare l’importanza dei diritti umani.

La pandemia ha, anche, facilitato ai Governi l’estensione della sorveglianza sui cittadini, violando il loro diritto alla privacy.

 


“Le misure di sorveglianza implementate in tutto il mondo per cercare di frenare la diffusione del coronavirus potrebbero causare danni permanenti al diritto alla privacy.”[4]

aveva ammonito l’inviato speciale delle Nazioni Unite per il diritto alla privacy, Joseph Cannataci, in una intervista rilasciata, nel marzo dello scorso anno, alla Thomson Reuters Foundation [https://news.trust.org/item/20200331121336-e2zx7/,

https://www.independent.co.uk/news/world/coronavirus-lockdown-surveillance-tracking-dictatorship-authoritarian-united-nations-privacy-a9438561.html].

Più di 770mila persone erano state contagiate dal nuovo Coronavirus e 37.500 erano morte in tutto il mondo, secondo un calcolo della Reuters. A causa dei contagi segnalati in più di 200 Paesi, dacché erano stati accertati, nel dicembre del 2019, i primi casi in Cina, i Governi avevano adottato una serie di misure per arginare il contagio.

“Dal riconoscimento facciale al monitoraggio del telefono, i Governi si stanno rivolgendo alla tecnologia per tracciare i contagi e tenere sotto controllo la popolazione mentre applicano blocchi e quarantene. Il pericolo è che le misure introdotte per proteggere i cittadini in circostanze eccezionali, giacché la maggior parte delle persone accetta che siano necessarie, potrebbero sopravvivere all’attuale crisi.”[5] [https://www.dataguidance.com/video/professor-joe-cannataci-special-rapporteur-right-privacy-united-nations].

“Dittature e società autoritarie hanno, sovente, inizio a fronte di una minaccia.”[6]

aveva avvertito Cannataci.

La Cina aveva utilizzato un software per smartphone per determinare se le persone potessero muoversi o incontrarsi. Lo riferiva un lungo articolo del New York Times [https://www.nytimes.com/2020/03/01/business/china-coronavirus-surveillance.html], in cui veniva illustrato il funzionamento dell’applicazione Alipay Health Code, realizzata da una controllata del colosso dell’e-commerce Alibaba, fondato da Jack Ma, secondo Forbes, l’uomo più ricco della Cina e il 26esimo uomo più ricco del mondo con un patrimonio di 46 miliardi di dollari. L’applicazione generava per ogni utente iscritto un codice QR di un colore diverso: verde, giallo o rosso. Nel primo caso, si poteva circolare pressoché liberamente, pur sempre scansionando il codice all’ingresso di luoghi come condomini, uffici o centri commerciali. Nel secondo e nel terzo caso, l’accesso o gli spostamenti non erano consentiti e, anzi, occorreva rimanere in quarantena preventiva, rispettivamente, per 7 o 14 giorni. Un “esperimento di massa per regolamentare le vite dei cittadini”, lo definiva il quotidiano della Grande Mela, che aveva, anche, effettuato un’analisi del codice dell’app e riteneva di avere individuato una possibile connessione con la polizia. Ma soprattutto, un’operazione che rischiava di “individuare nuove forme di controllo sociale automatizzato che potranno resistere anche a lungo alla fine dell’epidemia” [https://www.italian.tech/2020/03/03/news/verde_giallo_o_rosso_il_codice_sull_app_che_in_cina_decide_la_liberta_dei_cittadini-299524486/].

Nella Corea del Sud, il Governo aveva, inizialmente, rilasciato informazioni molto dettagliate sui casi confermati, età, sesso e percorsi giornalieri, consentendo agli sviluppatori web di creare mappe dettagliate per tracciare i movimenti dei pazienti.

In Israele, il premier Benjamin Netanyahu si era affidato al Mossad e allo Shin Bat per prevenire l’epidemia e individuare i positivi e le persone entrate in contatto con loro [https://www.ilfattoquotidiano.it/2020/04/27/israele-lalta-corte-blocca-lo-shin-bet-non-e-compito-dei-servizi-segreti-monitorare-i-contagi/5784004/]; mentre Singapore aveva lanciato l’app per smartphone Trace Together per tracciare i contatti degli utenti e consentire alle autorità di identificare i sospetti portatori del virus [https://www.agi.it/estero/news/2021-01-08/singapore-contact-tracing-app-10950837/].

In Ungheria, Viktor Orbán si era fatto attribuire, il 30 marzo 2020, pieni poteri dal Parlamento e il presidente della Serbia, Aleksandar Vucic, aveva annunciato uno stato di emergenza a tempo indeterminato, mettendo da parte il Parlamento e applicando alcune delle misure più severe in Europa. Il Cile aveva dichiarato lo “stato di catastrofe”, mentre il Congresso filippino aveva concesso poteri di emergenza al suo presidente, Rodrigo Duterte, attraverso la legislazione.

“Sebbene sia troppo presto per valutare ogni misura in quanto la pandemia è ancora in evoluzione, si potrebbero mettere in atto misure di salvaguardia per garantire che la risposta sia necessaria e proporzionata.”[7]

“Le misure di sorveglianza e monitoraggio dovrebbero essere scritte per legge e chiaramente limitate nel tempo.”[8],

aveva raccomandato Cannataci, esortando i Paesi a istituire organismi indipendenti per supervisionare tali misure. 

In tempi normali, le misure politiche adottate sarebbero state vagliate dal legislatore e dalla magistratura, ma lo scenario attuale ha, palesemente, neutralizzato l’uno e l’altra.

In tutto il mondo, la pandemia è divenuta un invito all’autocrazia.

“Qualsiasi forma di dati può essere utilizzata scorrettamente in modi incredibilmente sbagliati. Se hai un leader che vuole abusare del sistema, il sistema è là.” [9]

“Il monitoraggio dei telefoni delle persone per controllare dove vadano e chi incontrino potrebbe essere utilizzato anche per identificare i componenti di minoranze etniche o religiose, esponendoli al rischio di violenza e discriminazione in alcuni Paesi.”[10]

“I dati sanitari potrebbero aiutare a proteggere coloro che sono ritenuti più vulnerabili al virus, ma potrebbero anche essere usati illegalmente per identificare le persone sieropositive in Paesi in cui la condizione è vista come un indicatore dell’omosessualità e l’omofobia è diffusa.”[11]

“Si deve fare molta attenzione al modo in cui si utilizzano questi strumenti.”[12],

aveva messo in guardia l’inviato dell’ONU.

Non vi è chiarezza su cosa accadrà ai dati crittografati salvati sui servers dei Governi, una volta finita la pandemia.

“E i cittadini dovrebbero usare ogni mezzo di cui dispongono per influenzare sia le politiche sia le leggi adottate che li riguardano.”[13],

aveva ammonito Cannataci.

La pandemia ha indotto i Governi a dichiarazioni che fanno riferimento a un nemico, a un aggressore invisibile. 

“Ecco perché è importante essere vigili oggi e non rinunciare a tutte le nostre libertà.”[14]

La dichiarazione di emergenza non è problematica, di per sé: la situazione prevalente richiede misure così estreme. L’aspetto preoccupante è il potere incontrollato che conferisce al capo del Governo, consentendogli di portare avanti un’agenda repressiva contro le voci dissidenti e di erodere i processi democratici che mirano a ritenerli responsabili. La più grande vittima di questa concentrazione di potere sono i diritti umani: i cittadini dall’oggi al domani vengono convertiti in “sudditi” e costretti a rinunciare ai propri diritti in nome di un bene pubblico più ampio. Un modello simile è seguito, in questo momento, da Paesi vulnerabili, che hanno accantonato i principi fondamentali della democrazia. In nome del controllo della diffusione della pandemia, in Paesi come l’Ungheria, veniva manomesso il diritto alla libertà di espressione con pene detentive fino a 5 anni e in Paesi come il Cile, dove lo stato di emergenza, iniziato per le proteste di massa era stato prolungato per l’epidemia, l’esercito pattugliava le strade a causa dell’“emergenza”. Per il Cile, quello dal sabato del 19 ottobre 2019, dalle 21 alle 7, era stato il primo coprifuoco dai tempi della dittatura di Augusto Pinochet Ugarte. A decretarlo era stato il generale Javier Iturriaga del Campo, incaricato della sicurezza a Santiago del Cile, figlio di “Dante Iturriaga Marchese, accusato di aver consegnato prigionieri a centri di tortura durante la dittatura”, e nipote di “Pablo Iturriaga Marchese, responsabile della sparizione forzata nel 1973 dell’ex-sacerdote italo-cileno Omar Venturelli corresponsabile della repressione politica nell’area di Temuco e membro della DINA, la polizia segreta di Pinochet [https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/10/22/cile-chi-e-il-capo-della-difesa-che-ha-imposto-il-coprifuoco-padre-e-zio-erano-aguzzini-di-pinochet/5527181/][15]. Il 5 gennaio 2021, la Corte Costituzionale cilena, in applicazione del principio di proporzionalità, ha riconosciuto l’incostituzionalità della pena detentiva da 61 giorni a 3 anni, comminata congiuntamente alla pena pecuniaria dall’articolo 318 del Codice Penale cileno. La norma punisce chiunque, in tempo di calamità o epidemia, metta in pericolo la salute pubblica, violando le norme sanitarie ordinate dall’autorità  [https://www.criminaljusticenetwork.eu/it/post/la-corte-costituzionale-cilena-riconosce-lillegittimita-costituzionale-della-risposta-penale-cilena-alla-pandemia, https://www.criminaljusticenetwork.eu/contenuti_img/Proporcionalidad%20de%20la%20pena%20y%20ley%20penal%20en%20blanco.%20Comentario%20%20sentencia%20TC%20chileno.pdf, https://www.diarioconstitucional.cl/wp-content/uploads/2021/01/146328-1.pdf].  

 



 


 

 

 

 

 


In un corposo rapporto di 46 pagine sullo stato della democrazia nel mondo, il Global State of Democracy [GSoD] in Focus, pubblicato, lo scorso 9 dicembre, dall’International Institute for Democracy and Electoral Assistance[IDEA][16], si legge:

“Per fronteggiare la pandemia da Covid-19, dal marzo del 2020, più della metà dei Paesi del mondo [59%] ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale, che ha consentito loro di adottare drastiche misure temporanee [e nella maggior parte dei casi necessarie] per combattere la pandemia. Queste misure hanno incluso, nella maggior parte dei casi, la temporanea limitazione delle libertà civili fondamentali, come la libertà di riunione e di movimento e, in alcuni casi, il rinvio delle elezioni.” [https://www.idea.int/our-work/what-we-do/global-state-democracy, https://www.agoravox.it/Istituto-IDEA-con-emergenza-Covid.html]

Secondo lo stesso rapporto, realizzato da Annika Silva-Leander [https://www.idea.int/news-media/news/devastating-effects-covid-19-democracy-what-if-there-silver-lining], più della metà dei Paesi del mondo [61%] ha attuato misure che violano gli standards democratici in quanto erano sproporzionate, illegali, indefinite o non necessarie in relazione alla minaccia per la salute”. Tra le misure criticate dall’IDEA “l’imposizione di severe restrizioni, senza una chiara base costituzionale o giuridica, quarantena forzata di persone con sospetta infezione, persone costrette ad assumere farmaci non testati contro la Covid-19”. La tabella 11 del rapporto mostra l’Italia in 35esima posizione, dopo le Filippine e prima dell’Argentina, della Sierra Leone, del Togo, del Botswana e dell’Honduras, il secondo Paese al mondo per durata ininterrotta dello Stato di Emergenza [https://europa.today.it/attualita/democrazia-italia-politica.html].

Il peggiore score fatto registrare dal 2006.

La democrazia è sotto attacco!

Anche se la democrazia è in declino a livello globale, da qualche tempo, la crisi della salute pubblica ha accelerato la transizione verso l’autocrazia e vi sono seri dubbi sulla capacità dei Paesi di effettuare una correzione di rotta, una volta che la minaccia della Covid-19 si sarà attenuata.

Il 30 aprile 2020, l’United Nations Human Rights Committee [UN HRC], il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite[17], aveva adottato una dichiarazione in relazione alle possibili deroghe al Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici[18], invitando gli Stati contraenti ad attenersi all’obbligo di informare il segretario generale dell’ONU sulle misure restrittive attuate durante l’emergenza da Covid-19 [https://www.dejalex.com/2020/06/il-comitato-per-i-diritti-umani-dellonu-chiarisce-i-confini-delle-deroghe-al-patto-sui-diritti-civili-e-politici-durante-lemergenza-coronavirus/?lang=it]. Il General Comment prevede, infatti, che lo Stato che si avvale del diritto di deroga ha l’obbligo di informare, immediatamente, gli altri Stati contraenti delle disposizioni derogate e delle ragioni di tali misure, tramite il segretario generale, con allegata la documentazione sulle misure attuate. La notifica è essenziale non solo ai fini della valutazione della necessità delle misure da parte del Comitato, ma anche per consentire agli altri Stati contraenti di monitorare il rispetto delle disposizioni del Patto. La notifica è, altresì, necessaria qualora lo Stato adotti, successivamente, misure supplementari, quali la proroga dello stato di emergenza, come pure in caso di cessazione delle deroghe. L’articolo 4 del Patto sui Diritti Civili e Politici del 1966, infatti, consente agli Stati Parti:

“In caso di pericolo pubblico eccezionale, che minacci l’esistenza della Nazione e venga proclamato con atto ufficiale, gli Stati Parti del presente atto possono prendere misure le quali deroghino agli obblighi imposti dal presente Patto, nei limiti in cui la situazione strettamente lo esiga, e purché tali misure non siano incompatibili con gli altri obblighi imposti agli Stati medesimi dal diritto internazionale e non comportino una discriminazione fondata unicamente sulla razza, sul colore, sul sesso, sulla lingua, sulla religione o sull’origine sociale. La suddetta disposizione non autorizza alcuna deroga agli articoli 6, 7, 8 [par. 1 e 2], 11, 15, 16 e 18. Ogni Stato Parte del presente Patto che si avvalga del diritto di deroga deve informare immediatamente, tramite il segretario generale delle Nazioni Unite, gli altri Stati Parti del presente Patto sia delle disposizioni alle quali ha derogato sia dei motivi che hanno provocato la deroga. Una nuova comunicazione deve essere fatta, per lo stesso tramite, alla data in cui la deroga medesima viene fatta cessare.”

Pertanto, alcuni diritti come, tra gli altri, quello alla vita, al divieto di tortura, all’irretroattività della legge penale e alla libertà di pensiero, coscienza e di religione, sono inderogabili.

Secondo l’ultimo rapporto annuale di Freedom House [https://freedomhouse.org/report/freedom-world/2021/democracy-under-siege], il 2020 è stato l’anno peggiore per la democrazia nella Storia recente.

Il 2021 Edelmon Trust Barometer ha rivelato un livello preoccupante di sfiducia pubblica nei confronti dei giornalisti. Il 59% degli intervistati in 28 Paesi ritiene che i giornalisti cerchino, deliberatamente, di fuorviare il pubblico, riportando informazioni che sanno essere false [https://www.edelman.com/trust/2021-trust-barometer].

 

L’articolo 25 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani recita:

“Ogni individuo ha diritto a un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all’alimentazione, al vestiario, all’abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari.”

Nel medesimo articolo e al precedente articolo 22 è riconosciuto il diritto di ogni individuo alla sicurezza sociale e alla realizzazione “dei diritti economici sociali e culturali indispensabili alla dignità e al libero sviluppo della sua personalità da perseguire “attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale e in rapporto con l’organizzazione e le risorse di ogni Stato”.

