UOMINI DI STORIA
STORIA DI UOMINI
IL DIVINO
MARCHESE
Donatien-Alphonse-François de Sade
[2 giugno 1740 – 2
dicembre 1814]
il carnefice vittima
“La
crudeltà, come tutti i vizi, non richiede altro motivo che se stessa: ha
bisogno soltanto di una occasione.”
George
Eliot
PUBLIO ELIO TRAIANO ADRIANO
UOMINI
DI STORIA STORIA DI UOMINI
1950
anni fa nasceva Adriano l’Imperatore della Pax Romana
di
Daniela Zini
AKHENATON
UOMINI
DI STORIA STORIA DI UOMINI
Amenofi
IV l’Apostata
di
Daniela Zini
JULIAN PAUL ASSANGE
Se
WikiLeaks?...
di
Daniela Zini
MIKHAIL VASILYEVIC BEKETOV
Veni,
Vidi, Vi[n]ci
I.
Giornalista, cronaca di una morte annunciata
di
Daniela Zini
ZINE EL-ABIDINE BEN ALI
Ben
Ali in fuga dalla Craxi Avenue
di
Daniela Zini
PAOLO BORSELLINO
SOCIETA’
SEGRETE
II.
LA MAFIA
6.
MAFIA: “UN MUOITTU SULU ‘UN BAISTA, NI SIEBBONO CHIOSSAI!” a. Giovanni Falcone
e Paolo Borsellino furono sacrificati alla Ragione di Stato?
ANGELO BRUNETTI
114
anni fa nascava Ciceruacchio
di
Daniela Zini
ANTONINO CAPONNETTO
Memento
Memoriae di Antonino Caponnetto
di
Daniela Zini
ANTON PAVLOVIC CECHOV
Sakhalin:
l’Inferno dei reclusi a vita
di
Daniela Zini
BLAISE CENDRARS
Blaise Cendrars il soldato
vagabondo che inventò la Poesia Moderna
di
Daniela Zini
CONFUCIO
Confucio
e l’antica cultura
di
Daniela Zini
DARIO I IL GRANDE
La
gloria di Re Dario tramonta a Maratona
di
Daniela Zini
CECCO D’ASCOLI
Cecco
d’Ascoli astrologo senza paura
di
Daniela Zini
DWIGHT DAVID EISENHOWER
50
anni fa il monito di Eisenhower
di
Daniela Zini
GIOVANNI FALCONE
Omaggio
a Giovanni Falcone
di
Daniela Zini
MEMENTO
MEMORIAE
Giovanni
Falcone ce l’ha insegnato, la Mafia è un reato!
di
Daniela Zini
SOCIETA’
SEGRETE
II.
LA MAFIA
6.
MAFIA: “UN MUOITTU SULU ‘UN BAISTA, NI SIEBBONO CHIOSSAI!” a. Giovanni Falcone
e Paolo Borsellino furono sacrificati alla Ragione di Stato?
MOHANDAS KARAMCHARD GANDHI
La
non-violenza sconfiggerà la violenza
di
Daniela Zini
La
non-violenza sconfiggerà la violenza?
GESU’ DI NAZARET
Gesù
e le donne
di
Daniela Zini
Gesù
e i fanciulli
di
Daniela Zini
FLAVIO CLAUDIO GIULIANO
Giuliano
il restauratore del Paganesimo
di
Daniela Zini
JOHN MAYNARD KEYNES
Keynes, profeta del New Deal
di
Daniela Zini
MARTIN LUTHER KING
I have a dream…
di
Daniela Zini
THOMAS EDWARD LAWRENCE
125
anni fa nasceva El Aurens Lawrence d’Arabia
di
Daniela Zini
MALCOLM
Malcolm
X
di
Daniela Zini
NELSON
ROLIHLAHLA MANDELA
Nelson
Mandela una candela nel vento
di
Daniela Zini
BRADLEY EDWARD MANNING
Eroi
o traditori?
I.
