“Io non ho in mio potere che ventisei soldatini di piombo, le ventisei lettere dell’alfabeto: io decreterò la mobilitazione, io leverò un esercito, io lotterò contro la morte.”

Nikos Kazantzakis

Entrando nella sede delle Nazioni Unite a New York si legge:


Bani adam a’za-ye yek peikarand,
Ke dar afarinesh ze yek gouharand.

Chu ‘ozvi be dard avard ruzgar,
Degar ‘ozvha ra namanad qarar.

To kaz mehnat-e digaran bi ghammi,
Nashayad ke namat nehand adami.

I figli dell’Uomo sono parti di un unico corpo,
Originate dalla stessa essenza.

Se il destino arreca dolore a una sola,
Anche le altre ne risentono.

Tu, che del dolore altrui non ti curi,
Tu non sei degno di essere chiamato Uomo.

Abu ‘Abdallah Mosharref-od-Din b. Mosleh Sa’di, Golestan

traduzione dal persiano di Daniela Zini

Dormire, dormire e sognare…

Sognare di una vita senza sofferenza e senza paura.

Sognare di Esseri capaci di amare oltre il limite, oltre la realtà, oltre ogni cosa, oltre la vita.

Fino dall’Antichità le donne scrittori hanno sognato una nuova era di pace mondiale.

Non ha alcun senso dire che le guerre sono una conseguenza del capitalismo o della malvagia natura degli uomini o dei sentimenti nazionalistici.

Certo, il produttore di armi e altri gruppi capitalistici possono avere interesse che scoppi una guerra, ma questo non significa che la loro volontà sia una determinante sufficiente a farla scoppiare. All’interno di ciascuno Stato i produttori di grano hanno interesse alla carestia, i costruttori di case hanno interesse che divampino incendi che distruggano città, ma non per questo si verifica la carestia o le nostre città sono distrutte dagli incendi. In ogni Stato l’ordinamento giuridico prevede argini che frenino e contengano le forze distruttrici pericolose per la vita collettiva. Le forze distruttrici prevalgono in campo internazionale solo perché mancano analoghi argini giuridici.

È probabile che, in certe occasioni, i gruppi capitalistici che ottengono l’appoggio dei governi per conseguire l’esclusività di alcuni mercati, l’appalto di lavori pubblici, l’emissione di prestiti e altri privilegi nei Paesi politicamente tanto deboli da subire l’influenza di potenze straniere, possano, senza volere la guerra, spingere a essa, facendo nascere attriti e alimentando pericolosi contrasti tra Stati. Ma anche questo avviene solo perché manca un ordine giuridico internazionale.

Se tutti gli uomini fossero animati nei loro reciproci rapporti da sentimenti di fraternità evangelica non vi sarebbe bisogno di alcuna forma di coazione legale.

L’ordinamento giuridico è, dunque, una necessità, tanto nei rapporti tra singoli individui, quanto nei rapporti tra singoli Stati.

D’altra parte i sentimenti nazionalistici anti-sociali non possono considerarsi caratteristiche psichiche innate. Sono frutto della politica: come la politica può ingenerarli, così può soffocarli.

Le lingue, le etnie, le religioni, i costumi diversi non impediscono una pacifica convivenza.

Alla fine della Prima Guerra Mondiale vi fu un serio tentativo di assicurare la pace nel mondo con una nuova organizzazione internazionale.

Quel tentativo fece completo fallimento.

Perché?

Perché – dicono alcuni – gli Stati Uniti non vollero entrare nella Società delle Nazioni: mancando gli Stati Uniti, la Società delle Nazioni non aveva il prestigio e la forza sufficienti per mantenere l’ordine internazionale.

In verità, la partecipazione degli Stati Uniti non avrebbe potuto migliorare di molto la Società delle Nazioni. Gli Stati Uniti, conservando, come gli altri membri la loro assoluta sovranità, avrebbero cercato di adoperare anch’essi l’istituzione ginevrina per il raggiungimento dei loro obiettivi di politica nazionale.