Più di altri istituti specializzati, l’OMS trae vita in maniera diretta dalle Nazioni Unite. Nonostante il primo disegno della Carta delle Nazioni Unite non facesse alcun specifico riferimento alla salute, la Conferenza delle delle Nazioni Unite per l’Organizzazione Internazionale [UNCIO] [http://www.senato.it/leg16/3182?newsletter_item=1333&newsletter_numero=125], presieduta, dal 25 aprile al 26 giugno 1945, a San Francisco, dal diplomatico americano Alger Hiss, con delegati provenienti da 50 Nazioni Alleate [Stati Uniti], si dimostrò sensibile alla necessità di estendere la cooperazione internazionale al campo sociale e, particolarmente, al campo sanitario, la cui rilevanza era, già, apparsa evidente all’epoca della Società delle Nazioni. E, il 22 luglio 1946, veniva sottoscritto dai rappresentanti di 61 Stati – 51 dei quali erano Membri delle Nazioni Unite – lo Statuto della World Health Organisation, che entrava in vigore, il 7 aprile 1948, in seguito alla ratifica di 26 Stati Membri, come previsto dall’articolo 80:

“La presente Costituzione entrerà in vigore, quando l’avranno accettata 26 Stati Membri delle Nazioni Unite, conformemente alle disposizioni dell’articolo 79.”

E l’articolo 79 della Costituzione recita:

a]Gli Stati possono accettare la presente Costituzione mediante:

I. Firma, senza riserva d’approvazione;

II. Firma con riserva d’approvazione e consecutiva accettazione;

III. Accettazione pura e semplice.

b]L’accettazione è effettiva con il deposito di un documento ufficiale presso il segretario generale delle Nazioni Unite.

[https://www.fedlex.admin.ch/eli/cc/1948/1015_1002_976/it]

Nello Statuto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, il cui fine è, per l’appunto,”condurre tutti i Popoli al più alto livello di salute possibile”, la salute viene definita come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non esclusivamente assenza di malattia”. Nello stesso documento la salute viene riconosciuta come un “diritto fondamentale di ogni essere umano senza distinzione di razza, religione, credo politico, condizione economica o sociale”. È, storicamente, il primo riconoscimento di questo diritto in un ordinamento internazionale. La salute, dunque, rappresenta un diritto in sé, che non può essere garantito a pieno se non in relazione con altri diritti fondamentali, che la società nel suo complesso è chiamata a garantire.

Troppo spesso abbiamo sentito appelli alla fiducia nell’“uomo solo al comando”, anziché al rispetto del lavoro di persone che dedicano le loro vite alla pura ricerca e condividono le loro scoperte per il bene comune.

Queste manipolazioni governative o mistificazioni pubbliche, raramente, vengono ritenute violazioni dei diritti umani!

 

 

Primo Cittadino Presidente, Italiani,

“La corruzione è una nemica della Repubblica. E i corrotti devono essere colpiti senza nessuna attenuante, senza nessuna pietà. E dare la solidarietà, per ragioni di amicizia o di partito, significa diventare complici di questi corrotti.”

Sandro Pertini

permettetemi di avvalermi di quella libertà democratica, che ha ispirato tutte le forze vive del Paese, pubbliche e private, civili e militari, laiche e religiose, benché sia, io, appena in grado di scrivere qualcosa di utile.

E permettetemi di fare uso di quella libertà democratica, pubblicamente, riconosciuta, il 10 dicembre scorso, dal Primo Cittadino Presidente, figlio del più volte ministro della Repubblica Bernardo Mattarella, il quale, in una lettera del 29 giugno 1946, a don Luigi Sturzo, poco dopo il voto per l’Assemblea Costituente, scriveva:

“La lotta elettorale è stata dura e faticosa, ma ci ha dato anche il grande risultato del pieno fallimento della mafia, battuta dalla scheda di Stato, che ha sottratto gli elettori alle pressioni di vecchio tipo che qui e là si sono rinnovate. I separatisti, che ne dividevano con i liberali i favori, sono stati miseramente sconfitti.”[19]

Come ricordava Giuseppe Romeo in commissione parlamentare antimafia:

“Mafia: nel 1957 Pasquale Almerico, maestro elementare sindaco di Camporeale [piccolo centro agricolo nell’entroterra palermitano] viene ucciso a colpi d lupara. Da segretario comunale della DC aveva rifiutato la sfrontata richiesta di iscrizione in massa di 400 soggetti esplicitamente legati a [e presentati da] Vanni Sacco, boss mafioso della cittadina. Era un evidente tentativo di stringere gli artigli di Cosa Nostra sulla sezione democristiana di quel piccolo centro. Pasquale Almerico negò quelle scostumate iscrizioni chiedendo al segretario provinciale Giovanni Gioia, futuro ministro e 6 volte consecutive parlamentare, di intervenire in suo sostegno. Gioia non gli rispose mai. Invece accettò, dopo l’omicidio di Pasquale Almerico, le 400 iscrizioni.

Paquale Almerico era vicino alla corrente di Bernardo Mattarella. L’anno dopo, e siamo nel 1958, il “Giornale del Mezzogiorno” pubblica in prima pagina un’intervista nella quale Bernardo Mattarella si dichiara totalmente favorevole all’istituzione della commissione d’inchiesta sulla mafia, oggetto di incessanti polemiche, e mal vista dall’entourage democristiano; e che sarà poi approvata dal meritevole Governo Fanfani 3 anni dopo. Ma la testimonianza a mio avviso decisiva e definitiva, e che devo proprio al documentatissimo libro di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, è quella di Giuseppe Romeo, candidato della meteora Unione Siciliana Cristiano-Sociale dell’ex-democristiano Silvio Milazzo, nello stesso collegio di Bernardo Mattarella. Il Romeo dichiarò 8 mesi dopo alla commissione parlamentare antimafia:

Debbo dire che nel 1958 seguivo con molta attenzione i comizi dell’onorevle Mattarella con lo scopo di scoprirne eventuali lati polemici per poterlo controbattere. Mi impressionò il coraggio con cui in un comizio tenuto a Castelvetrano, l’onorevole Mattarella ebbe a denunziare coraggiosamente la mafia come causa prima dei mali che affliggevano la Sicilia e precisamente come causa di miseria, ignoranza e malcostume. Mi impressionò di più il fatto che per la prima volta in un comizio venisse pronunciata la parola mafia quando altri solevano ricorrere a perifrasi perché costituiva, quella parola, un tabù.”[20] 

Solo agli inizi degli Anni Novanta, autorevoli rappresentanti di 2 Governi – i ministri di grazia e giustizia Claudio Martelli e dell’interno Vincenzo Scotti – affermarono, senza peli sulla lingua, che “la mafia è infiltrata nelle istituzioni dello Stato, che ne vengono inquinate e corrose dall’interno” e, solo nel gennaio del 1993, per la prima volta, un ministro dell’interno, Nicola Mancino, riconobbe che “quanto ai rapporti tra mafia e politica, non c’è dubbio che esistano”, pur aggiungendo, subito dopo, “anche se molte volte si è trattato di strumentalizzazioni politiche”. Solo in quegli anni è stata infranta la solidarietà corporativa, che sa tanto di omertà, in delicati settori dei poteri dello Stato, nei quali, nella presunzione che tutto in loro è onesto e legale, sono prevalsi il principio della “non punibilità” e della “inamovibilità” di quanti – preposti al delicato compito di depositari dei valori della Giustizia, con la G maiuscola – sono venuti meno a loro precisi doveri, favorendo, in tale modo, il dilagare del prepotere mafioso. Solo dopo le inchieste giudiziarie di Mani Pulite; le efferate Stragi di Capaci  [23 maggio 1992][21] e di Via D’Amelio [19 luglio 1992], nelle quali furono, orrendamente, dilaniati i corpi di fedeli servitori dello Stato; il luculliano simposio di dismissioni e privatizzazioni, a bordo del Britannia [http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic4_12630_11?fbclid=IwAR3WtoezYS2ClRYVMzhCvVbFHE282EijLecTj6X8i7PBDgeX7RFTpJmvcMw, https://www.dailymotion.com/video/x11hrmn?fbclid=IwAR1tphmrQA8g83HC2I6YbB0NIfB61meThgdAFonYSD1SjBGzqhswY7KHMAA, https://archive.movisol.org/09news177.htm?fbclid=IwAR1Q5M9kT9DKRFN7C3xM8KRxpXrIgHk3JJ4IWLS1JlA5vYcSX5GnygjNeRo, https://www.affaritaliani.it/culturaspettacoli/i-conquistatori-la-svendita-italia-del-sud-europa-nell-era-della-crisi-586934.html?fbclid=IwAR16uKFW8m6RBK9MiKIW0wgtags685-k-oLCU2aJ_cCnOBVT6WViIldStkc], nell’anniversario dell’incoronazione della regina Elisabetta II e della Repubblica Italiana, 100 giorni dopo l’arresto di Mario Chiesa e 10 giorni dopo il botto di Capaci[22], e il mercoledì nero, che valse a Soros l’epiteto di The Man who broke the Bank of England [https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/letteratura/il-filantropo-egoista/]e una laurea ad honorem nella più antica università del mondo [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1995/10/31/soros-laureato-tra-le-proteste.html, https://www.wallstreetitalia.com/bologna-laurea-ad-honorem-a-soros-per-aver-speculato-30mila-miliardi-ai-danni-dellitalia/], ci si accorse che i sacri principi del diritto e il rispetto della vita e delle leggi erano stati sopraffatti e surclassati da sistemi macchinosi e ipergarantisti, di cui si erano serviti corruttori e corrotti, bosses della mafia e bosses della politica, per realizzare, a tutto loro vantaggio, la inoperatività della Giustizia. In altri termini, solo in quei mesi del 1992, gli interrogativi connessi all’inquietante dubbio sulla tragica fine di “cadaveri eccellenti”, finiti assassinati, dopo essere stati delegittimati e screditati e, comunque, isolati, ci si accorse che i partiti si erano appropriati dello Stato e lo avevano svuotato dei suoi valori e dei suoi poteri, mentre le illegalità crescenti nel potere politico, dilagando in ogni settore della vita pubblica, avevano travolto ogni sano concetto della “Onestà” e della “Giustizia”

 

 

Interrogazione a risposta scritta 4/12630 presentata da Parlato Antonio [Movimento Soiale Italiano – Destra Nazionale] in data 19930329 [http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic4_12630_11]

Al presidente del Consiglio dei Ministri. – Per conoscere – premesso che: si richiama l’interrogazione n. 4-11646 del 3 marzo 1993 con quanto altro riportato in un brano pubblicato da L’Italia il 3 febbraio 1993 in ordine alle privatizzazioni nel quale si legge: “2 giugno 1992: muore il giudice Falcone. Mentre l’Italia si indigna e scende in piazza, qualcun altro dà il via alla svendita dello Stato. Prime vittime “annunciate”, i patrimoni industriali e bancari più prestigiosi. Il nome dell’operazione è privatizzazione. Formula magica presentata alla collettività come unica cura per risanare la nostra economia e che, invece, nasconde un business dalle proporzioni incalcolabili, patti di sangue tra le famiglie più influenti del capitalismo, dinastie imprenditoriali, banche e signori della moneta. Accordi e strategie politiche ben precise con un minimo comun denominatore: scippare agli Stati, considerati un inutile retaggio del passato e un odioso freno alla globalizzazione del mercato, la sovranità monetaria. L’Italia un’espressione geografica delle lobby, dell’impero multinazionale anglo-americano? È quanto viene deciso, anzi, ufficialmente sancito il 2 giugno 1992, a bordo del regio yacht Britannia! [che si trova “per caso” nelle nostre acque territoriali], dai rappresentanti della Bzw [la ditta di brocheraggio della Barclay’s], della Baring e Co, della S. G. Warburg e dai nostri dirigenti dell’ENI, dell’AGIP, da Mario Draghi del Ministero del Tesoro, da Riccardo Gallo dell’IRI, Giovanni Bazoli dell’Ambroveneto, Antonio Pedone della Crediop e da alti funzionari della Comit, delle Generali e della Società Autostrade. Lo rivela un documento dell’Executive Intelligence Review. Poche ore di discussione e l’affare prende corpo. Al Governo il compito di giustificare la filosofia dell’operazione [con una adeguata campagna-stampa di drammatizzazione dei dati del deficit pubblico] ... Anche la svalutazione della lira è stata soltanto un comodo affare per le finanziarie di Wall Street. Calcolato in dollari, l’acquisto delle nostre imprese da privatizzare, è diventato infatti, per gli acquirenti americani, meno costoso del 30%. La stessa lira si va assestando, ormai, sul valore politico di circa 1.000 lire a marco, esattamente come da richiesta [imposizione] internazionale. Ma non bisogna stupirsi. Il disegno di espansione delle grandi finanziarie anglo-americane, è noto e viene da lontano”; l’interrogante è in attesa della risposta sia al predetto atto ispettivo che agli altri due successivamente prodotti -: se sia noto quanto ha inoltre pubblicato l’EIR, Executive Intelligence Review a pagina 30 del numero dell’agenzia, che aveva a suo tempo diffuso la notizia della riunione del 18 marzo scorso e cioè che tra i partecipanti alla riunione sul panfilo della regina Elisabetta d’Inghilterra, che si tenne il 2 giugno 1992, per discutere delle “privatizzazioni” vi sarebbe stato anche il senatore Andreatta, poi divenuto ministro del bilancio; se e quali posizioni siano state espresse da rappresentanti del Governo in quella occasione e se eventuali conclusioni emerse in quella circostanza siano compatibili con la politica del Governo italiano. [4-12630]

[http://dati.camera.it/ocd/aic.rdf/aic4_12630_11?fbclid=IwAR3WtoezYS2ClRYVMzhCvVbFHE282EijLecTj6X8i7PBDgeX7RFTpJmvcMw]

 

Purtroppo, a questa presa di coscienza nazionale non ha fatto, ancora oggi, riscontro una vera alternativa politica per un radicale rinnovamento dei gruppi di potere, responsabili delle catastrofiche condizioni, nelle quali è ridotto lo Stato. Affiorano, altresì, negli stessi gruppi, che si autoqualificano alternativi, manifestazioni tipiche di “spirito di mafiosità”, inteso come volontà di prepotere con qualunque mezzo per conquistare e mantenere il potere.

Le riflessioni che seguono non sono né satira né processo e, poiché hanno carattere pubblico, ho ritenuto di dare alla presente la diffusione che merita. Sono, molto semplicemente, il risultato della mia preoccupazione quotidiana, degli interrogativi che ne conseguono. Ragione per cui, preferisco optare per un linguaggio scevro da ogni ipocrisia e da ogni lusinga. Io sono di quegli Italiani che accorda importanza alla necessità di vedere i problemi dell’Italia risolti dagli Italiani. È per questo che ho scelto di restare nel mio Paese e, ogni volta, che me ne è stata data l’occasione, non ho, mai, mancato di portare il mio, seppure modesto, franco e leale contributo alla sua elevazione. Questa opzione non è sinonimo di rassegnazione, trova il suo fondamento nell’Amore, nel profondo attaccamento al mio Paese e nell’adesione al modello di società, che la Costituzione propone al popolo Italiano.

Io sono convinta, come molti altri Italiani, che nessuna società possa vivere senza un ideale che la ispiri, né una conoscenza chiara dei principi che la guidano. Ho notato che i periodi di grande civiltà sono, proprio, quelli in cui queste 2 condizioni sono, intimamente, riunite.

Gli Italiani provano un bisogno legittimo di comprendere.

Gli Italiani vogliono sapere secondo quali principi siano governati e verso quale avvenire si avviino.

Ciò che colpisce maggiormente nel mondo in cui viviamo, è che, in generale, la maggior parte degli uomini sia senza futuro. Naturalmente, non è la prima volta che l’Umanità è dinanzi a un futuro materialmente chiuso, ma, solitamente, sono stati sufficienti la parola e la protesta.

Oggi, invece, nessuno parla, tranne chi si ripete.

Il lungo dialogo degli uomini si è interrotto.

E, beninteso, un uomo che non si può persuadere è un uomo che fa paura. Da qui, come sosteneva Albert Camus, la tecnica di organizzare il terrore, di allestirlo con minacce e violenze su larga scala. Sarebbe necessaria la riflessione, ma, come detto, il terrore impedisce la riflessione.

Oggi, sono tornati a volare gli asini.

E il numero dei credenti sembra crescere a vista d’occhio.

Scriveva Camus in un articolo comparso su Combat, nel novembre del 1949:

“Il secolo XVIIesimo fu il secolo delle matematiche, il XVIIIesimo delle scienze fisiche e il XIXesimo della biologia. Il nostro, il XXesimo, è il secolo della paura. Mi si obietterà che questa non è una scienza. Ma anzitutto anche la scienza c’entra in qualche modo, come è vero che i suoi ultimi progressi teorici l’hanno condotta a negare se stessa, mentre le sue applicazioni minacciano la Terra intera di distruzione. Inoltre, se la paura in se stessa non può essere considerata alla stregua di una scienza, non c’è dubbio che essa sia, tuttavia, una tecnica.”