Il processo di Bradley Manning minaccia il giornalismo di inchiesta
di
Daniela Zini
TOMAS GARRIGUE
MASARYK
Dopo
60 anni ancora un enigma la fine di Masaryk
di
Daniela Zini
JAFAR PANAHI
Omaggio
a Panahi
di
Daniela Zini
JORGE RAFAEL VIDELA REDONDO
Argentina
I. La Tripla A: un nome che semina morte
di
Daniela Zini
LEV NICOLAEVIC TOLSTOJ
UOMINI
DI STORIA STORIA DI UOMINI
105
anni fa moriva Lev Nicolaevic Tolstoj
La
personalità del marchese Donatien-Alphonse-François de Sade acquista più ampio
rilievo via via che il tempo trascorre, ma aumentano, di pari passo, le
relative divergenze di giudizio. Per alcuni, è quello che fu definito l’uomo
più nefando e dissoluto di tutti i tempi, l’autore di una lunga e triste catena
di opere orripilanti e proterve. Per altri, è il “pensatore più lucido dell’epoca
moderna” [Gilbert Lely], una “voce inaudita, dalle rivelazioni profonde”
[Maurice Heine], di una “mente titanica” [ancora Gilbert Lely].
Nessuno può credersi, in proposito, detentore della verità.
È
chiaro, a priori, che sul marchese de Sade pesa la condanna senza appello di
coloro che professano una morale confessionale; mentre gli può andare la
comprensione o, perfino, l’esaltato consenso dei materialisti a oltranza e
degli anarchici del pensiero. Per loro, il marchese de Sade è il Divino
Marchese.
Ricordiamo
le tappe principali della sua vita burrascosa.
Donatien-Alphonse-François
de Sade era discendente di Madonna Laura, amata e idealizzata da Petrarca [http://www.letteratura.rai.it/articoli/il-marchese-de-sade-secondo-antonio-debenedetti/28580/default.aspx].
Era figlio di Marie Elénore de Maillé de Carman, nipote del cardinale Armand-Jean du Plessis de Richelieu, e
del conte Jean-Baptiste de Sade, nato come i suoi padri ad Avignone. Donatien-Alphonse-François
nacque, invece, a Parigi, nel Palazzo Condé, il 2 giugno 1740.
Il Castello di Saumane de Vaucluse dove il marchese
Donatien-Alphonse-François de Sade trascorse la sua infanzia.
Della
sua prima giovinezza sappiamo soltanto che ebbe come primo precettore uno zio
abate e che, a soli quattordici anni, lasciò il Collegio dei Gesuiti per
entrare nei cavalleggeri, all’inizio della Guerra dei Sette Anni.
Giovanissimo
capitano, il marchese de Sade si distingue subito per un comportamento
precocemente libertino, tanto che il padre, nel 1763, minaccia di diseredarlo
se non rinuncia ai facili amori per sposare la figlia di Claude-René Cordier de
Launay de Montreuil, un ricco magistrato, Renée-Pélagie de Launay de Montreuil.
Il
matrimonio viene celebrato, in quello stesso anno, ma non muta il carattere e
la vita del marchese, il quale, sei mesi dopo, conosce, per la prima volta, la
prigione di Vincennes in seguito a eccessi non meglio precisati.
Non
vi rimane che quindici giorni, ben poca cosa se si pensa che le sue reclusioni,
in carcere o in manicomio, dureranno, complessivamente, più di ventisette anni!
La
moglie e la suocera – la presidentessa Marie-Madeleine Masson de Plissay –
hanno dall’inizio un significato e una importanza singolari nella vita del marchese
de Sade. La prima è un esempio luminoso di fedeltà, di pietà e di amore
coniugale. Gli storici e i biografi non hanno che parole di ammirazione per
questa creatura costantemente tradita, vilipesa, costretta a sacrifici di ogni
genere, eppure solidale sino alla fine con il suo impossibile marito.
Il Castello di
Vincennes
La cella in cui il marchese Donatien-Alphonse-François de Sade fu rinchiuso, ininterrottamente, dal 1777 al 1784, nel Castello di Vincennes.
La
suocera è, per contro, l’implacabile persecutrice, colei che non solo non fece
mai nulla in favore del genero, ma adoperò la sua energia e la sua influenza
per “punirlo” nel modo più autoritario, evitandogli unicamente ciò che avrebbe
potuto compromettere il nome e gli interessi della sua famiglia.
Tra
de Sade e la suocera si svolse, pertanto, una sorda e accanita lotta, nella
quale il marchese fu, sempre, soccombente.
Il Castello del marchese
Donatien-Alphonse-François de Sade, a Bonnieux, in
Francia.
Il Castello del
marchese Donatien-Alphonse-François
de Sade, a Lacoste, in Francia.