Quando il Giappone invase la Manciuria, la Francia e l’Inghilterra impedirono che la questione fosse portata davanti all’assemblea della Società delle Nazioni, nonostante risultasse a tutti evidente l’aggressione, perché non volevano mettere in pericolo i loro possedimenti in Oriente. Quando si profilò la minaccia di un’aggressione dell’Abissinia da parte dell’Italia, il governo di Laval profittò della buona occasione per negoziare degli accordi a vantaggio della Francia, promettendo di non consentire altro che mere sanzioni collettive puramente simboliche, da cui lo Stato aggressore non avrebbe avuto alcun danno.

Se fossero stati presenti i rappresentanti americani nel consiglio della Società delle Nazioni avrebbero fatto, al pari dei loro colleghi inglesi e francesi, eloquenti discorsi sulla sicurezza indivisibile ma, in pratica, quando si fosse trattato di prendere delle decisioni, avrebbero guardato solo ai particolari interessi degli Stati Uniti, appoggiando – a seconda della convenienza – l’uno o l’altro dei diversi blocchi in contrasto, senza tenere conto alcuno del diritto e degli impegni presi con la firma del “covenant”.

Vi è, poi, chi ritiene che il fallimento della Società delle Nazioni si debba imputare a un difetto secondario, non essenziale, della sua struttura: non disponeva di una forza propria per esercitare la polizia internazionale. L’espressione “polizia internazionale”, quando viene adoperata in questo senso, è assai equivoca e porta facilmente fuori strada. le operazioni militari, anche se si fossero volute attuare, risultando tanto più costose e avendo tanta minore probabilità di successo quanto più potente era lo Stato che aveva violato la legge, molto facilmente sarebbero servite solo per imporre il rispetto dell’ordine giuridico alle piccole potenze, giammai a quelle maggiori – così il mantenimento dell’ordine internazionale sarebbe stato solo l’ipocrita veste per mascherare l’egemonia degli Stati più forti.

Pretendere di costituire una forza armata a disposizione di una Società delle Nazioni di cui facevano parte Stati sovrani, avrebbe, d’altra parte, significato mettere il carro davanti ai buoi, poiché le forze armate sono il mezzo per l’affermazione concreta della sovranità, nessuno Stato avrebbe voluto concorrere alla creazione di un esercito internazionale, atto a imporgli una volontà estranea alla propria.

E seppure, per assurdo, fosse stata superata questa difficoltà, come si sarebbe potuto praticamente organizzare un tale esercito?

La nomina del comandante in capo, l’obbedienza dei soldati nel caso in cui avessero dovuto applicare misure coattive contro i connazionali, la preparazione dei piani di guerra, sono tutte cose inconcepibili se non esiste un vero governo unitario incaricato della difesa, se i soldati non hanno una cittadinanza superstatale che si traduca in un senso di fedeltà a un tale governo e, infine, se non fosse stata eliminata ogni possibilità di guerra tra gli Stati associati.

Nella nostra infelice epoca, ogni istante che viviamo, è segnato da orribili exploits di guerra e il denaro, del quale avremmo tanto bisogno per debellare Fame e Malattia, dispensato in fumo dagli Stati, sotto la copertura di progetti, presunti scientifici, che malcelano lo scopo di accrescere la loro potenza militare e il loro potere di distruzione futura.

Noi non siamo capaci di controllare né la natura né noi stessi.

Quante guerre risultano dall'incomprensione dell'Altro?

Tutte!
La Seconda Guerra Mondiale ne è un triste esempio.

Un esempio inaudito di intolleranza e di incomprensione che ha portato all'esclusione di tutto un popolo.

La stupidità dell'uomo risiede nel compiacersi a restare ignorante e come dice Albert Einstein:

“Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana; ma per quel che riguarda l'universo, io non ne ho acquisito ancora la certezza assoluta.”