Ogni Era storica ha avuto il suo nome: dall’improprio nome di Medioevo, all’Umanesimo, al Rinascimento, all’Illuminismo, al Romanticismo.

Quale nome si può dare a un’Era in cui per il danaro si rinnega ogni principio, ogni etica, ogni valore?

A me ne viene in mente solo uno: il Mercenariesimo.

Tutti i leaders politici sono divenuti uomini di potere assoluto, per i quali l’ideologia, da cui, di fatto, sono scollegati, è solo un pretesto per ottenere consensi. La concezione ottocentesca che il politico, in quanto eletto, sia un rappresentante del Popolo e, quindi, al servizio dello Stato, era, già, completamente tramontata, quando l’imperatore d’Austria Francesco Giuseppe si autodefiniva “primo servitore dello Stato”[23].

Cosa importa dei principi quando sono in ballo danaro e potere?

Il Dio Trino vale meno del dio quattrino!

 

Nel gennaio scorso, sono state sufficienti 2 ore di dibattito in Parlamento, dopo un mese di incertezze, per mandare a casa il Governo Rutte III e tornare alle urne, a marzo, come conseguenza di una ingiustizia perpetrata da funzionari del fisco che, nel periodo tra il 2012 e il 2018, avevano accusato di frode, a torto, circa 20mila famiglie e ingiunto loro di restituire le indennità ricevute per gli asili e le scuole materne, frequentati dai loro figli.

Nel Toeslagenaffaire lo scandalo dell’assegno familiare per gli asili o l’assistenza all’infanzia, il kinderopvangtoeslag, che, in Olanda viene corrisposto in base a parametri quali il numero dei figli e il reddito del nucleo familiare – erano coinvolti ministri, giudici, impiegati, come risultava dal rapporto presentato in Parlamento, nel marzo del 2020, al quale era seguita una inchiesta parlamentare, nel luglio dello stesso anno.

 



 

 

Era stato il Governo Rutte a pretendere la restituzione del danaro elargito e le famiglie coinvolte, costrette a indebitarsi, avevano sporto denuncia contro 5 politici e lo stesso primo ministro Mark Rutte: Lodewijk Frans Asscher, ministro degli affari sociali nel Governo Rutte II; Wopke Hoekstra, ministro delle finanze; Eric Wiebes, ministro dell’economia; Tamara van van Ark, ministro dell’assistenza sanitaria e dello sport e l’ex-segretario di Stato Menno Snel per il loro ruolo nella “cattiva gestione” [https://www.ad.nl/politiek/rutte-hoekstra-wiebes-en-asscher-op-het-matje-over-toeslagenaffaire~a6447454/].  A essere prese di mira erano state, in particolare, le famiglie con almeno un genitore straniero, alimentando, così, le polemiche, mai sopite, sul razzismo istituzionale del Paese.

Orlando Kadir, uno degli avvocati che rappresentava circa 600 famiglie, aveva sostenuto che lo speciale scrutinio fosse stato il risultato di una profilazione su base etnica da parte di burocrati che avevano posto attenzione ai nomi dal suono straniero:

“People had been targeted as a result of ethnic profiling by bureaucrats who picked out their foreign-looking names.” [https://www.youtube.com/watch?v=aaG34xgm5RU, https://cn.reuters.com/article/netherlands-politics/dutch-government-resigns-over-childcare-subsidies-scandal-idINKBN29K1JY]

 




Pieter Omtzigt [https://www.youtube.com/watch?v=fkNhJuDX-WA][24], deputato del Partito Cristiano Democratico [CDA], e Renske Leitjen, deputata del Partito Socialista [SP], sono i 2 parlamentari olandesi che hanno fatto scoppiare lo scandalo, gli unici ad avere sostenuto le famiglie e a non avere receduto di un passo neppure quando il Governo Rutte III aveva serrato le fila, per cercare di smorzare il caso sul nascere. La commissione parlamentare aveva puntato il dito, principalmente, contro il ministro dell’economia del Governo Rutte III, Eric Wiebes, all’epoca dei fatti sottosegretario di Stato alle finanze:

“Sapeva degli abusi, ma non ha mosso un dito per intervenire.”

Il rapporto definitivo era stato reso noto, il 19 dicembre 2020:

“I principi fondamentali dello Stato di diritto sono stati violati.”

Raramente nei Paesi Bassi un potere dello Stato, in questo caso una commissione parlamentare, si era espresso con tanta durezza nei confronti di altri organi dello Stato. E l’impatto era stato devastante. Secondo un sondaggio, attuato su un campione di 30mila olandesi, era emerso che circa il 50% dei cittadini aveva optato per la caduta del Governo Rutte III. In conferenza stampa, le prime parole di Mark Rutte [VVD], secondo leader più longevo d’Europa, dopo la cancelliera tedesca Angela Merkel, con oltre 10 anni di premierato alle spalle, nonché censore severo dell’Italia per la distribuzione dei fondi Next Generation Eu, erano  state:

Lo Stato deve tutelare i cittadini, soprattutto i più deboli. Questa è la base della nostra legge, ed è la nostra funzione. E noi non lo abbiamo fatto.”

“Ci vergogniamo”, aveva soggiunto Rutte di “non avere visto, capito, controllato” e, “proprio per non avere protetto quei poveri genitori”, il Governo aveva deciso, unanimamente, di dimettersi. Una responsabilità, dunque, che il capo di Governo si assumeva in toto, presentando, il 14 gennaio scorso, le dimissioni al re Wilhelm Alexander Oranje-Nassau:

“Si è trattato del fallimento di un intero sistema.”

E aveva promesso che, in capo a 4 mesi, le famiglie sarebbero state rimborsate:

“Per ora con 30mila euro a famiglia.” [https://www.avvenire.it/mondo/pagine/cade-governo-rutte]

 

Il 31 luglio scorso, i familiari delle vittime della Covid-19 si sono radunati davanti a Palazzo Frizzoni, sede istituzionale del Sindaco PD di Bergamo Giorgio Gori, con striscioni con la scritta “#sereni”, riportata anche sulle mascherine, per protestare contro i 2 emendamenti abrogativi, approvati il 18 luglio 2021, che limitano al 30 gennaio 2020 l’indagine della commissione parlamentare d’inchiesta, istituita nel maggio del 2020, la quale avrebbe dovuto indagare “sulle cause dello scoppio della Sars-CoV2 e sulla congruità delle misure adottate dagli Stati e dall’OMS per evitare la propagazione nel mondo” e dovuto fare luce, tra l’altro, sulla congruità delle misure adottate dal Governo Conte II. Il primo emendamento, che limita l’attività della commissione d’inchiesta al periodo antecedente al 30 gennaio 2020, e, di fatto, impedisce qualsiasi approfondimento sulle cause della Strage di Bergamo, è stato presentato, l’8 luglio, dalla deputata bergamasca del PD Elena Carnevali unitamente a Lia Quartapelle Procopio, Vito De Filippo, Paolo Siani, Giuditta Pini, Luca Rizzo Nervo e Stefano Lepri del PD; Gilda Sportiello del M5S ed Erasmo Palazzotto di LEU. Il secondo emendamento che limita l’attività di indagine ai Paesi “in cui il virus si è manifestato inizialmente”, e, quindi, non all’Italia, è stato, invece, proposto dal deputato bergamasco della Lega Alberto Ribolla insieme ad altri firmatari del suo partito [https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/sars-cov-2, https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2020/02/01/20A00737/sg, https://documenti.camera.it/Leg18/Dossier/Pdf/ES0322.Pdf].

 

La commissione non indagherà, pertanto, sulla gestione dell’emergenza Covid-19 da parte del Governo Conte II, ma esclusivamente sul periodo antecedente all’annuncio di emergenza sanitaria di rango internazionale, dichiarata, il 30 gennaio 2020, dal direttore generale dell’OMS, Tedros Adhanom Ghebreyesus, con le testuali parole:

“Non è possibile immaginare quanto grande sarà questa emergenza. Non raccomandiamo restrizioni nei viaggi e nel commercio.” [https://www.repubblica.it/salute/2020/01/30/news/coronavirus_l_oms_dichiara_l_emergenza_globale-247185564/]

In altri termini, dovrebbe essere preso in considerazione solo l’operato della Cina; del Giappone [10 gennaio 2020: https://www.salute.gov.it/Malinf_Gestione/12-20.pdf]; della Thailandia [13 gennaio: https://tg24.sky.it/mondo/approfondimenti/coronavirus-cina-tappe#08], della Francia [19 gennaio 2020: https://www.24heures.ch/monde/premiers-cas-coronavirus-europe/story/20938174]; degli Stati Uniti [21 gennaio 2020: https://www.24heures.ch/monde/premiers-cas-coronavirus-europe/story/20938174] e della Germania [27 gennaio 2020: https://www.startmag.it/mondo/webasto-covestro-e-basf-chi-sono-le-aziende-tedesche-che-piu-temono-gli-effetti-del-virus-cinese/], unici Paesi in cui la Covid-19 si è manifestata prima del 30 gennaio 2020. Viene, altresì, abolita la valutazione da parte della commissione parlamentare delle misure predisposte dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 




Ricorda tanto la commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario [https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2019/03/29/banche-mattarella-firma-la-legge-sulla-commissione-dinchiesta_41aa0abf-b2fa-4180-8bf7-83c220796327.html]!

Alla manifestazione di Bergamo avevano aderito il generale Pier Paolo Lunelli; l’avvocato Consuelo Locati, che ha intrapreso una causa civile contro la Presidenza del Consiglio, il Ministero della Salute e la Regione Lombardia e l’ex-direttore sanitario dell’Ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo, Giuseppe Marzulli, che si era opposto alla riapertura del Pronto Soccorso, la domenica del 23 febbraio 2020, dopo i primi casi ufficiali di Covid-19 nella bergamasca.

“Le sembra normale che una commissione d’inchiesta sulla Covid debba terminare il suo raggio d’azione al 30 gennaio 2020, quando il primo caso in Italia ufficialmente riconosciuto si è avuto il 20 febbraio e, nella Bergamasca, il 22 febbraio?” [https://primabergamo.it/attualita/lex-direttore-generale-dellospedale-di-alzano-a-gori-perche-tace-sulla-commissione-dinchiesta/],

è la domanda che Giuseppe Marzulli ha posto al sindaco PD di Bergamo Giorgio Gori.

Secondo l’avvocato Consuelo Locati, che aveva mostrato alcuni “documenti fondamentali per l’inchiesta e che riferiscono di un incontro tra Governo e Regioni il 25 gennaio 2020 in merito alle misure da mettere in campo per il contenimento della Covid” – un incontro negato dalle parti interessate,  a seguito del quale sarebbero stati modificati i criteri per l’identificazione di casi sospetti [https://tg24.sky.it/milano/2021/07/31/covid-familiari-vittime-bergamo] – :

“La commissione d’inchiesta è diventata una farsa, con l’approvazione dei 2 emendamenti abrogativi che hanno limitato l’indagine della commissione al 30 gennaio 2020, prima della dichiarazione dello stato di emergenza e soprattutto ai Paesi da cui ha avuto origine il virus.”

Per il leader d’Italia Viva, Matteo Renzi:

“Un Paese civile fa una commissione di inchiesta sulla più grande ecatombe italiana e sulla centrale di acquisti per l’emergenza Covid. Se non sono girate mazzette c’è quasi da chiedersi perché. Noi non dobbiamo parlare di Cina, ma capire se qualcuno ha mangiato in Italia sulla pandemia.” [https://www.ilgiornale.it/news/politica/renzi-evoca-mazzette-commissione-dinchiesta-sugli-acquisti-1964988.html, https://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/covid-news-h-24/1317376/covid-renzi-serve-commissione-inchiesta-su-centrale-acquisti.html]

 












Il deputato di Fratelli d’Italia Galeazzo Bignami [https://www.facebook.com/watch/?v=894101331201985] ha definito la vicenda “un insabbiamento istituzionale”, finalizzato a evitare che si indaghi sul Governo Conte II per questioni come la non-valorizzazione delle cure domiciliari e il mancato aggiornamento del Piano Nazionale di Preparazione e Risposta a una Pandemia Influenzale dal 10 febbraio 2006[25], che, a termini di legge, andrebbe aggiornato ogni 3 anni [http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/showText?tipodoc=Sindisp&leg=18&id=1179729] e, invece, risaliva a ben 3 anni prima della pandemia influenzale A/H1N1 [2009] [https://www.salute.gov.it/portale/influenza/dettaglioPubblicazioniInfluenza.jsp?lingua=italiano&id=501, https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_501_allegato.pdf, https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_501_ulterioriallegati_ulterioreallegato_0_alleg.pdf].

 

 











L’11 giugno 2009, l’allora direttore generale dell’OMS, Margaret Chan dichiarava ufficialmente, in base alla diffusione e non alla gravità della malattia, l’esistenza di uno stato di pandemia da nuovo virus influenzale, con passaggio alla Fase 6 dei livelli di allerta pandemica, individuati dal Piano di Preparazione e Risposta alle Pandemie Influenzali [https://www.epicentro.iss.it/influenza/PandemiaH1N1].

I comunicati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità erano iniziati il 24 aprile 2009, quando diversi casi erano stati segnalati dai Governi messicano e statunitense. Da quel giorno, e per diverse settimane ancora, i casi si erano moltiplicati e il nuovo ceppo virale, fino ad allora sconosciuto all’uomo, si era trasmesso di famiglia in famiglia, di Paese in Paese, di Continente in Continente, fino a rappresentare una minaccia sanitaria globale e, quindi, un rischio pandemico per l’Umanità. Il bombardamento di informazioni, al contempo allarmanti e rassicuranti, se, da un lato, forniva chiarimenti circa lo svilupparsi della pandemia, dall’altro, induceva cambiamenti comportamentali intesi a contenerne la diffusione ma, spesso, anche psicosi ingiustificate. Con la nuova influenza A/H1N1 si ripeteva quanto era, già, avvenuto con le prime 2 epidemie del secolo, la SARS e l’influenza aviaria del 2003 a opera del virus A/H1N5, che, nonostante non fossero state classificate infezioni pandemiche, causarono, proprio per lo svilupparsi di psicosi ingiustificate e il manifestarsi di diffusi comportamenti irrazionali, danni devastanti per importanti settori della nostra economia.

Il 28 aprile 2009, erano state impartite le prime istruzioni operative del Governo Berlusconi IV, cui seguirono numerose direttive, spesso, a distanza di qualche giorno l’una dall’altra e, talvolta, apparentemente contraddittorie, in base alle quali furono messi a punto i Piani Operativi Regionali.

 

“Dalla fine del 2003, da quando cioè i focolai di influenza aviaria da virus A/H5N1 sono divenuti endemici nei volatili nell’area estremo orientale, ed il virus ha causato infezioni gravi anche negli uomini, è diventato più concreto e persistente il rischio di una pandemia influenzale. Per questo motivo l’OMS ha raccomandato a tutti i Paesi di mettere a punto un Piano Pandemico e di aggiornarlo costantemente seguendo linee guida concordate. Il presente Piano, stilato secondo le indicazioni dell’OMS del 2005, aggiorna e sostituisce il precedente Piano Italiano Multifase per una Pandemia Influenzale, pubblicato nel 2002.

Esso rappresenta il riferimento nazionale in base al quale saranno messi a punto i Piani Operativi Regionali.
Il Piano si sviluppa secondo le 6 fasi pandemiche dichiarate dall’OMS, prevedendo per ogni fase e livello, obiettivi ed azioni.
Molte delle azioni individuate sono già state realizzate man mano che la situazione epidemiologica lo ha richiesto.
Le linee guida nazionali per la conduzione delle ulteriori azioni previste saranno emanate, a cura del Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie [CCM], come allegati tecnici al Piano e saranno periodicamente aggiornate ed integrate.