Giova
dire – e questa osservazione dovrà iniziare a orientare il lettore nei più
segreti abissi della personalità di de Sade – che il marchese appare non solo
incapace di evitare le conseguenze e le sanzioni relative al suo comportamento
sfrenato e asociale, ma quasi inconscio provocatore dell’altrui collera esasperata.
Basti pensare al primo tra i famosi episodi che crearono a de Sade la fama di
squartatore di donne e di pericolosissimo erotomane: quello di Rose Keller [https://www.youtube.com/watch?time_continue=20&v=jJZMStBm9hI]. La
mendicante in questione fu invitata dal marchese de Sade in una sua villa, il
giorno di Pasqua del 1768. Venne invitata a spogliarsi e sottoposta a
fustigazione. Fuggì calandosi dalla finestra e ne seguì grave scandalo, arresto
del marchese ed esilio.
Il
succedersi dei prossimi avvenimenti nella vita del marchese de Sade permette di
porre ancora più in evidenza questo tratto paradossale della sua già
eccezionale e abnorme personalità.
Lo
troviamo, infatti, nel 1771, riunito alla moglie nella sua proprietà di Lacoste,
in Provenza.
Vi
è, anche, la giovane cognata, la canonichessa Anne-Prospère de Launay de
Montreuil…
Il
libertino la seduce, probabilmente attratto dal “fascino del proibito” –
adulterio con una parente e sacrilegio – e dall’idea di prendersi una vendetta
contro la suocera tirannica.
Non
contento di avere messo nuovamente in allarme il parentado, de Sade provoca a
Marsiglia, l’anno dopo, uno scandalo ancora più grave di quello parigino:
somministra ad alcune donne da trivio certe pastiglie, per cui viene accusato
di avvelenamento e di sodomia. Condannato a morte in contumacia si affretta a
riparare a Chambéry, dopo un viaggio in Italia, in compagnia
dell’innamoratissima cognata…
Ma
la suocera, doppiamente offesa nell’onore materno e familiare, ottiene dal re
di Sardegna che il marchese de Sade venga arrestato e imprigionato nel Castello
di Miolans.
L’anno
dopo, grazie all’intervento di un gruppo di armati arruolati dalla moglie, il
marchese evade e ripara a Grenoble.
Da
allora, la vita di de Sade è una continua serie di avventure: spostamenti,
fughe, incarcerazioni, feste licenziose a Lacoste…
Nel
giugno del 1775, lo ritroviamo in Italia, ancora ricercato dalle autorità del
suo Paese.
Deve
rientrare per mancanza di fondi.
Nuovamente
arrestato, rimarrà questa volta ben dodici anni, dal 1777 al 1790, salvo un
breve periodo, nel carcere di Vincennes o alla Bastiglia.
Sono
anni decisivi, nei quali si manifesta, in tutta la sua mostruosa grandezza, il
“genio” di de Sade, giacché in carcere il fatale prigioniero, impossibilitato a
tradurre in atto la benché minima parte dei suoi violenti impulsi, li sfoga
immaginariamente, ingranditi e potenziati senza limite.
Ed
ecco una prima serie di scritti atrocemente famosi: massimo tra i quali, Le 120 giornate di Sodoma, lasciato
incompleto e il cui manoscritto fu ritrovato nei primi anni del secolo scorso.
Dopo la sua liberazione, avvenuta a breve distanza dallo scoppio della
Rivoluzione Francese [2 aprile 1790], seguiranno altre opere non meno celebri: Justine, Juliette, La filosofia nello
spogliatoio, per citare soltanto le più universalmente note, e un genere
che già allora, pur in un clima incandescente ed eversivo, iniziò a creare a de
Sade la fama orrenda che, ancora oggi, ne circonda il nome.
Il Castello del
marchese Donatien-Alphonse-François
de Sade, che vantava quarantacinque stanze, venne acquistato da
Pierre Cardin e trasformato in un teatro. A luglio, ospita il Festival di
Lacoste.
Le
ulteriori vicende della vita del marchese de Sade sono pressoché analoghe alle
precedenti. Alternativamente gradito e sgradito ai nuovi reggitori, passa in prigione
all’incirca tutto il 1794.
Cambiato
il regime e iniziatasi l’era napoleonica, era fatale che il marchese de Sade
incorresse nelle ire della nuova amministrazione.