Roma, 20 gennaio 2014

Daniela Zini

mercoledì 29 luglio 2020

New Ghislaine Maxwell Case Motions and Updates Will Surprise You!

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DISOBBEDIRE di Daniela Zini


DISOBBEDIRE

“Io credo che sia necessario disobbedire. La disobbedienza contro le leggi ingiuste è stata la parte migliore della storia di questo paese, non di una sola parte politica ma della storia civile e culturale di questo nostro paese.”

lo afferma Fratoianni in una intervista a Radio Radicale [http://nicolafratoianni.it/2018/12/04/disobbedire-a-leggi-ingiuste-e-necessario/].

“Come sapete in caso di stato di necessità si possono anche violare le leggi.”

a me non risulta, ma, se lo diceva Delrio a Rainews24, dobbiamo credervi [https://www.ilgiornale.it/news/politica/pure-pd-sperona-gdf-necessit-si-pu-violare-legge-1718551.html].

Pietro Marrone, Luca Casarini e Mimmo Lucano hanno deciso di disobbedire a leggi ingiuste e inumane e non scappano, come ha fatto il Ministro Della Mala Vita, di fronte alle conseguenze delle proprie azioni e delle proprie idee. Loro oggi ci fanno sentire fieri di essere italiani.”,

E, infine, se non altro per par condicio, quest’altra perla di saggezza:

“Alle leggi sbagliate non bisogna obbedire ma disobbedire finché non vengono cambiate.”,

Mi permetto di fare l’Avvocato del Diavolo con una riflessione controtendenza:

“Perché si parla tanto di “disobbedire alle leggi” e non di “rispettare le leggi”?
Se viviamo in uno Stato di Diritto e siamo Cittadini con pari diritti e altrettanti doveri, primo tra tutti il rispetto della legge, demandiamo, poi, il senso del giusto e dello sbagliato alla morale soggettiva?
Se non si condividono le leggi vigenti si possono promuovere politiche e comportamenti che, democraticamente, portano alla modifica o, perfino, alla abrogazione della legge medesima, seppure la differenza di potere legislativo tra parlamento e Popolo rende estremamente difficile per il secondo il compito di modificare o correggere leggi ingiuste o malfatte.
La distanza tra chi governa e chi è governato rende difficile al primo di rendersi conto o di accettare le difficoltà e le lamentele del secondo.
Chi si ribellò alle leggi razziali in Italia, all’insorgere del nazismo in Germania, alla caccia alle streghe nell’America maccartista sotto l’amministrazione Truman, alla rivoluzione culturale di Mao… fu una minoranza che dimostrò di avere una coscienza, che gli consentì di accettare le più estreme conseguenze della sua scelta.
È stata la Storia di poi a mostrare e a dimostrare a tutti noi chi avesse ragione…
Gli antifascisti italiani, i liberali americani, gli oppositori di Mao…
Ma riusciamo a dirlo, OGGI, con il senno di poi, di cui sono piene le fosse.
Diciamocela tutta: se il fascismo avesse vinto in Europa, forse, l’antisemitismo, OGGI, sarebbe un fatto normale per la maggioranza di noi.
I signori che invitano alla disobbedienza sono gli stessi signori che siedono in parlamento e che votano leggi, che, poi, secondo il contesto sociale-storico-culturale del momento, sono pronti non solo a rinnegare e a considerare sbagliate, ma anche a invocare di violarle.
Ieri, un sedicente LUCA ROSSI, a commento del mio post su Faceboook:

PIENAMENTE D'ACCORDO CON IL MEDICO CHE PARLA DA SCIENZIATO E NON DA PROFETA, MAGO O VEGGENTE
SAREBBE COME DIRE CHE RINUNCIO A VIVERE PERCHÉ SO CHE DEVO MORIRE.
E PER GIUNTA LA MORTE È CERTA, LA SECONDA ONDATA NO!
Covid Italia, il virologo e lo stato d'emergenza: «No a proroga su base di ipotesi»

ha, così, replicato:

“Cara Daniela credo tu sappia che il dialogo non si faccia con la forza, che dici! Io credo tu possa immaginare che le problematiche si possano restrutturare... In giro non so quanto terrore ci sis, io ho trovato pridenza e spero di trovarne ancora. All'estero non sono rigorosi e ci stanno lodando per la stabilità. Se invece lo scopo é rovesciare il potere aprendo il vaso di pandora buon lavoro ma attenzione! La rivoluzione framcese é ottimo esempio.”