In coerenza con i Princìpi del Piano, il Ministero della Salute si fa carico di individuare e concordare:

− con le Regioni le attività sanitarie sia di tipo preventivo che assistenziale da garantire su tutto il territorio nazionale;

− con i Dicasteri coinvolti le attività extrasanitarie e di supporto, finalizzate sia a proteggere la collettività che a mitigare l’impatto sull’economia nazionale e sul funzionamento sociale, comunque necessarie per preparazione e per la risposta ad una pandemia, nonché gli aspetti etici e legali a supporto delle attività concordate;

− con il Ministero degli Affari Esteri e con gli Organismi Internazionali preposti gli aspetti di cooperazione internazionale e assistenza umanitaria.

L’obiettivo del Piano è rafforzare la preparazione alla pandemia a livello nazionale e locale, in modo da:

1. Identificare, confermare e descrivere rapidamente casi di influenza causati da nuovi sottotipi virali, in modo da riconoscere tempestivamente l’inizio della pandemia.

2. Minimizzare il rischio di trasmissione e limitare la morbosità e la mortalità dovute alla pandemia
3. Ridurre l’impatto della pandemia sui servizi sanitari e sociali ed assicurare il mantenimento dei servizi essenziali.
4. Assicurare una adeguata formazione del personale coinvolto nella risposta alla pandemia.

5. Garantire informazioni aggiornate e tempestive per i decisori, gli operatori sanitari, i media ed il pubblico.
6. Monitorare l’efficienza degli interventi intrapresi.
Le azioni chiave per raggiungere gli obiettivi del Piano sono:

1. Migliorare la sorveglianza epidemiologica e virologica.
2. Attuare misure di prevenzione e controllo dell’infezione [misure di sanità pubblica, profilassi con antivirali, vaccinazione].

3. Garantire il trattamento e l’assistenza dei casi.
4. Mettere a punto piani di emergenza per mantenere la funzionalità dei servizi sanitari ed altri servizi essenziali
5. Mettere a punto un Piano di formazione.

6. Mettere a punto adeguate strategie di comunicazione.
7. Monitorare l’attuazione delle azioni pianificate per fase di rischio, le capacità/risorse esistenti per la risposta, le risorse aggiuntive necessarie, l’efficacia degli interventi intrapresi; il monitoraggio deve avvenire in maniera continuativa e trasversale, integrando ed analizzando i dati provenienti dai diversi sistemi informativi.

L’operatività del Piano sarà valutata con esercitazioni nazionali e regionali, cui parteciperanno tutte le istituzioni coinvolte in caso di pandemia. Il presente Piano è suscettibile di periodiche revisioni, al cambiamento della situazione
epidemiologica.
[Piano Nazionale di Preparazione e Risposta ad una Pandemia Influenzale, 2006, https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_501_allegato.pdf]

 

L’emergenza denunciata dall’OMS, nel giugno del 2009, vale a dire pochi mesi dopo un preallarme dell’OMS, aveva indotto molti Paesi a stipulare impegni di acquisto di vaccini pandemici, con tanto di assurda clausola contrattuale. Gli accordi prevedevano la responsabilità a carico degli Stati acquirenti, in caso di effetti collaterali, come se per acquistare un elettrodomestico, in caso di malfunzionamenti, anziché essere coperti da una garanzia, dovessimo versare una penale all’azienda produttrice. Quei contratti sarebbero divenuti vincolanti se l’OMS avesse annunciato lo scoppio di una pandemia. La relazione di collaborazione tra OMS, case farmaceutiche e altri partners privati è, in realtà, una relazione di finanziamento. Come risulta, infatti, dal sito dell’OMS, i finanziamenti privati, Voluntary Contributions, oramai, rappresentano  oltre i tre quarti del patrimonio dell’OMS e si distinguono in flessibili – e come tali nella libera disponbilità dell’OMS – e vincolati a un progetto scelto dal contribuente stesso.

 

“La pandemia fugge. I costi dei vaccini restano. 24 milioni di dosi acquistate dall’Italia contro il virus H1N1 al prezzo di 184 milioni di euro, 10 milioni di dosi ritirate dalle fabbriche e distribuite alle ASL, 865mila effettivamente inoculate. La stragrande maggioranza delle confezioni resta stoccata nelle farmacie delle ASL, nei centri vaccinali dei distretti o negli studi dei medici di famiglia. Un viaggio tra le aziende sanitarie italiane parla di frigoriferi pieni [i vaccini vanno conservati a 4 gradi pena la loro degradazione] e di scetticismo fra i cittadini al centro della campagna di immunizzazione. Oltre 20 milioni di persone rientrano tra la “popolazione eleggibile” da vaccinare secondo il Ministero, ma solo 827mila hanno porto il braccio alla siringa, con una proporzione del 3,99%. E se l’Italia ha già deciso di donare il 10% delle proprie dosi [2,4 milioni] all’OMS perché le distribuisca ai Paesi poveri, la gran parte delle boccette sembra avviata alla scadenza, prevista 12 mesi dopo la data di produzione e quindi a scaglioni tra settembre e dicembre 2010. A quel punto, non resterà altro da fare che buttarle.

Ma per la Novartis che ha stipulato il contratto con il Ministero della Salute l’incasso sarà pieno lo stesso. I 184 milioni pattuiti nel contratto del 21 agosto 2009 [quando la pandemia colpiva soprattutto le Americhe e non aveva ancora raggiunto l’Italia] saranno versati in toto anche se i vaccini consegnati sono meno della metà di quelli concordati. Nel contratto infatti non esiste una clausola di riduzione a favore del Ministero. E se ieri il Codacons[26] ha annunciato una class action a nome dei 60 milioni di utenti del sistema sanitario italiano, anche la Corte dei Conti ha avviato una procedura di controllo sul “decreto direttoriale del 27 agosto 2009 concernente l’approvazione del contratto di fornitura di dosi di vaccini antinfluenzale A[H1N1] stipulato tra il Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali e la Novartis Vaccines and Diagnostics s. r. l.”.

Il Codacons chiede la risoluzione del contratto con l’industria farmaceutica [“Uno spreco immane vista la scarsa adesione alla vaccinazione”] e il rimborso ai cittadini dei 184 milioni di euro spesi. In caso di vittoria, a ognuno dei 60 milioni di utenti del sistema sanitario andrebbero 3 euro. “Oltre – prosegue il Codacons – a 50 euro di risarcimento simbolico per ogni iscritto”. La Corte dei Conti entra nel dettaglio delle clausole del contratto con Novartis. E si chiede perché “l’articolo 3.1 [ribadito dall’articolo 5.3] prevede la possibilità del mancato rispetto delle date di consegna del Prodotto, senza l’applicazione di alcuna penalità”. O perché “l’articolo 9.3 prevede il pagamento alla Novartis di euro 24.080.000 [al netto di IVA] ai fini della partecipazione ai costi in caso di non ottenimento dell’autorizzazione all’immissione in commercio del Prodotto”. Per fortuna il vaccino ha superato i test dell’EMEA, l’ente europeo incaricato dei controlli di sicurezza. Ma se qualcosa fosse andato storto, il Ministero avrebbe comunque dovuto pagare 24 milioni per un farmaco inutilizzabile.

La contestazione dei giudici di viale Mazzini riguarda poi la segretezza del contratto: “L’articolo 10.2 considera Informazioni Riservate anche l’esistenza del contratto e le disposizioni in esso contenute, clausola – in considerazione dell’evidenza pubblica della procedura – impossibile da rispettare”. E infine, ipotesi che per fortuna non si è verificata ma che avrebbe potuto comportare un salasso per lo Stato, il contratto prevede che gli eventuali effetti collaterali del vaccino sui pazienti siano a carico del Ministero e non come di solito avviene dell’azienda farmaceutica. “L’articolo 4.5 – contesta la Corte – prevede rimborsi al Ministero per danni causati a terzi, limitatamente a causa di difetti di fabbricazione, mentre ai sensi dell’articolo 4.6 il Ministero dovrà risarcire Novartis per danni causati a terzi in tutti gli altri casi”.

Clausole così squilibrate sono state dettate dalla fretta. Ma sul perché di una spesa tanto elevata a fronte di una campagna di vaccinazione mai decollata, il Ministero interrogato ieri si trincerava ancora dietro al no comment. Dalle università alcuni virologi provano a spiegarci cosa è successo, e il perché di tanta sproporzione. “Ora sappiamo che H1N1 è un virus blando. Ma all’inizio della pandemia avevamo ancora fresco il ricordo dell’aviaria, che ha una mortalità intorno al 50%” spiega Giovanni Di Perri, direttore di malattie infettive all’Amedeo Savoia di Torino. “L’influenza mette sempre in difficoltà chi deve fare previsioni. I modelli possono saltare, i virus ci sorprendono spesso” fa notare Pietro Crovari, professore emerito di igiene e medicina preventiva all’Università di Genova. E Guido Antonelli, virologo della Sapienza a Roma, non esclude che l’anno prossimo il virus H1N1 venga incluso nella normale vaccinazione stagionale: “All’inizio di ogni anno l’OMS decide contro quali virus influenzali il vaccino stagionale debba essere rivolto. Può darsi che il prossimo inverno ci ritroveremo H1N1 fra i tre ceppi del normale vaccino stagionale”.
Anche se la campagna vaccinale di quest’inverno non è ancora finita e il Ministero della Salute mette in guardia contro una possibile seconda ondata pandemica, i dati sulla copertura dei vaccini sono davvero bassi. Il personale sanitario cui era stata consigliata l’immunizzazione comprende poco più di un milione di persone: neanche 70mila si sono vaccinati [il 15,1%]. Agenti di pubblica sicurezza e operatori dei servizi essenziali non arrivano al 6% [6mila su 723mila]. Tra i donatori di sangue addirittura il dato si ferma allo 0,83%. Nelle ultime settimane alcune ASL hanno esteso la campagna di vaccinazione anche agli over 65 con patologie croniche. Ma neanche loro sembrano troppo convinti, e la partecipazione resta ferma all’1,5%. Più che vaccinazioni, ormai, sembrano saldi di fine stagione.

Elena Dusi, Ecco quanto ci è costato il flop del vaccino, la Repubblica, 16 gennaio 2010 [https://www.repubblica.it/cronaca/2010/01/16/news/vaccino_virus_a-1966773/].

 

L’influenza A/H1N1 ha provocato nel mondo 18.449 decessi contro i 250-500mila attribuibili, ogni anno, all’influenza stagionale [https://www.agi.it/cronaca/news/2020-12-22/covid-confronto-epidemie-spagnola-sars-10776889/]. Un rapporto incredibile che non giustifica, in alcun modo, l’allarme lanciato, nel 2009, e che spinse i Governi a stanziare circa 10 miliardi di euro, finiti nelle casse delle grandi case farmaceutiche, per la produzione di vaccini che, spiegava l’OMS, “non servono più a niente”.

L’Italia stanziò circa 400 milioni di euro per assicurarsi 48 milioni di dosi.

 

Il Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali Maurizio Sacconi ha illustrato in un question time il 22 luglio alla Camera gli elementi in ordine alla reale diffusione del virus influenzale di tipo A [H1N1] in Italia e indirizzi di politica sanitaria al riguardo. Di seguito il resoconto dell’intervento del Ministro.

“Signor Presidente, preciso in primo luogo che in Italia le misure di sorveglianza e controllo finora adottate hanno consentito di limitare il numero di casi di influenza del nuovo virus a 320 [in Europa i casi sono 17.181, di cui 10.169 nella sola Gran Bretagna] e solo 4 dei nostri casi non sono riferibili a viaggi in aree affette.

L’aumento dei casi in Italia è previsto, ma non desta particolare preoccupazione, sia perché questo nuovo virus è responsabile di una sintomatologia più leggera di quella determinata dal virus dell’influenza stagionale, sia perché è disponibile una rete di servizi di sanità pubblica in grado di condurre tempestive indagini sui casi sospetti e confermati e per la ricerca di contatti, nonché una rete di centri di riferimento di eccellenza per il ricovero, l’isolamento, ove necessario, e il trattamento delle persone affette.
È stata rafforzata la rete di sorveglianza epidemiologica e virologica dell’influenza [la rete Influnet] per permettere la raccolta di informazioni e campioni virali ai fini del tempestivo riconoscimento dei casi di influenza e per la conseguente adozione delle misure di sanità pubblica. Sono state allertate, attraverso le Regioni, le strutture di ricovero in generale e quelle specifiche per malattie infettive in particolare, per essere pronte a gestire i casi sospetti di influenza da nuovo virus, mediante idonee misure di contenimento, oltre che con misure di appropriato trattamento.
Gli Uffici di Sanità Marittima e Aerea di Frontiera sono stati allertati fin dal 25 aprile sulla necessità sia di applicare misure di sorveglianza straordinaria, sia di fornire informazioni ai viaggiatori internazionali diretti o provenienti dai Paesi interessati all’epidemia.

In data 11 maggio 2009 [11giugno 2009, n.d.r. https://www.epicentro.iss.it/focus/h1n1/11-06-2009], l’OMS ha dichiarato il passaggio dalla fase 5, prepandemica, alla fase 6, di allerta pandemica, anche se ha precisato che le azioni della fase 6 devono essere commisurate alla gravità della malattia, che, al momento, si presenta moderata. L’OMS, come peraltro nella altre fasi pandemiche, non ha raccomandato la chiusura delle frontiere e la restrizione di viaggi internazionali. Inoltre, non sono state raccomandate attività di screening dei viaggiatori in ingresso o in uscita, in quanto tali misure hanno uno scarso impatto sulla diffusione dell’infezione, ponendo, invece, maggiore attenzione sulla sorveglianza e corretta gestione dei casi.

Nella riunione dell’unità di crisi presieduta dal viceministro Fazio, il 15 luglio scorso, è stato approvato un documento che definisce la strategia preventiva nazionale, in base al quale il Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio sta predisponendo e procedendo all’acquisto di strumenti di prevenzione [vaccini, antivirali e dispositivi di protezione disinfettanti] in conformità alla valutazione tecnica dei bisogni.

La vaccinazione pandemica sarà offerta prioritariamente al personale sanitario, che dovrà assistere i malati, ed ai soggetti a rischio di complicanze per patologie, per un totale di 8,6 milioni di soggetti entro la fine del 2009. Poiché i bambini e i giovani sono maggiormente suscettibili di tale infezione, e quindi sono serbatoi di diffusione della stessa, si sta considerando di vaccinare dal gennaio 2010 anche tale fascia di popolazione, che va dai 2 ai 27 anni [15,4 milioni di soggetti].

Un ciclo vaccinale è costituito da 2 dosi di vaccino, pertanto verranno acquisite 48 milioni di dosi di vaccino pandemico, dalla fine di novembre a gennaio 2010, secondo la programmazione di produzione delle industrie farmaceutiche con le quali il nostro Paese ha stipulato contratti di prelazione dal 2005.

In merito a presunti dissensi tra gli organi di Governo ricordo che ciò che ha rappresentato il professor Fazio costituiva [a domanda insistita da parte della stampa sull’ipotesi di apertura posticipata delle scuole] soltanto il non rifiuto di una mera eventualità, allo stato però non sostenuta dai fatti, così come ci siamo pronunciati noi stessi direttamente. Quindi non vi è alcun dissenso.”

Redazione, Influenza. Sacconi: Prenotate 48 milioni di dosi di vaccino, Vita, 22 luglio 2009 [http://www.vita.it/it/article/2009/07/22/influenza-sacconi-prenotate-48-milioni-di-dosi-di-vaccino/91168/?fbclid=IwAR1tKXL-RIELF8qdVOax4oZmgLTQ05di4YlvKrtUNxxJdF_3zBPXJINsnD8]

 

 Wolfgang Wodarg

 

 

Nel gennaio del 2010, il Consiglio d’Europa aveva aperto una inchiesta su quello che Wolfgang Wodarg, presidente della commissione sanità dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, aveva definito “uno dei più grandi scandali sanitari del secolo” [https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/E-7-2010-2247_IT.html?redirect].