Pressoché
tutti i suoi biografi gli hanno attribuito la paternità di una novella anonima
apparsa nel 1800, Zoloé e i suoi accoliti,
che contiene strali satirici e violente invettive contro Napoleone Bonaparte, Jean-Lambert Tallien, Paul-François-Jean Nicolas
Barras, Jeanne-Marie-Ignace-Thérésa Cabarrus, nota come Madame
Tallien, e Jacqueline Visconti. E per molti, è stata questa opera ad
attirare sul capo del marchese i fulmini non facilmente placabili di Napoleone.
Sia come sia, il marchese de Sade passa gli ultimi anni della sua vita
nuovamente recluso: a Sainte-Pélagie, a Bicêtre e, infine, all’asilo dei pazzi
di Charenton, come uomo – scrive il prefetto Luois-Nicolas Dubois –“incorreggibile, in uno stato
perpetuo di demenza libertina”. Qui scrive altre opere, dà filo da torcere
alle autorità di dentro e di fuori, e, infine, deperisce e muore, il 2 dicembre
1814, probabilmente di edema polmonare.
Sepolto
nell’oblio per larga parte dell’Ottocento, il caso de Sade è stato riaperto
solo dopo qualche decennio e non finisce di interessare.
È
a tutti noto che il suo nome ha dato origine al vocabolo sadismo, introdotto in
psicopatologia sessuale da Richard von Kraft-Ebing, nel 1869, per definire quel
comportamento sessuale in cui si trae piacere dalle violenze e dai tormenti –
materiali o morali – inflitti al partner.
Meno
noto è che il marchese de Sade, nelle sue opere più importanti, sfoggia uno
spirito di osservazione, di deduzione e di classificazione che in certi momenti
verrebbe voglia di chiamare scientifico. L’intenzione filosofica è, sempre,
presente nei libri del marchese de Sade. È una filosofia, beninteso, atea e
materialistica, che non lascia posto ad alcuna sorta di sentimenti e che
dichiara l’uomo un semplice portatore di istinti, ossia naturalmente aggressivo
e avido di piacere. I personaggi di de Sade, talvolta, tralasciano di attendere
ai loro incredibili eccessi e dissertano lungamente, svolgendo questa o quella
tesi del sistema filosofico caro al loro creatore.
Il Castello del marchese marchese Donatien-Alphonse-François
de Sade a Lacoste, in Francia.
Pierre Cardin
Ma
già dai primi studiosi che si occupavano del problema era stato osservato che
il sadismo allo stato puro, di fatto, non esiste, neppure dove sfocia in vere e
proprie azioni e che in sede psicopatologica tale unilateralità è ancora meno
concepibile. Nel comportamento dei sadici si notano, infatti, assai sovente,
anche in modo palese, esigenze del tutto opposte a quella di far soffrire, vale
a dire desideri di essere offesi, vilipesi, tormentati. Questi ultimi impulsi
contraddistinguono la deviazione che fu chiamata sempre da Kraft-Ebing
masochismo dal nome di Leopold von Sacher-Masoch che la illustrò in vari libri
più o meno autobiografici. In realtà, sadismo e masochismo sembrano essere due
facce dello stesso prisma; e, giustamente, pertanto, in psicopatologia, è stato
introdotto il termine sado-masochismo per indicare, unitariamente, qualsiasi
relazione abnorme tra sessualità e dolore.
Il Monumento al
marchese Donatien-Alphonse-François
de Sade di fronte al Castello di Lacoste.
Sigmund
Freud, com’è naturale, si interessò moltissimo ai problemi del sadismo e del
masochismo: problemi che non sono, in sé, di natura morale o criminologica,
bensì fondamentalmente bio-psicologici. Secondo il pensiero più maturo del
grande psicologo, esistono nell’uomo due correnti istintive fondamentali:
quelle erotiche e quelle distruttive. Nella vita sessuale normale, la
distruttività è, per così dire, assorbita e legata dalle cariche erotiche ed è,
pertanto, inoffensiva. Ragioni profonde, riconducibili ai primi periodi dello
sviluppo infantile, possono, tuttavia, provocare uno sfasamento, un “disimpasto”
degli istinti primari e dare luogo alle deviazioni sadistica o masochistica.
Per Freud, che credeva in un primordiale istinto di morte, le spinte sadiche
non sono che manifestazioni estroflesse, “centrifughe”, di tale istinto, il
quale sottenderebbe un masochismo primario dell’uomo. Sadismo e masochismo
appaiono, tuttavia, indissolubili; e, in sede clinica, tutta la più illuminata
esperienza psicoanalitica tende a confermare la tesi freudiana: sadismo e
masochismo possono essere “mobilitati” a copertura e smentita l’uno dell’altro.