Chi mi conosce sa che io non utilizzo, mai, la mia bacheca per un’arena, ma non potevo lasciar cadere una tale affermazione da parte di chi non conosco e non mi conosce e ho ribattuto:

Luca Rossi, sulla base di cosa lei scrive: “Cara Daniela credo tu sappia che il dialogo non si faccia con la forza, che dici! Io credo tu possa immaginare che le problematiche si possano restrutturare... In giro non so quanto terrore ci sis, io ho trovato pridenza e spero di trovarne ancora. All'estero non sono rigorosi e ci stanno lodando per la stabilità. Se invece lo scopo é rovesciare il potere aprendo il vaso di pandora buon lavoro ma attenzione! La rivoluzione framcese é ottimo esempio.”?
Io ho parlato di violenza e quando?
Non si faccia mio interprete, anche se il mio tempo è limitato io non delego nessuno a farmi da portavoce, ancor meno persone che non conosco e non mi conoscono.
Utilizzi il suo tempo per cose più importanti anziché mettermi in bocca cose che non scrivo, non dico e on penso. Quanto al “fare attenzione”, so quello che faccio e me ne assumo la responsabilità e le debite conseguenze.
La saluto.”

Perché tutto questo excursus?
Perché, per l’ennesima volta, mi sono chiesta:

“Perché lo faccio?
Perché, come direbbe un Amico, non me ne sto distante dalle menate dei Padroni del Mondo?
Perché sono una povera idiota, che crede, come il Principe Lev Nikolayevich Myshkin, che la Bellezza salverà il Mondo.”

Nel 1848, lo scrittore americano Henry David Thoreau fu arestato per non aver pagato una tassa di finanziamento della guerra in Messico. Rilasciato dietro cauzione, versata da una parente contro la sua stessa volontà, Thoreau pronunciò l’anno successivo, durante una pubblica assemblea, un discorso che sarebbe, poi, stato pubblicato e avrebbe ispirato molti personaggi noti e influenti, nei decenni a venire.
Il titolo di questa sua orazione era Resistenza al governo civile, poi mutato in Disobbedienza civile, con cui divenne conosciuto ai più.
Al di là del tema specifico che scatenò l’intera vicenda e provocò l’arresto – il rifiuto di pagare la poll-tax di 1 $ per finanziare la cosiddetta “Guerra di Mister Polk” –, il pensatore americano si pone un quesito fondamentale, ovvero se sia giusto obbedire a leggi che ledono la coscienza dell’individuo e, più in generale, sottostare a uno Stato che non tiene conto della volontà dei suoi Cittadini.
Secondo Thoreau, innanzitutto, si deve rispettare la propria coscienza, “la percezione e l’attuazione del giusto”.
Le stesse leggi dello Stato dovrebbero essere formulate secondo coscienza, rispettando la dignità di tutti i Cittadini e non solo dei più potenti o dei più ricchi.
Buon proseguimento di giornata.

Daniela Zini


lunedì 27 luglio 2020

Лукашенко: По этим буржуям в Белгазпромбанке вижу, сотни миллионов денег...

FMI ALLA BIELORUSSIA: 940 MILIONI DI DOLLARI SE FATE COME L’ITALIA - TG ...