 

La truffa dell’H1N1: più di 23 milioni di dosi inutilizzate
Gli spot del Governo e la strana prelazione di Sirchia alla Novartis

Il Governo Berlusconi ha buttato via 184 milioni di euro. La Novartis ha incassato un miliardo di euro.
Il Ministero della Salute ha sottoscritto un contratto con Novartis che definire sbilanciato a favore della multinazionale svizzera è poco, ma questo lo vedremo dopo aver puntato i riflettori su un altro fatto. Girolamo Sirchia – condannato in primo grado a 3 anni per aver intascato tangenti, carcere scampato grazie all’indulto, sospeso per 5 anni dai pubblici uffici – nel 2004 quando era ministro della sanità nel secondo Governo Berlusconi, a trattativa privata [cioè senza gara pubblica] ha versato a Novartis 3 milioni di euro per avere diritto alla prelazione sull’eventuale produzione di vaccini in caso di pandemia. Ed è arrivata l’influenza H1N1.

“Costruita” la pandemia, il Governo Berlusconi ha acquistato il vaccino dalla Novartis con un contratto che per le sue clausole previste è stato tenuto segreto, come “denuncia” la Corte dei Conti. 24 milioni di dosi per un costo di 184 milioni di euro da pagare anticipatamente con l’impegno da parte del Governo di accollarsi la responsabilità di eventuali effetti collaterali e del pagamento nel caso di danni a terzi per motivi che non fossero attribuibili a difetti di fabbricazione.
A conti fatti i vaccini ritirati e distribuiti alle ASL
sono stati pari al valore di 10 milioni contro i 184 pagati. E ne sono stati inoculati solo 865 mila. Il resto? Finiranno al macero visto che scadranno tra poco. Risultato: spreco enorme di soldi pubblici di cui nessuno risponderà. Morale: i cittadini sono stati ingannati 3 volte in un colpo solo.

La prima quando l’allora viceministro e oggi ministro della salute, Ferruccio Fazio, ripeteva che eravamo di fronte a una pandemia mortale di dimensioni inimmaginabili creando tra la popolazione il panico.

Il secondo quando presi dall’ansia i cittadini si sono recati nei presidi ospedalieri per essere vaccinati e hanno scoperto che dovevano firmare il consenso informato in quanto il vaccino non aveva superato tutti i test obbligatori per essere immesso in commercio.

La terza quando hanno scoperto che lo Stato, cioè loro, aveva acquistato 24 milioni di dosi per 184 milioni di euro e ne aveva utilizzate 865 mila per 10 milioni di euro.

Tutt’altro esempio arriva invece dalla Polonia dove il primo ministro, Donald Tusk ha accusato le case farmaceutiche di voler scaricare la responsabilità per eventuali effetti collaterali in quanto il vaccino non era stato sufficientemente testato. E il ministro della salute, il medico Ewa Kopacz, ha rincarato la dose aggiungendo che se le aziende produttrici non accettavano di assumersi la responsabilità legale per ogni caso di persona danneggiata i vaccini non erano acquistabili.
Stessa cosa ha fatto la Finlandia decidendo che chi voleva vaccinarsi poteva farlo a proprie spese e a proprio rischio e pericolo perché lo Stato non avrebbe né finanziato né distribuito quel vaccino.

In Italia invece sono stati buttati via 184 milioni di euro nonostante il parere contrario di moltissimi farmacologi – compreso quello del direttore dell’Istituto di ricerca “Mario Negri” di Milano, Garattini [https://tg24.sky.it/cronaca/2009/10/21/garattini_inutile_allarmismo_sul_virus_n1h1, https://cgiltoscana.it/influenza-a-garattini-non-si-capisce-tanto-chiasso/, http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2009/11/03/Cronaca/INFLUENZA-A-GARATTINI-ONLINE-SOLO-VACCINI-E-TEST-FASULLI_125046.php, http://www.terranauta.it/a1319/salute_e_alimentazione/influenza_suina_garattini_su_vaccino_pressione_delle_aziende.html], secondo cui la corsa al vaccino si spiega con “la grande pressione delle industrie che ne avrebbero tratto forti guadagni” – che si trattava di un virus “dalla mite virulenza” e acquistare il vaccino non sarebbe stato “un grande affare”.

Per i cittadini ma non per la Novartis, ovviamente. A questo si aggiunge che il vaccino, non casualmente a esclusione di quello americano, contiene lo squalene che secondo una ricerca condotta alla Tulane Medical School sui veterani della Guerra del Golfo vaccinati per l’antrace con un vaccino contenente l’immuno-coadiuvante MF59 [contenente lo squalene] ha dimostrato che “il 95% che ha sviluppato la Gulf War Syndrome, che ha causato migliaia di morti, aveva anticorpi verso lo squalene”.

Ma sulla decisione del nostro Governo pesa anche l’ombra del conflitto di interessi che è stato solo apparentemente risolto con la nomina di Fazio ministro della salute, ruolo ricoperto da Maurizio Sacconi la cui moglie Enrica Giorgetti è direttrice generale di Farmindustria.

Certo la Novartis che ha prodotto il vaccino non è un’azienda italiana. Ma come si può ignorare che Farmindustria aderisce in ambito internazionale alla Federazione europea [EFPIA] e a quella mondiale [FIIM-IFPMA]? Oltre al fatto che il ministero della Salute, attraverso la AIFA [Agenzia Italiana Farmaci], stabilisce i prezzi dei farmaci, quali ritirare dal commercio e quali no. Ha il controllo su Farmindustria [che riunisce oltre 200 imprese del farmaco operanti in Italia, nazionali e a capitale estero] rispetto all’avviamento dell’impresa, alla natura degli stabilimenti, ai prodotti, all’immissione in commercio e alla presentazione del prodotto [etichetta, foglio illustrativo e pubblicità] ecc.

Conflitto denunciato da Antefatto.it?, ignorato dai media e descritto dalla britannica Nature, una delle più antiche e prestigiose riviste scientifiche nell’articolo “Clean hands, please” [Mani pulite, per favore] in cui si legge: “Per di più le connessioni tra i Ministeri della Sanità e del Welfare con il sistema industriale sono sgradevolmente strette: per esempio la moglie del ministro Maurizio Sacconi è direttrice generale di Farmindustria, l’associazione che promuove gli interessi delle aziende farmaceutiche”.

Sandra Amurri, Vaccino, che grande imbroglio, Il Fatto Quotidiano, 18 Gennaio 2010 [https://www.ilfattoquotidiano.it/2010/01/18/vaccino-che-grande-imbroglio/12851/amp/?fbclid=IwAR36sSWz1fb55wJnWCz3-7FyRWOmt79AAoc51dYYdiZ-v1HoIF_4lKxB19g]

 






 

 

“Il Consiglio d’Europa ha approvato ieri il documento della commissione sanità sull’influenza A, già presentato lo scorso 4 giugno, che accusa l’OMS di avere “sprecato ingenti somme di denaro pubblico e aver diffuso in modo ingiustificato timori e paure circa il rischio di pandemia in Europa”. Il testo adottato afferma che ci sono state “ampie evidenze” del fatto che l’OMS ha “sovrastimato ampiamente” il virus H1N1, distorcendo le priorità di salute pubblica. 60 i voti a favore, uno solo il voto contrario, quello della francese Claude Greff, mentre sempre la francese Christine Marin si è astenuta. Nessun italiano nell’elenco dei votanti.

Rilevate anche, secondo il documento, gravi lacune nella trasparenza nelle scelte fatte, generando il dubbio di un conflitto di interessi e di una influenza pesante delle industrie farmaceutiche.

L’Assemblea del Consiglio d’Europa ha chiesto anche di istituire un fondo per supportare la ricerca indipendente, per tutelarsi dal rischio di eccessive collusioni con l’industria farmaceutica.

Le critiche al modo in cui l’Organizzazione Mondiale della Sanità [OMS] ha risposto alla pandemia di influenza H1N1 sono cresciute di una tacca, venerdì scorso, con la pubblicazione di un’inchiesta condotta congiuntamente dal British Medical Journal [BMJ] e dall’Agenzia di Giornalismo Investigativo di Londra [BIJ], e con il rapporto adottato quello stesso giorno dalla commissione sanità dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa. La prima rivela che alcuni degli esperti che avevano partecipato alla redazione delle linee guida dell’OMS per le pandemie erano sul libro paga di due industrie farmaceutiche – Roche e GlaxoSmithKline – che producono medicinali o vaccini contro i virus influenzali. Il secondo sottolinea una “mancanza di trasparenza” nella gestione della crisi del virus H1N1 da parte dell’OMS e delle istituzioni sanitarie pubbliche, le accusa di aver “dilapidato una parte della fiducia che gli europei hanno in questi organismi” e ritiene che “questo declino di fiducia in futuro potrebbe rappresentare un rischio”.

Un anno dopo l’annuncio, l’11 maggio 2009 [11giugno 2009, n.d.r., https://www.epicentro.iss.it/focus/h1n1/11-06-2009], dell’inizio della pandemia influenzale, molti Governi occidentali si ritrovano con scorte inutilizzate di farmaci antivirali e vaccini contro il nuovo virus A [H1N1], ordinati a un carissimo prezzo, mentre la Banca JP Morgan valuta il giro d’affari tra 5,8 e 8,3 miliardi di euro. Emerge che, a partire dal 1999, data delle prime linee guida dell’OMS per le pandemie, alcuni esperti con un ruolo chiave nella loro elaborazione hanno legami di interesse con gli industriali. Le raccomandazioni vengono scritte da 4 esperti in collaborazione con il “Gruppo di lavoro europeo sull’influenza” [ESWI]. “Ciò che questo documento non rivelava è che l’ESWI è interamente finanziato da Roche e dagli altri produttori di vaccini e che 2 degli esperti, René Snacken e Daniel Lavanchy [https://www.letemps.ch/sciences/h1n1-nouvelles-accusations-contre-loms, https://www.bmj.com/content/bmj/340/7759/Feature.full.pdf], l’anno prima avevano partecipato a eventi finanziati da Roche”, scrivono i giornalisti britannici Deborah Cohen e Philip Carter [https://acp.it/it/conflitti-di-interesse-e-pandemia, https://www.researchgate.net/publication/232266547_WHO_and_the_pandemic_flu_conspiracies, https://www.bmj.com/content/bmj/340/7759/Feature.full.pdf] .

L’articolo cita diversi altri esperti coinvolti in documenti strategici dell’OMS, che sono stati retribuiti dagli industriali e hanno pubblicato degli articoli sull’utilità dei farmaci retrovirali [Tamiflu della Roche o Relenza di GlaxoSmith Kline], utilità oggi contestata all’interno della comunità medica.

“Nessun dettaglio è stato fornito dall’OMS in risposta alle nostre domande”, scrivono Cohen e Carter. I due giornalisti deplorano anche il segreto tenuto dall’OMS sulla composizione del comitato d’urgenza, messo in piedi dalla direttrice generale [Margaret Chan], che l’ha consigliata sul momento in cui dichiarare la pandemia: “Una decisione che ha scatenato i costosi contratti per i vaccini in tutto il mondo”, commenta nel suo editoriale la direttrice di BMJ, Fiona Godlee.

Interpellato da “Le Monde”, il portavoce dell’OMS, Gregory Hartl, precisa che “ogni volta che l’OMS riunisce degli esperti, fa compilare una dichiarazione di interessi, che è sottoposta alla valutazione del presidente del comitato di esperti, ma non le pubblica perché contengono informazioni di ordine privato”.

Per quanto riguarda il comitato di urgenza, Hartl precisa che la sua composizione sarà resa pubblica quando avrà terminato la sua missione, una misura mirata “a evitare che i suoi membri subiscano pressioni, tenuto conto delle conseguenze enormi delle decisioni prese”. Anche il rapporto redatto da Paul Flynn, parlamentare britannico socialista, e adottato il 4 giugno dalla commissione sanità dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, accusa l’OMS di dar prova di una “grave mancanza di trasparenza” nei suoi processi decisionali, cui si aggiunge “la prova schiacciante che la gravità della pandemia è stata largamente sovrastimata dall’OMS”.

Il documento sottolinea che “è soprattutto il passaggio rapido verso il livello 6 della pandemia, in un momento in cui l’influenza dava sintomi relativamente modesti, combinato con il cambiamento di definizione dei livelli di pandemia poco prima dell’annuncio della pandemia H1N1, che ha sollevato preoccupazioni e sospetti nella comunità scientifica”. Il rapporto sarà sottoposto all’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa e dei suoi 47 stati membri il prossimo 24 giugno.

La grande truffa della “suina”, Il British Medical Journal: l’OMS ha gonfiato i rischi dell’influenza A per favorire l’industria, La Stampa, 7 giugno 2010, ultima modifica 14 luglio 2019 [https://www.lastampa.it/esteri/2010/06/07/news/la-grande-truffa-della-suina-1.37010352].

 

Il 24 giugno 2010, l’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa – che non va confuso con il Consiglio Europeo e il Consiglio dell’Unione Europea, organi di quest’ultima – adottava la Risoluzione 1749 dal titolo Gestione della pandemia H1N1: necessità di maggiore trasparenza. Uno spreco di danaro pubblico e un ingiustificato allarmismo sui rischi che i cittadini europei correvano a causa della pandemia A/H1N1 era stato il giudizio del Consiglio d’Europa sulla gestione della pandemia [http://www.vita.it/it/article/2010/06/25/il-consiglio-deuropa-attacca-loms/102697/,

 https://st.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-06-04/oms-allarme-pandemia-h1n1-170600_PRN.shtml, https://www.epicentro.iss.it/focus/h1n1/10-6-2010, https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52011IP0077&from=DE, https://www.ilfattoquotidiano.it/2010/01/18/vaccino-che-grande-imbroglio/12851/].

 

“Noi abbiamo scoperto che molti scienziati dell’OMS sono pagati dalle industrie farmaceutiche. Il direttore, la signora Chan, non ci ha rivelato chi ha preso la decisione di dichiarare la pandemia l’anno scorso. Noi abbiamo scoperto che l’OMS non è un’istituzione trasparente. Il principio del partenariato pubblico-privato, in base al quale opera, mi inquieta. Si dice apertamente, sì, si sta lavorando insieme alle aziende farmaceutiche! L’industria contribuisce per i 2/3 al budget dell’OMS e solo 1/3 proviene dai 190 e poco più Paesi Membri!”[27] [https://www.franceculture.fr/amp/politique/gestion-de-la-pandemie-h1n1-necessite-de-plus-de-transparence?fbclid=IwAR07lckuAqDmvGtF4a6bWWfLPP4rLB2Em_C9i5I4-1vAI2gsmUZ0jPw-tV8]

 

Résolution 1749 [2010] Version finale

Gestion de la pandémie H1N1: nécessité de plus de transparence

Auteur[s] : Assemblée parlementaire

Origine – Discussion par l’Assemblée le 24 juin 2010 [26e séance] [voir Doc. 12283 [https://pace.coe.int/fr/files/12463], rapport de la commission des questions sociales, de la santé et de la famille, rapporteur: M. Flynn]. Texte adopté par l’Assemblée le 24 juin 2010 [26e séance]. Voir également la Recommandation 1929 [2010] [https://pace.coe.int/fr/files/17888]

1. L’Assemblée Parlementaire est alarmée par la façon dont la grippe pandémique H1N1 a été gérée, non seulement par l’Organisation mondiale de la santé [OMS], mais aussi par les autorités de santé compétentes tant au niveau de l’Union européenne qu’au niveau national. Elle s’inquiète notamment de certaines répercussions de décisions et d’avis ayant entraîné une distorsion des priorités au sein des services de santé publique à travers l’Europe, un gaspillage de fonds publics importants et l’existence de peurs injustifiées relatives aux risques de santé encourus par la population européenne en général.

2. L’Assemblée fait état d’un grave manque de transparence dans les prises de décisions liées à la pandémie, qui soulève des préoccupations quant à l’influence que l’industrie pharmaceutique a pu exercer sur certaines des décisions les plus importantes concernant la pandémie. L’Assemblée craint que ce manque de transparence et de responsabilité ne fasse chuter la confiance accordée aux conseils délivrés par les grands organismes de santé publique. Cela pourrait se révéler désastreux en cas d’une prochaine maladie de nature pandémique qui pourrait être beaucoup plus grave que la grippe H1N1.