È, oramai, largamente accettata in psicoanalisi la tesi secondo cui, negli
adulti, il sadismo è una difesa più o meno inconscia contro fantasie e desideri
masochistici. In altri termini, potremmo dire che il soggetto, terrorizzato dai
suoi stessi impulsi autolesionistici e autodistruttivi, cerca a qualunque costo
di smentirli e di dare loro uno sfogo all’esterno. Da qui la sua crudeltà negli
avvicinamenti sessuali, le sue “imposizioni”, le sue pratiche di violenza…
Se
ora proviamo ad applicare tali vedute psicoanalitiche alla vita e all’opera di de
Sade, cogliamo, immediatamente, il Divino Marchese è stato, in pratica e in
teoria, qualcosa di molto diverso da un… sadista. Cogliamo, innanzitutto, la
lunga serie di punizioni e di disgrazie cui il marchese de Sade è andato
incontro, sospinto da una fatalità interiore. Cogliamo che nelle sue
sfrenatezze, spesso e volentieri, chiedeva di essere, a sua volta, fustigato e
tormentato – non diversamente, d’altronde, da ciò che fanno vari personaggi dei
suoi romanzi.
Nelle
pagine di Justine o di Juliette ci imbattiamo in individui che
predicano il più sfrenato immoralismo, ma anche in riflessioni atte a far
intendere che rispetto a tali posizioni e comportamenti, l’autore è, al tempo
stesso, affascinato e tremebondo. La continua, furiosa protesta dei personaggi
di de Sade contro la divinità, le leggi e la morale, è troppo estremistica
perché si possa prenderla alla lettera. Molto più plausibile è che si tratti di
quello che, in termini psicoanalitici, si potrebbe chiamare un cospicuo
“meccanismo di difesa”, in base al quale de Sade, riconoscendo, nelle
profondità del suo inconscio, il dominio di certe istanze, ne attacca
disperatamente i rappresentanti esterni – veri o presunti –, esponendosi, così,
in ultima analisi, sul piano pratico, alla loro sanzione. Molte, troppe volte
il marchese de Sade si è comportato come chi, in fondo, vuole attirare su di sé
l’odio, la condanna e il tormento.
Troppe
volte de Sade ci si presenta come… un masochista!
Specie
nell’ultima parte della vita – e le sue lettere sono là a indicarlo! –, de Sade
alterna atteggiamenti protervi e umili, di sfida e di servilismo di fronte ai
potenti, non diversamente – fatte le debite proporzioni – dallo spaventoso duca
de Le 120 giornate di Sodoma, capace
delle più spaventose violenze, ma con un fondo di abietta vigliaccheria; o dal
cinico Dolmancé de La fifolosofia nello spogliatoio, con le sue
bizzarre fantasie di passività.
D’altronde,
anche sul piano letterario, non è pensabile che de Sade si facesse illusioni.
Anche se filosofi e scienziati e uomini di cultura hanno rivalutato la sua
opera come ben degna di studio e per la indiscutibile, infernale grandiosità
che la contraddistingue, è chiaro che in nessuna società civile, da parte di
nessun tipo di opinione media, è, mai, venuto o potrà, mai, essere dato, sugli
scritti del marchese de Sade, un giudizio che non sia di ripulsione e di
condanna.
L’apprezzamento
del suo stile da parte di un certo numero di critici, l’interesse di psicologi
e sessuologi per l’ossessivo catalogare di aberrazioni – tutto ciò non toglie
all’opera di de Sade se non una piccola parte del “peso di opinione” che
inesorabilmente la schiaccia. E anche questo, a mio avviso, fa parte delle
inconsce esigenze di de Sade: del
suo oscuro, inconsapevole bisogno di offrirsi come vittima, cosicché il suo
nome fosse, nei secoli, vilipeso dai più e la sua figura abbandonata, per dirla
con Stéphan-Étienne Mallarmé:
“Aux noirs vols du Blasphème épars dans le Futur…”
“La cruauté, bien loin d’être un vice, est le premier sentiment qu’imprime
en nous la nature ; l’enfant brise son hochet, mord le téton de sa nourrice,
étrangle son oiseau, bien avant que d’avoir l’âge de raison.”
Donatien-Alphonse-François de Sade
Daniela Zini
Copyright © 27 marzo
2019 ADZ