IL FONDO MONETARIO INTERNAZIONALE GLI AVEVA OFFERTO 940MILIONI DI DOLLARI PER ADOTTARE LE STESSE MISURE DI CONTROLLO ADOTTATE DALL'ITALIA.
MA LA BIELORUSSIA E' UNA DEMOCRATURA!
L'ITALIA LO FA PER NULLA!


domenica 26 luglio 2020

16 SETTEMBRE 2019 incendio nel Centro di Ricerca Statale di Virologia e Biotecnologia, VECTOR, di Koltsovo di Daniela Zini

16 SETTEMBRE 2019
incendio nel Centro di Ricerca Statale di Virologia e Biotecnologia, VECTOR, di Koltsovo

Centro di Ricerca Statale di Virologia e Biotecnologia, Vector, di Koltsovo.

Il lunedì 16 settembre dello scorso anno, circa un mese prima della simulazione di una epidemia di un nuovo Coronavirus zoonotico trasmesso dai pipistrelli, organizzata, il 18 ottobre, dal Johns Hopkins Center for Health Security in collaborazione con il World Economic Forum e la Bill and Melinda Gates Foundation [https://www.youtube.com/watch?v=AoLw-Q8X174, https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=0-FQbhkWYuY&feature=emb_title]  e dell’inizio dei Giochi Militari Internazionali a Wuhan https://www.youtube.com/watch?v=gCdAY-AOG-o&t=13s, https://www.youtube.com/watch?v=yzdN_Ih3Xw8], sempre il 18 ottobre, una fuga di gas aveva causato una esplosione e un incendio all’interno del Centro di Ricerca Statale di Virologia e Biotecnologia [Vector], che si trova nella isolata città siberiana di Koltsovo, vicino alla città di Novosibirsk, a 600 miglia dal confine con la Mongolia.
La struttura, composta da 6 piani e realizzata in cemento e acciaio, è il secondo centro al mondo insieme all’US Center for Disease Control di Atlanta a contenere campioni dei virus di Antrace, Ebola e Vaiolo.
 



L’incidente era avvenuto durante i lavori di ristrutturazione di una sala al quinto piano dell’edificio e un dipendente era rimasto ferito riportando sul corpo ustioni di terzo grado [https://www.theguardian.com/world/2019/sep/17/blast-sparks-fire-at-russian-laboratory-housing-smallpox-virus].
Istituito nel 1974, il centro Centro di Ricerca Statale di Virologia e Biotecnologia [Vector] era, in epoca sovietica, sito di ricerca per lo sviluppo di vaccini e di protezione contro le armi biologiche e batteriologiche.
Fu proprio in questo centro che morì un uomo, nel 2004, dopo essersi punto con una siringa contenente il virus dell’Ebola.
Il Vaiolo è stato responsabile di circa 300 milioni di morti nel secolo scorso.
L’ultima vittima diretta del virus fu Janet Parker, una fotografa di medicina, che, nel 1978, entrò in contatto con un campione di Vaiolo, in un laboratorio della Birmingham Medical School.
Il direttore del laboratorio, Henry Bedson, si suicidò prima che la morte di Janet Parker fosse confermata, per il rimorso di avere fatto uscire il virus dalla struttura. Dopo il contagio, la fotografa era entrata in contatto con molte persone, ma solo la madre della fotografa contrasse il Vaiolo e ne fu, poi, curata.
Un anno dopo l’accaduto, il Vaiolo fu considerato, ufficialmente, eradicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, e dopo un acceso dibattito – con i Paesi più colpiti dall’epidemia, che premevano per la totale soppressione dei campioni, considerati una potenziale minaccia – si decise di custodire due campioni del virus da studiare, in caso di improvvise recrudescenze della malattia presso l’US Center for Disease Control di Atlanta, negli Stati Uniti, e il Centro di Ricerca Statale di Virologia e Biotecnologia [Vector] di Koltsovo, in Russia.