3. L’Assemblée rappelle ses précédents travaux sur la bonne gouvernance dans le secteur de la santé publique dans les Etats Membres du Conseil de l’Europe, en particulier les Recommandations 1725 [2005] [https://pace.coe.int/fr/files/17382] sur l’Europe face à la grippe aviaire – mesures préventives dans le domaine de la santé et 1787 [2007] [https://pace.coe.int/fr/files/17517]  sur le principe de précaution et la gestion responsable des risques. Dans la Recommandation 1908 [2010] [https://pace.coe.int/fr/files/17832] sur le lobbying dans une société démocratique [Code européen de bonne conduite en matière de lobbying], l’Assemblée note que les activités de lobbying non réglementées ou occultes peuvent constituer un danger et miner les principes démocratiques et la bonne gouvernance.

4. Concernant les aspects positifs, l’Assemblée salue le processus d’examen et d’évaluation de la gestion de la crise H1N1 lancé récemment – ou sur le point de l’être – par l’OMS, par les institutions européennes s’occupant des questions de santé et par un certain nombre de Gouvernements et de Parlements nationaux. L’Assemblée encourage vivement toutes les parties concernées à poursuivre et à renforcer le dialogue entre les organismes de santé publique, à tous les niveaux, et à procéder à l’avenir à des échanges plus réguliers sur la bonne gouvernance dans le secteur de la santé.

5. Malgré la volonté affichée par l’OMS et des organismes européens de santé publique concernés d’engager un dialogue et de lancer une enquête sur la gestion de la pandémie, l’Assemblée déplore vivement leur réticence à partager certaines informations essentielles et, en particulier, à publier les noms et déclarations d’intérêt des membres du Comité d’urgence de l’OMS et des organes consultatifs européens directement responsables des recommandations relatives à la gestion de la pandémie. Par ailleurs, l’Assemblée regrette que l’OMS n’ait pas réagi rapidement en révisant ou en réévaluant sa position quant à la pandémie et les véritables risques de santé encourus, malgré l’évidence écrasante que la gravité de la pandémie avait été largement surestimée par l’OMS au départ. En outre, l’Assemblée déplore l’attitude extrêmement défensive prise par l’OMS, que ce soit en ne voulant pas reconnaître que la définition de la notion de pandémie avait été modifiée, ou par un manque de volonté de réviser son pronostic de la pandémie.

6. A la lumière des préoccupations largement répandues qui ont été soulevées par la gestion de la pandémie H1N1, l’Assemblée en appelle aux autorités sanitaires aux niveaux international, européen et national – et notamment à l’OMS – afin de répondre de manière transparente aux critiques et aux inquiétudes formulées pendant la pandémie H1N1:

6.1. en modifiant le mandat de leurs organes de gouvernance générale et organes consultatifs spéciaux dans tous les cas où c’est nécessaire, afin de garantir la plus grande transparence et le plus haut niveau de responsabilité démocratique dans le domaine des décisions de santé publique;

6.2. en s’accordant, de manière transparente, sur un ensemble commun de définitions et de descriptions relatives aux pandémies de grippe, avec le concours d’un groupe d’experts varié, en vue d’une compréhension cohérente de tels événements dans le monde entier;

6.3. en modifiant et en actualisant les lignes directrices existantes sur la coopération avec le secteur privé ou, en l’absence de lignes directrices, en en élaborant, afin de garantir:

6.3.1. qu’un large éventail d’expertises et d’avis soit pris en compte, y compris les avis contraires d’experts particuliers et les avis d’organisations non gouvernementales;

6.3.2. que les déclarations d’intérêt des experts concernés soient rendues publiques sans exception;

6.3.3. que les organisations externes participantes soient tenues de préciser leurs liens avec les leaders d’opinion ou avec d’autres experts susceptibles d’être exposés au risque de conflits d’intérêts;

6.3.4. que quiconque exposé au risque de conflits d’intérêts soit exclu des prises de décisions sensibles;

6.4. en améliorant les stratégies de communication dans le domaine de la santé publique en tenant compte du contexte social actuel, caractérisé par un large accès aux nouvelles technologies, et en collaborant étroitement avec les médias pour éviter de donner dans le sensationnel et les discours alarmistes en matière de santé publique;

6.5. en préparant et en balisant le terrain en vue d’un usage adéquat du principe de précaution sanitaire à l’avenir, notamment par l’élaboration de stratégies de communication totalement transparentes et assorties de mesures d’éducation et de formation;

6.6. en partageant les résultats des enquêtes sur la pandémie de grippe H1N1 de la façon la plus transparente et complète possible entre toutes les parties prenantes concernées, notamment l’OMS, les institutions européennes [l’Union Européenne et le Conseil de l’Europe], les Gouvernements et Parlements nationaux, les organisations non gouvernementales et le public européen dans son ensemble, afin de tirer les leçons de cette expérience, de veiller à ce que les responsabilités soient assumées pour toute erreur commise et de restaurer la confiance dans les décisions et les conseils de santé publique.

7. L’Assemblée invite en outre l’OMS et, le cas échéant, les institutions sanitaires européennes concernées à s’engager dans des échanges européens plus réguliers sur la question de la bonne gouvernance dans le secteur de la santé:

7.1. en participant à des débats plus réguliers de l’Assemblée Parlementaire sur des sujets en rapport avec la bonne gouvernance dans le secteur de la santé publique;

7.2. en contribuant activement aux travaux intergouvernementaux entrepris au niveau du Conseil de l’Europe en matière de bonne gouvernance dans le secteur de la santé publique.

8. L’Assemblée en appelle également aux Etats Membres afin:

8.1. d’user de leurs moyens de contrôle démocratique, par le biais des systèmes de gouvernance internes de l’OMS et des institutions européennes, pour garantir la bonne mise en œuvre de la présente résolution;

8.2. de lancer des processus d’évaluation critique au niveau national si ce n’est déjà fait;

8.3. d’élaborer des systèmes de garantie contre l’influence abusive d’intérêts particuliers si ce n’est déjà fait;

8.4. d’assurer un financement stable pour l’OMS;

8.5. d’envisager l’établissement d’un fonds public pour soutenir des études, des essais et des avis d’experts indépendants, qui pourraient être financés par le biais d’une contribution obligatoire de l’industrie pharmaceutique;

8.6. de garantir que le secteur privé ne tire pas un profit abusif des alarmes de santé publique et qu’il ne puisse pas se dégager de ses responsabilités en vue de privatiser ses gains, tout en partageant les risques. A cette fin, les Etats Membres devraient être disposés à élaborer et à faire appliquer des lignes directrices nationales claires régissant les relations avec le secteur privé, ainsi qu’à coopérer entre eux dans le cadre des négociations avec les grandes firmes internationales chaque fois qu’il y a lieu.

9. L’Assemblée invite les Parlements nationaux à soutenir les politiques nationales visant à améliorer les systèmes de gouvernance dans le secteur de la santé publique, et les incite à garantir leur participation aux processus nationaux appropriés d’évaluation et d’élaboration des politiques afin de maintenir un niveau de responsabilité démocratique aussi élevé que possible.

10. Enfin, l’Assemblée invite l’industrie pharmaceutique, sociétés et associations comprises, à réviser ses règles et son fonctionnement en matière de coopération avec le secteur public, en vue de garantir le plus haut degré de transparence et de responsabilité sociale de la part des entreprises lorsque de grandes questions de santé publique sont en jeu.

[https://assembly.coe.int/nw/xml/XRef/Xref-XML2HTML-FR.asp?fileid=17889&lang=FR&fbclid=IwAR3QDp2TJTOHuh90fdYaEUTQNegse-SkElxZfKKJ1sB6D_T-zLzIhIlaZBo]

 

A conclusione dell’Assemblea Parlamentare del 27 gennaio 2021, lo stesso Consiglio d’Europa, che, il 24 giugno 2010, aveva accusato l’OMS di mancanza di trasparenza, ha votato, a larghissima maggioranza, il rapporto Vaccini Covid-19: questioni etiche, legali e pratiche[28], secondo cui gli Stati non devono rendere la vaccinazione contro la Covid-19 obbligatoria per nessuno e non devono utilizzare i certificati di vaccinazione come passaporti.

L’Assemblea, infatti, che considera i vaccini un “bene pubblico globale”, chiede agli Stati Membri e all’Unione Europea:

-              “di vigilare affinché ogni Paese sia in grado di vaccinare il personale sanitario e i gruppi vulnerabili prima di estendere la vaccinazione ai gruppi non a rischio”;

-              “di assicurarsi che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria e che nessuno subisca pressioni politiche, sociali o di altro genere per farsi vaccinare, se non vuole farlo personalmente”;

-              “di vigilare affinché nessuno sia vittima di discriminazione per non essere stato vaccinato, in ragione dei rischi potenziali per la salute o per non volersi fare vaccinare.”

I parlamentari hanno, anche, votato, pressoché in blocco, per l’inserimento di un emendamento con il quale si chiede agli stessi Stati Membri e all’Unione Europea di “utilizzare i certificati di vaccinazione unicamente al fine di sorvegliare l’efficacia del vaccino, i potenziali effdesiderati”, perché utilizzarli come passaporti sarebbe contrario alla scienza in assenza di dati sulla loro efficacia nel ridurre la contagiosità, la durata dell’immunità acquisita [http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato3318432.pdf, http://www.quotidianosanita.it/cronache/articolo.php?articolo_id=91964].

Nel luglio del 2010, il Governo Berlusconi IV ammise che circa 8 milioni di dosi, su 12 milioni, sarebbero state gettate. Non solo, altre 12 milioni acquistate, ma non ritirate, sarebbero state a carico dello Stato per via di un contratto capestro firmato dall’allora ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, Maurizio Sacconi, con la Novartis. Come sovente accade, un disastro per le finanze pubbliche un affare per poche multinazionali [https://www.ilfattoquotidiano.it/2010/08/14/virus-a-gli-esperti-delloms-sul-libro-di-bigpharma/50399/].

Come siamo arrivati a questo punto?

Come sempre per gradi…

In un articolo del 6 agosto 2008, Nature, che, a differenza di quanto accade nel nostro Paese, dove la Memoria viene considerata ingombrante, risalendo ai tempi dei De Lorenzo e dei Poggiolini, ricorda che gli scandali nel nostro Paese hanno origini lontane:

 

The Italian Government needs to maintain a careful distance from industry.

Fifteen years ago, at the height of Italy’s “Clean Hands” anticorruption campaign, police broke into the house of Duilio Poggiolini, head of the national committee for drug registration, and discovered gold bullion under his floorboards. For many Italians, the image of that gleaming bullion still resonates — an enduring symbol of a time when Government officials, up to and including the health minister, routinely took bribes from the pharmaceutical industry to approve drugs and fix their prices.

Steps were taken to avoid such a situation arising again. So it is worrying that Nello Martini, a pharmacist with no political associations, has been removed by Prime Minister Silvio Berlusconi’s new Government as head of AIFA, the autonomous agency created in 2004 to register drugs and supervise their use. Martini successfully carried out a mandate to limit spiralling drug expenditure to 13% of the total health budget. But in the process he incurred the wrath of industry. Only a few weeks ago, Government prosecutors in Turin charged Martini with disastro colposo, or “causing unintentional disaster”, for bureaucratic delays in updating the packaging information on the side effects of a few drugs — although none required more than minor rewording of existing text.

Martini was replaced in the middle of July by microbiologist Guido Rasi, a member of AIFA’s administrative board, who has been described in the Italian press as being close to the far-right party Alleanza Nazionale, which forms part of Berlusconi’s coalition Government. Even more worryingly, the Government, which took office in May, says it plans to reduce AIFA’s power by separating the pricing of drugs from technical considerations of their efficacy, bringing pricing back into the health and welfare ministry.

At a time when all countries are struggling to find a way to pay for hugely expensive new-generation drugs within limited budgets, this makes little sense. The autonomous agency needs to be able to integrate all technical and economic information if Italy is to operate a cost-effective health system. Moreover, the health and welfare ministry’s connections with industry are uncomfortably close. For example, the wife of the minister Maurizio Sacconi is the director-general of Farmindustria, the association that promotes the interests of the pharmaceutical industry.

In fact, Berlusconi’s Government has shown unsettling tendencies to allow industrial interests to gain influence over state agencies. A few weeks after Martini’s dismissal, the Italian space agency was put into the hands of a commissioner who heads the space division of the aerospace giant Finmeccanica. The Government should think twice about whether it really wants to open the door that was deliberately closed after the Poggiolini affair.”

Clean hands, please, Nature, 6 agosto 2008 [https://www.nature.com/articles/454667b,

https://www.ilblogdellestelle.it/2008/09/le_mani_sulla_salute.htm].

 

Morale, triste morale!

Per ricordare cosa è avvenuto, e per apprendere cosa accade in Italia, dobbiamo leggere la stampa estera…

 

 

Fine della Prima Parte

 



[1] “L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU. Essa ingloba 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile – Sustainable Development Goals, SDGs – in un grande programma d’azione per un totale di 169 ‘target’ o traguardi. L’avvio ufficiale degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.

Gli Obiettivi per lo Sviluppo danno seguito ai risultati degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio [Millennium Development Goals] che li hanno preceduti, e rappresentano obiettivi comuni su un insieme di questioni importanti per lo sviluppo: la lotta alla povertà, l’eliminazione della fame e il contrasto al cambiamento climatico, per citarne solo alcuni. “Obiettivi comuni” significa che essi riguardano tutti i Paesi e tutti gli individui: nessuno ne è escluso, né deve essere lasciato indietro lungo il cammino necessario per portare il mondo sulla strada della sostenibilità.” [https://unric.org/it/agenda-2030/]

[2] “L’accordo di Parigi stabilisce un quadro globale per evitare pericolosi cambiamenti climatici limitando il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2ºC e proseguendo con gli sforzi per limitarlo a 1,5ºC. Inoltre punta a rafforzare la capacità dei paesi di affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici e a sostenerli nei loro sforzi.

L’Accordo di Parigi è il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici, adottato alla conferenza di Parigi sul clima [COP21] nel dicembre 2015.

L’UE e i suoi Stati membri sono tra le 190 parti dell’accordo di Parigi. L’UE ha formalmente ratificato l’accordo il 5 ottobre 2016, consentendo in tal modo la sua entrata in vigore il 4 novembre 2016. Affinché l’accordo entrasse in vigore, almeno 55 Paesi che rappresentano almeno il 55% delle emissioni globali hanno dovuto depositare i loro strumenti di ratifica.” [https://ec.europa.eu/clima/policies/international/negotiations/paris_it]

[3] Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Mondiale dei Diritti Umani ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Con l’adozione della Dichiarazione Universale dei diritti umani, il 10 dicembre del 1948, la Comunità internazionale si è dotata di uno strumento di portata globale per tutelare i diritti e le libertà fondamentali di ciascuno, ponendo l’intangibile dignità della persona al di sopra di ogni forma di discriminazione e di ogni ordinamento.

Il raggiungimento di tale traguardo, a pochi anni dalla conclusione del più violento e sanguinoso conflitto della storia, offre spunti di riflessione sul necessario impegno odierno per la effettiva vigenza della Dichiarazione.

Il tema della Giornata dei diritti umani 2020 “Per una migliore ripresa - Difendiamo i diritti umani” molto opportunamente pone l’accento sulle immense sfide che la pandemia ci pone di fronte.

Mentre interi popoli subiscono persecuzioni per ragioni politiche, etniche, o religiose, l’emergenza sanitaria genera in tutte le società ulteriori rischi di discriminazione e forme di emarginazione, che lacerano il tessuto sociale e contraddicono valori fondamentali.

La tutela dei diritti della persona deve essere al centro della risposta globale alla pandemia, per evitare che essa renda meno penetrante la loro applicazione, e far sì che gli sforzi di ripresa siano sorretti da solidi criteri di eguaglianza ed equità.

Senza il rispetto di tali essenziali principi la Comunità internazionale non sarà in grado di superare con successo questo momento complesso e di garantire a tutti un futuro di pace e sviluppo.” [https://www.quirinale.it/elementi/51275]

[4] Surveillance measures rolled out across the world as Governments try curb the spread of coronavirus could cause lasting damage to the right to privacy, a United Nations expert has warned.”

[5] “From facial recognition to phone tracking, Governments are turning to technology to trace infections and keep tabs on the population as they enforce lockdowns and quarantines. The danger is that measures brought in to protect citizens in exceptional circumstances, when most people accept they are needed, could outlast the current crisis.”

[6] “Dictatorships and authoritarian societies often start in the face of a threat.”

[7] “While it was too early assess each measure as the pandemic was still evolving, safeguards could be put in place to ensure the response was necessary and proportionate.”

[8] “Surveillance and monitoring measures should be written in law and clearly limited in time.”

[9] “Any form of data can be misapplied in incredibly bad ways. If you have a leader who wants to abuse the system, the system is there.”

[10] “Tracking people’s phones to monitor where they go and who they meet could also be used to identify members of ethnic or religious minorities, exposing them to the risk of violence and discrimination in some counties.”

[11] “Health data could help protect those deemed more vulnerable to the virus, but it could also be abused to identify HIV-positive people in countries where the condition is seen as an indicator of homosexuality and homophobia is rife, he added.”

[12] “We must be very careful how we use these tools.”

[13] “And citizens should use every means they have to influence both the policies and the laws that are made that affect them.”

 

[14] “That is why it is important to be vigilant today and not give away all our freedoms.”

[15] “Javier Iturriaga Del Campo è stato scelto da Sebastian Piñera per gestire l’emergenza che sta vivendo il Paese. Pur avendo un cursos honorum immacolato, ha però un albero genealogico che affonda i suoi rami nella storia più nera del paese: il padre è accusato di aver consegnato prigionieri a centri di tortura durante la dittatura, mentre lo zio era nella polizia segreta di Pinochet.

Ha detto di “essere un uomo felice e di non essere in guerra con nessuno”, ma Javier Iturriaga Del Campo, oltre ad essere il Capo della Difesa nazionale in Cile e a dover gestire lo Stato d’emergenza in questi giorni, è in realtà conosciuto come un “hombre duro” [uomo duro], una voce al comando di poche parole. È stato scelto dal presidente cileno, Sebastián Piñera, per gestire una delle più gravi crisi che sta vivendo il paese nella sua storia e ha imposto il coprifuoco per la prima volta dalla fine della dittatura nel 1990. Pur avendo un cursos honorum immacolato, ha però un albero genealogico che affonda i suoi rami nella storia più nera del paese. Il padre è infatti Dante Iturriaga Marchese, accusato di aver consegnato prigionieri a centri di tortura durante la dittatura, mentre lo zio è Pablo Iturriaga Marchese, responsabile della sparizione forzata nel 1973 dell’ex-sacerdote italo-cileno Omar Venturelli, corresponsabile della repressione politica nell’area di Temuco e membro della Dina, la polizia segreta di Pinochet.

Sul caso Venturelli ha indagato dal 1998 la giustizia italiana con il pm romano Giancarlo Capalbo, che nel dicembre 2007 aveva emesso mandati di cattura internazionali per 140 responsabili dell’Operazione Condor. Nel processo di detenzione, sequestro, tortura e omicidio, ha partecipato, oltre a Pablo Heriberto Iturriaga Marchese, anche l’ex procuratore militare di Temuco-Cautin, Oscar Alfonso Podlech Michaud. Pablo Iturriaga Marchese è risultato inoltre corresponsabile della repressione politica nell’area di Temuco e in tutta la provincia di Cautín, soprattutto sulle comunità dei mapuche, in qualità di rappresentante della Giunta militare del governo, insieme ai colonnelli dell’esercito Hernán Ramírez Rodríguez e José de San Martín [entrambi morti]. Il padre di Javier Iturriaga, Dante Iturriaga Marchese, è stato invece accusato di aver consegnato detenuti al centro di tortura Colonia Dignidad, fattoria degli orrori messa su in Cile negli anni Sessanta da Paul Schafer, ex infermiere della Wermacht alla guida di di questa setta nazista, che fino al 1990 ha goduto della protezione del regime di Augusto Pinochet, che si servì della fattoria come centro di tortura di detenuti politici.

La nomina fatta da Piñera di Iturriaga a capo della Difesa ha sorpreso le alte sfere dell’esercito: la scelta più logica sarebbe stata infatti nominare il generale a capo della guarnizione militare di Santiago, e non un comandante di Dottrina ed educazione dell’esercito, specializzato in paracadutismo e comando, ufficiale di cavalleria blindata. Ma proprio grazie al suo incarico è a capo di tutti gli istituti militari dell’Esercito, cioé Accademia Militare, Accademia dei sottoufficiali e Accademia di fanteria. Ha assunto il grado di comandante dal 2012, ma la vera promozione è arrivata nel novembre 2018, quando il Governo ha fatto ‘congedare’ 21 generali dell’Alto Comando, nel mezzo della crisi di corruzione che ha investito l’esercito, nominando 18 nuovi generali, tra cui appunto Iturriaga.

“Le emergenze devono essere comprese nella loro fase iniziale, per gestire le risorse e coordinarne l’impiego. Non si possono affrontare con una lista delle cose da fare, ma bisogna metterci la testa nell’analisi iniziale”, aveva spiegato un mese dopo essere riuscito a domare gli imponenti incendi forestali che avevano devastato Santa Olga nell’estate 2017. In quell’occasione, ma sotto il governo di Michelle Bachelet, fu dichiarato lo Stato di calamità in varie province e lo Stato di eccezione costituzionale e Iturriaga fu nominato Capo della Difesa nazionale, finendo per essere apprezzato per il suo modo di ristabilire l’ordine, il suo essere riservato ma esecutivo, e operare il suo comando con poche parole. “Le emergenze – ha detto – non sono numeri né statistiche, ma persone con una faccia e che patiscono gli effetti della situazione. Pertanto dobbiamo concentrarci più su di loro e poi cercare lezioni o numeri per la storia”. I prossimi giorni mostreranno se Iturriaga si manterrà fedele alle sue parole o ai trascorsi dei suoi familiari.

Adele Lapertosa, Cile, chi è il Capo della Difesa che ha imposto il coprifuoco. Padre e zio erano aguzzini di Pinochet, Il Fatto Quotidiano,  22 Ottobre 2019.

[16] L’International Institute for Democracy and Electoral Assistance [IDEA] è un ente intergovernativo fondato nel 1995, con sede a Stoccolma, in Svezia, di cui fanno parte 30 Nazioni. L’Italia non è rappresentata.

[17] LUnited Nations Human Rights Committee [UN HRC], il Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, composto da 18 esperti, è uno dei 10 organismi delle Nazioni Unite, al quale spetta il compito di esaminare i rapporti quinquennali consegnati dagli Stati firmatari del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici.

 

[18] Adottato nel 1966, il Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici è un trattato delle Nazioni Unite, di cui, attualmente, fanno parte 168 Stati.

[19] Aurelio Grimaldi, Il delitto Mattarella. 

[20] Ibidem.

[21] Il 28 maggio 1989, su la Repubblica, nell’articolo Europa unita contro i narcodollari, Franco Scottoni scrive:

“Il presidente americano George Bush aveva chiesto di incontrarsi con il giudice palermitano Giovanni Falcone, durante la sua visita in Italia. Evidentemente la notorietà del magistrato italiano, impegnato da alcuni anni nelle inchieste contro la mafia, ha varcato anche i cancelli della Casa Bianca. La richiesta di Bush è stata esaudita. Al ricevimento a Villa Madama, offerto, ieri sera dal ministro degli esteri, Giulio Andreotti, era presente anche il giudice Falcone, rientrato in Italia da Vienna dove ha partecipato all’incontro trilaterale con i parlamentari della Germania federale e del Regno Unito, sui problemi del narcotraffico. Anche nella riunione di Vienna, presso la sede dell’UNFDAC, alle Nazioni Unite, il magistrato italiano ha avuto un intenso scambio di opinioni con parlamentari tedeschi e inglesi. Gli sono state rivolte numerose domande, in particolare sulle sue esperienze internazionali, sui risultati ottenuti e sulle difficoltà che ha incontrato all’estero nello svolgimento delle indagini. Falcone ha parlato molto della collaborazione instauratasi con le organizzazioni statunitensi preposte alla lotta contro il traffico della droga. Ha ricordato che senza una fattiva cooperazione tra tutti gli Stati, la battaglia contro il narcotraffico si può considerare perduta in partenza. Sull’incontro con Bush non sono filtrate indiscrezioni. Resta, comunque, come elemento importante, il fatto che il presidente americano abbia chiesto al Governo italiano di conoscere e incontrare il magistrato palermitano. Un riconoscimento autorevole a un giudice che ha collaborato intensamente con gli inquirenti statunitensi nella lotta ai boss della mafia internazionale. L’operazione italo-americana, cosiddetta Pizza Connection, prese l’avvio da alcune indagini, svolte in Sicilia. Con le rivelazioni di Tommaso Buscetta, sia negli USA che in Italia, fu inferto un grosso colpo alla criminalità organizzata. I rapporti tra Falcone, i magistrati americani e i funzionari e gli agenti della DEA, l’organizzazione USA impegnata nella lotta contro gli stupefacenti, risultano tuttora ottimi. C’è una fattiva collaborazione, con uno scambio continuo di informazioni e con incontri operativi, in Italia e a Washington. A Vienna il giudice Falcone ha partecipato alla riunione trilaterale come consulente della commissione parlamentare dell’antimafia, insieme all’altro giudice palermitano, Pietro Grasso.” [https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1989/05/28/europa-unita-contro-narcodollari.html]

A distanza di un mese, il 21 giugno 1989, i telegiornali informano del fallito Attentato dell’Addura: 58 candelotti di tritolo piazzati tra gli scogli, nei pressi della villa estiva affittata dal magistrato. È l’attentato che indurrà Falcone a parlare di ”menti raffinatissime”, accennando a un possibile impiego della mafia da parte di altri soggetti, con obiettivi diversi da quelli di Cosa Nostra: “esistono forse punti di collegamento tra i vertici di Cosa nostra e centri occulti di potere che hanno altri interessi”. Sono queste ”menti raffinatissime” che, nascondendosi dietro la mafia, proseguiranno le stragi fino al 1993. A muoverli con è certo il 41bis e il carcere duro per i mafiosi, ma la volontà di dettare legge in Italia, imponendo la propria agenda politica ed economica.

[22] La speculazione contro la lira iniziò nel marzo del 1992, subito dopo l’assassinio di Salvo Lima. Le due banche che governarono la speculazione furono Goldmann &Sachs e Deutsche Bank. La speculazione si concluse, nel mese di settembre dopo una mai spiegata resistenza della Banca d’Italia a portare la parità da 750 a 940 sul marco. In 6 lunghi mesi la Banca d’Italia bruciò riserve per 60mila miliardi di lire [30 miliardi di euro] e in totale avevamo dilapidato 90 miliardi di euro.

23] Il conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi è un figlio dell’Austria di Francesco Giuseppe e del Beato Carlo.

[24] Il 12 giugno scorso, Pieter Omtzigt ha lasciato il suo partito, dandone l’annuncio in una lunga lettera pubblica su Twitter.

[25] Il Piano Nazionale di Preparazione e Risposta a una Pandemia Influenzale del 10 febbraio 2006, “stilato secondo le indicazioni dell’OMS del 2005, aggiorna e sostituisce il
precedente Piano Italiano Multifase per una Pandemia Influenzale, pubblicato nel 2002”.

[26] “Spesa sanitaria e vaccini H1N1: tutto secondo copione? Nel novembre del 2006 nel sottolineare l’importanza dell’ARS [Agenzia Regionale Sanità] Nino Miceli [PD] aveva lanciato una proposta interessante dichiarando: “Non è pensabile che aziende confinanti [Aziende Sanitarie Locali, n.d.r.] non parlino tra loro e, soprattutto, non gestiscano insieme gli acquisti per le forniture e la spesa farmaceutica e che non ragionino neppure nell’organizzazione di dipartimenti e strutture, evitando così inutili doppioni a pochi chilometri di distanza [http://www.ninomiceli.it/main/images/stampa/sanita/razionalizzare%20spese%20asl.pdf]. Era e rimane una buona idea che sarebbe importante portare avanti, specie dopo la contrazione dei finanziamenti alla sanità pubblica in Liguria pari a 20 milioni di euro su oltre 3 miliardi di Euro, oltre 5800 miliardi delle vecchie lire. Ridurre una spesa imponente senza intaccare i servizi, anzi, migliorandoli se possibile. Tutti d’accordo. Vale anche per i vaccini H1N1 Novembre 2009 Marco Nesci [PRC] nel presentare un’interrogazione alla Giunta Regionale della Liguria in merito dichiarava: è in corso la vaccinazione di massa per la nuova influenza creando, sia dal punto di vista politico che da quello mediatico, un caso eclatante. Nella realtà la situazione è assai meno grave di quello che certi ambienti vogliono far credere. Dicembre 2009: i vaccini sono stati piazzati sul mercato [pubblico] e mentre le case produttrici passano alla cassa, va scemando rapidamente anche l’epidemia mediatica, ma: l’ASL2 vaccina anche tutti i soggetti di età compresa tra i 6 mesi e i 27 anni. Le persone aventi diritto alla vaccinazione devono presentarsi presso i centri vaccinali dell’ASL. Per ora sono ancora esclusi i soggetti affetti da patologie croniche di età superiore ai 65 anni. Oggi in Italia sarebbe stata utilizzata una dose di vaccino su 70 ordinate [nientemeno che l’1,43%!]. A sostenerlo è il Codacons che ha deciso di presentare un esposto alla Corte dei Conti perché valuti se vi sia stato o vi sarà sperpero di denaro pubblico in relazione alla campagna vaccinale contro l’influenza A, si legge nel comunicato che riportiamo integralmente: “Il picco dell’influenza, infatti, è ormai stato raggiunto in tutta Europa da settimane e le dosi di vaccino distribuite sono poco più di 5 milioni, contro i 48 milioni di cittadini che all’inizio di questa estate il Ministero della Salute sembrava voler immunizzare. Se dopo mesi dall’inizio della campagna vaccinale sono stati distribuiti poco più di 5 milioni di dosi di vaccino e sono state utilizzate circa una dose su 70 ordinate, quando finirà la distribuzione di tutte le dosi fatte produrre dall’industria farmaceutica? Quando finiremo di vaccinarci? Ma, cosa ancora più importante, avrà ancora senso vaccinarsi nel 2010, visto che ormai da 3 settimane consecutive vi è una riduzione degli accessi al pronto soccorso e del numero dei ricoveri per sindrome respiratoria acuta? Il vicemini­stro Fazio continua a sollecitare la vaccinazione, paventando il rischio di una seconda ondata influenzale. Nei giorni scorsi aveva dichiarato: “Siamo in una fase di quasi completa recessione del picco dell’influenza A, ma si tratta di un virus nuovo ed è molto improbabile che non si ripresenti, magari l’anno prossimo insieme alla stagionale”. L’anno prossimo?!? Ma il prossimo anno si potranno utilizzare i vaccini prodotti nel 2009? O finiremo per buttare via sia i soldi che i vaccini? Si possono conservare i vaccini per un anno intero? Ma soprattutto, i virus influenzali non vanno ogni anno incontro a modificazioni che richiedono aggiustamenti nella composizione del vaccino stesso? Quanto vaccini verranno pagati dal contribuente italiano senza poter essere utilizzati? Quanti milioni di euro in più incasserà l’industria farmaceutica per questo errore di previsione sia sul picco che sul numero finale dei vaccinati? Il Codacons chiede alla Corte dei Conti di accertarlo, visto che il Ministero della Salute non snocciola i dati dei contratti stilati con l’industria farmaceutica.”

Codacons, Spesa sanitaria e vaccini H1N1: tutto secondo copione?, 14 Dicembre 2009 [https://codacons.it/spesa-sanitaria-e-vaccini-h1n1-tutto-secondo-copione/?fbclid=IwAR0FreK1bwF71qzhOYbTXqeeKYof6qnAh25QcRBQzlubTHCk9F4M1xGXk5I].

 

[27] Nous avons trouvé que parmi les scientifiques de l’OMS beaucoup sont payés par les compagnies pharmaceutiques. La directrice, madame Chan, ne nous a pas révélé qui a pris la décision de déclarer la pandémie l’année dernière. Nous avons trouvé que l’OMS n’est pas une institution transparente. Le principe de partenariat public-privé, selon lequel ils fonctionnent, ça me choque. Ils disent ouvertement, oui, nous travaillons ensemble avec les compagnies pharmaceutiques! L’industrie donne 2/3 du budget de l’OMS et seulement 1/3 vient de 190 et quelques pays membres! [https://www.franceculture.fr/amp/politique/gestion-de-la-pandemie-h1n1-necessite-de-plus-de-transparence?fbclid=IwAR07lckuAqDmvGtF4a6bWWfLPP4rLB2Em_C9i5I4-1vAI2gsmUZ0jPw-tV8].

 

[28] Vaccins contre la Covid-19: considérations éthiques, juridiques et pratiques

Résolution 2361 [2021]

Auteur[s] :

Assemblée parlementaire

Origine

Discussion par l’Assemblée le 27 janvier 2021 [5e séance] [voir Doc. 15212 [https://pace.coe.int/fr/files/28925], rapport de la commission des questions sociales, de la santé et du développement durable, rapporteure: Mme Jennifer De Temmerman]. Texte adopté par l’Assemblée le 27 janvier 2021 [5e séance].

1. La pandémie de Covid-19, maladie infectieuse causée par le nouveau coronavirus SRAS-CoV-2, a été source de beaucoup de souffrances en 2020. En décembre 2020, plus de 65 millions de cas avaient été enregistrés dans le monde et plus d’1,5 million de personnes avaient perdu la vie. La charge de morbidité de la pandémie elle-même et les mesures de santé publique nécessaires pour la combattre ont ravagé l’économie mondiale, dévoilant au grand jour des fractures et des inégalités préexistantes [y compris dans l’accès aux soins] et causant chômage, déclin économique et pauvreté.

2. Le déploiement rapide, dans le monde entier, de vaccins sûrs et efficaces contre la Covid-19 sera déterminant pour contenir la pandémie, protéger les systèmes de santé, sauver des vies et contribuer à la relance des économies mondiales. Même si des mesures non pharmaceutiques comme la distanciation physique, le port du masque, le lavage fréquent des mains et les fermetures et confinements ont contribué à ralentir la propagation du virus, les taux d’infection sont de nouveau en hausse presque partout dans le monde. De nombreux États membres du Conseil de l’Europe sont confrontés à une seconde vague, pire que la première, et leurs habitants éprouvent de façon plus prononcée une certaine lassitude face à la pandémie [appelée en anglais “pandemic fatigue”] et se sentent démotivés à l’idée de suivre les comportements recommandés pour se protéger et protéger autrui du virus.

3. Cependant, les vaccins, même s’ils sont sûrs, efficaces et déployés rapidement, ne sont pas une panacée dans l’immédiat. En effet, après la période des fêtes fin 2020 et début 2021, avec leurs traditionnels rassemblements en intérieur, les taux d’infection seront probablement très élevés dans la plupart des États Membres. Par ailleurs, une corrélation vient d’être scientifiquement établie par des médecins français entre les températures extérieures et le taux d’incidence de la maladie sur les hospitalisations et les décès. Les vaccins ne suffiront sans doute pas à faire baisser de manière significative les taux d’infection cet hiver, d’autant plus si l’on tient compte du fait que, à ce stade, la demande est largement supérieure à l’offre. Un semblant de “vie normale” ne pourra donc reprendre, même dans les meilleures conditions, avant le milieu ou la fin de l’année 2021 au plus tôt.

4. Pour que les vaccins soient efficaces, il est absolument essentiel que leur déploiement soit réussi et qu’ils soient suffisamment acceptés par la population. Cependant, la rapidité avec laquelle les vaccins sont mis au point peut provoquer un sentiment de défiance difficile à combattre. Un déploiement équitable des vaccins contre la Covid-19 est également nécessaire pour garantir leur efficacité. En effet, s’ils ne sont pas assez largement distribués dans une région gravement touchée d’un Pays, les vaccins deviennent inefficaces et ne permettent pas d’endiguer la propagation de la pandémie. En outre, le virus ne connaît pas de frontières et il est donc dans l’intérêt de chaque pays de coopérer afin de garantir une équité mondiale dans l’accès aux vaccins contre la Covid-19. La réticence à la vaccination et le nationalisme en matière de vaccin sont à même de réduire à néant les efforts couronnés de succès et étonnamment rapides qui ont été déployés jusqu’ici pour mettre au point un vaccin, car ces comportements permettraient au virus SRAS-CoV-2 de muter, rendant ainsi partiellement inopérant l’outil le plus efficace au monde à ce stade pour lutter contre la pandémie.

5. La coopération internationale est ainsi plus que jamais nécessaire pour accélérer la mise au point, la fabrication et la distribution juste et équitable des vaccins contre la Covid-19. Le dispositif COVAX est l’initiative phare en ce qui concerne l’attribution des vaccins et leur accès à l’échelle mondiale. Codirigé par l’Organisation mondiale de la santé [OMS], GAVI l’Alliance du vaccin et la Coalition pour les Innovations en Matière de Préparation aux Epidémies [Coalition for Epidemic Preparedness Innovations-CEPI], COVAX mobilise des fonds auprès des pays adhérents afin de soutenir la recherche, le développement et la fabrication d’un large éventail de vaccins contre la Covid-19, mais aussi en négocie les prix. Une gestion adéquate des vaccins et une logistique de la chaîne d’approvisionnement, qui requièrent une coopération internationale et des préparatifs de la part des États Membres, seront également nécessaires afin d’assurer une distribution sûre et équitable des vaccins. À cet égard, l’Assemblée Parlementaire attire l’attention sur les orientations élaborées par l’OMS à l’intention des Pays concernant la préparation et la mise en œuvre des programmes ainsi que la prise de décision au niveau national.

6. Les États Membres doivent dès à présent mettre au point leurs stratégies de vaccination pour attribuer les doses de manière éthique et équitable, et déterminer notamment les groupes de population prioritaires durant les premières phases de déploiement, lorsque les stocks sont limités, ainsi que la manière d’étendre la couverture vaccinale à mesure que la disponibilité d’un ou plusieurs vaccins contre la Covid-19 s’améliore. Les spécialistes de la bioéthique et les économistes s’accordent largement à dire que les personnes de plus de 65 ans et celles de moins de 65 ans qui présentent le plus grand risque de contracter une forme grave de la maladie et d’en mourir en raison d’affections sous-jacentes, le personnel de santé [tout particulièrement ceux qui travaillent en contact étroit avec des personnes appartenant à des groupes à haut risque] et les personnes exerçant dans des infrastructures essentielles devraient être vaccinées en priorité. Les enfants, les femmes enceintes et les mères allaitantes, pour lesquels aucun vaccin n’a à ce jour été autorisé, ne doivent pas être oubliés.

7. Les scientifiques ont accompli un travail remarquable en un temps record. C’est maintenant aux gouvernements d’agir. L’Assemblée soutient la vision du secrétaire général des Nations Unies selon laquelle un vaccin contre la Covid-19 doit être un bien public mondial. La vaccination doit être accessible à toutes et tous, partout. L’Assemblée demande donc instamment aux États Membres et à l’Union Européenne:

7.1 en ce qui concerne la mise au point des vaccins contre la Covid-19:

7.1.1 de garantir des essais de haute qualité qui soient solides et menés dans le respect des règles éthiques, conformément aux dispositions pertinentes de la Convention pour la Protection des Droits de l’Homme et de la Dignité de l’Etre Humain à l’égard des applications de la biologie et de la médecine: Convention sur les Droits de l’Homme et la Biomédecine [STE no 164, Convention d’Oviedo] et son Protocole additionnel relatif à la recherche biomédicale [STCE no 195], et qui incluent progressivement les enfants, les femmes enceintes et les mères allaitantes;

7.1.2 de veiller à ce que les organismes réglementaires chargés d’évaluer et d’autoriser les vaccins contre la Covid-19 soient indépendants et à l’abri de toute pression politique;

7.1.3 de veiller à ce que les normes minimales pertinentes de sécurité, d’efficacité et de qualité des vaccins soient respectées;

7.1.4 de mettre en place des systèmes efficaces de contrôle des vaccins et de leur sécurité après leur déploiement dans la population générale, y compris en vue de surveiller leurs effets à long terme;

7.1.5 de mettre en place des programmes indépendants de réparation en cas de dommages ou de préjudices injustifiés consécutifs à la vaccination;

7.1.6 d’être particulièrement attentifs au risque de délit d’initié par des responsables de l’industrie pharmaceutique ou des entreprises pharmaceutiques qui s’enrichiraient anormalement aux dépens de la collectivité, en mettant en œuvre les recommandations figurant dans la Résolution 2071 [2015] [https://pace.coe.int/fr/files/22154] intitulée “La santé publique et les intérêts de l’industrie pharmaceutique: comment garantir la primauté des intérêts de santé publique?”;

7.1.7 de surmonter les obstacles et les restrictions découlant des brevets et des droits de propriété intellectuelle, afin d’assurer la production et la distribution à grande échelle de vaccins dans tous les Pays et pour tous les citoyens;

7.2 en ce qui concerne l’attribution des vaccins contre la Covid-19:

7.2.1 de veiller au respect du principe de l’accès équitable aux soins de santé, tel qu’énoncé à l’article 3 de la Convention d’Oviedo, dans les plans nationaux d’attribution des vaccins, en garantissant que les vaccins contre la Covid-19 sont mis à la disposition de la population indépendamment du genre, de la race, de la religion, de la situation juridique ou socio-économique, de la capacité de payer, du lieu et d’autres facteurs qui contribuent souvent à des inégalités au sein de la population;

7.2.2 d’élaborer des stratégies de distribution équitable des vaccins contre la Covid-19 au sein des États Membres, en tenant compte du fait que l’offre initiale sera limitée, et de prévoir comment les programmes de vaccination seront déployés lorsque l’offre s’étoffera; de suivre les conseils des institutions et comités de bioéthique indépendants aux niveaux national, européen et international, ainsi que ceux de l’OMS, lors de l’élaboration de ces stratégies;

7.2.3 de veiller à ce que les personnes d’un même groupe prioritaire soient traitées équitablement, en accordant une attention spéciale aux plus vulnérables comme les personnes âgées, les personnes présentant des maladies sous-jacentes et les professionnels de la santé, tout particulièrement ceux qui travaillent en contact étroit avec des personnes appartenant à des groupes à haut risque, ainsi que les personnes exerçant dans des infrastructures essentielles et dans les services publics, notamment les services sociaux, les transports publics, les forces de l’ordre, les écoles, ainsi que dans les commerces;

7.2.4 de promouvoir un accès équitable aux vaccins contre la Covid-19 entre les Pays en soutenant des initiatives internationales, notamment le Dispositif pour accélérer l’accès aux outils de lutte contre la Covid-19 [Accélérateur ACT] et son initiative COVAX;

7.2.5 de s’abstenir de stocker des vaccins contre la Covid-19, car cette pratique affaiblit la capacité d’autres Pays à se procurer des vaccins pour leur population, et de veiller à ce que le stockage ne se traduise pas par une augmentation des prix des vaccins à l’avantage de celles et ceux qui les stockent contre celles et ceux qui ne le peuvent pas; d’effectuer des audits et un contrôle a priori pour assurer un déploiement rapide des vaccins à un coût minimal fondé sur la nécessité et non sur la puissance commerciale;

7.2.6 de veiller à ce que chaque Pays soit en mesure de vacciner ses professionnels de santé et ses groupes vulnérables avant que la vaccination ne soit déployée aux groupes non à risque, et donc d’envisager de faire don de doses de vaccin ou d’accepter que la priorité soit donnée aux Pays qui n’ont pas encore été en mesure de le faire, en gardant à l’esprit qu’une allocation mondiale juste et équitable des doses de vaccin est le moyen le plus efficace de vaincre la pandémie et de réduire les fardeaux socio-économiques qui y sont associés;

7.2.7 de veiller à ce que les vaccins contre la Covid-19 dont la sécurité et l’efficacité ont été établies soient accessibles à toutes celles et tous ceux qui en auront besoin à l’avenir, en ayant recours, là où cela sera nécessaire, à des licences obligatoires en contrepartie du versement de droits;

7.3 pour ce qui est de garantir un niveau élevé d’acceptation des vaccins:

7.3.1 de s’assurer que les citoyens et citoyennes sont informés que la vaccination n’est pas obligatoire et que personne ne subit de pressions politiques, sociales ou autres pour se faire vacciner, s’il ou elle ne souhaite pas le faire personnellement;

7.3.2 de veiller à ce que personne ne soit victime de discrimination pour ne pas avoir été vacciné, en raison de risques potentiels pour la santé ou pour ne pas vouloir se faire vacciner;

7.3.3 de prendre des mesures efficaces le plus tôt possible pour lutter contre les fausses informations, la désinformation et la méfiance concernant les vaccins contre la Covid-19;

7.3.4 de diffuser en toute transparence des informations sur la sécurité et les éventuels effets indésirables des vaccins, de travailler avec et réglementer les plateformes de médias sociaux pour empêcher la propagation des fausses informations;

7.3.5 de communiquer, de manière transparente, le contenu des contrats avec les producteurs de vaccins et de les rendre publics pour examen par les parlementaires et le public;

7.3.6 de coopérer avec des organisations non gouvernementales et/ou d’autres initiatives locales afin d’atteindre les groupes marginalisés;

7.3.7 de se rapprocher des communautés locales pour élaborer et mettre en œuvre des stratégies sur mesure visant à faciliter l’acceptation des vaccins;

7.4 en ce qui concerne la vaccination des enfants contre la Covid-19:

7.4.1 de veiller à un juste équilibre entre le déploiement rapide de la vaccination chez les enfants et l’examen justifié des préoccupations concernant la sécurité et l’efficacité des vaccins, et d’assurer la sécurité et l’efficacité complètes de tous les vaccins pour les enfants en mettant l’accent sur l’intérêt supérieur de l’enfant, conformément à la Convention des Nations Unies relative aux droits de l’enfant;

7.4.2 de mener des essais de haute qualité, en tenant dûment compte des garanties applicables, conformément aux recommandations et aux normes légales internationales, notamment de la répartition équitable des bénéfices et des risques pour les enfants inclus dans les essais;

7.4.3 de veiller à ce que les souhaits des enfants soient dûment pris en compte, en conformité avec leur âge et leur degré de maturité; lorsque le consentement de l’enfant ne peut pas être donné, de veiller à ce qu’un accord reposant sur des informations fiables et adaptées à son âge soit donné sous d’autres formes;

7.4.4 de soutenir le Fonds des Nations Unies pour l’enfance [UNICEF] dans les efforts qu’il déploie pour procurer à ceux qui en ont le plus besoin des vaccins de fabricants ayant passé des accords avec l’initiative COVAX;

7.5 en ce qui concerne la surveillance des effets à long terme des vaccins contre la Covid-19 et de leur innocuité:

7.5.1 d’assurer la coopération internationale pour la détection et l’élucidation en temps opportun de tout signal de sécurité au moyen d’un échange mondial, en temps réel, de données sur les manifestations postvaccinales indésirables [MAPI];

7.5.2 d’utiliser les certificats de vaccination uniquement dans le but désigné de surveiller l’efficacité du vaccin, les effets secondaires potentiels et les effets indésirables;

7.5.3 d’éliminer les ruptures dans la communication entre les autorités de santé publiques locales, régionales et internationales traitant des données MAPI, et de surmonter les faiblesses des réseaux de données de santé existants;

7.5.4 de rapprocher la pharmacovigilance des systèmes de santé;

7.5.5 de soutenir le domaine émergent de la recherche “adversomique”, qui étudie les variations interindividuelles des réponses vaccinales fondées sur les différences d’immunité innée, de microbiomes et d’immunogénétique.

8. En référence à la Résolution 2337 [2020] [https://pace.coe.int/fr/files/28773] sur les démocraties face à la pandémie de Covid-19, l’Assemblée réaffirme que les parlements, en tant que clés de voûte de la démocratie, doivent continuer de jouer leur triple rôle de représentation, d’élaboration de la loi et de contrôle en ces temps de pandémie. L’Assemblée demande donc aux parlements d’exercer ces pouvoirs, selon le cas, également en ce qui concerne la mise au point, l’attribution et la distribution des vaccins contre la Covid-19.