“[…] La vaccinazione di routine contro il Vaiolo è stata sospesa nel corso degli Anni ‘70 in tutti i Paesi Occidentali. Negli Stati Uniti l’ultimo caso di Vaiolo si è avuto nel 1949 e la vaccinazione è stata interrotta nel 1972. In Italia, ufficialmente, è stata abrogata nel 1981. In anni recenti solo scienziati, medici e professionisti che lavoravano a contatto con virus simili a quelli del Vaiolo in ambienti di ricerca hanno ricevuto il vaccino.
Dopo l’11 settembre 2001 il governo statunitense si è allertato contro il rischio di un attacco bioterroristico. Ha quindi cominciato a produrre nuove dosi di vaccino per essere in grado di immunizzare la popolazione americana nel caso di una nuova epidemia di Vaiolo e all’inizio di dicembre 2002 il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha offerto la possibilità ai cittadini americani che lo desiderano di vaccinarsi contro il virus del Vaiolo. A fine marzo 2003 sono stati vaccinati oltre 350 mila americani, tra civili appartenenti alle istituzioni sanitarie e militari impegnati in azioni di guerra in Iraq. Dopo che si sono verificati alcuni casi di reazione alla vaccinazione, le istituzioni sanitarie americane hanno pubblicato delle Linee Guida per dare indicazioni ai medici sull’opportunità di sospendere la vaccinazione in persone che presentano condizioni cardiache e che, quindi, possono correre rischi finché gli effetti collaterali della vaccinazione non saranno esplorati più a fondo.
L’Italia possiede oggi 5 milioni di dosi di vaccino antivaioloso che attraverso le diluizioni possono arrivare a 25 milioni di dosi. Tuttavia, date le complicanze possibili, il Ministero della Salute sconsiglia una vaccinazione estesa alla popolazione in assenza di pericolo imminente.”

Nel gennaio del 2018, veniva pubblicata su una rivista scientifica, la notizia [https://www.folio.ca/creation-of-synthetic-horsepox-virus-could-lead-to-more-effective-smallpox-vaccine/], già apparsa su Science [https://www.sciencemag.org/news/2017/07/how-canadian-researchers-reconstituted-extinct-poxvirus-100000-using-mail-order-dna], nel luglio del 2017, che alcuni ricercatori canadesi dell’Università di Alberta, coordinati dal virologo David Evans, avevano creato il virus del Vaiolo in laboratorio e avevano pubblicato on-line, all’interno di un articolo scientifico sulla prestigiosa rivista PLOS ONE la procedura per ottenerlo [https://journals.plos.org/plosone/article/comments?id=10.1371/journal.pone.0188453, https://journals.plos.org/plosone/article/comment?id=10.1371/annotation/495105f7-8b0a-4b7e-a617-c89c26d5b308, https://journals.plos.org/plosone/article/comment?id=10.1371/annotation/39200e3e-0d6b-493b-b626-cc7dfd437c65]. Per creare il virus del Vaiolo, denominato horsepox virus [Hpvx], i virologi avevano acquistato sul Web, da comporre come  pezzi di un puzzle, singoli frammenti di DNA, costati 100mila dollari e finanziati dalla Tonix, un’azienda farmaceutica di New York, [https://www.youtube.com/watch?v=lDEgg8L13qY].


Il virologo David Evans [a destra] e il ricercatore associato Ryan Noyce.

Lo studio canadese e la sua pubblicazione sull’acquisto on-line di frammenti di DNA, usati poi per costruire una versione sintetica del virus del Vaiolo, aveva fatto molto discutere la comunità scientifica.
Thomas Inglesby, direttore del Center for Health Security della Johns Hopkins University Bloomberg School of Public Health, aveva dichiarato:

“Il mondo è ora più vulnerabile al vaiolo.”

E Andreas Nitsche del Robert Koch Institute:

“Se qualcuno vuole ricostruire un altro virus simile ora trova le istruzioni per farlo in un solo posto.”

Ma perché ricreare il virus del Vaiolo in laboratorio?
Qualunque gruppo terroristico potrebbe acquistare, con facilità, su Internet agenti patogeni utili alla realizzazione di armi batteriologiche!
E questo, a causa dell’assenza di regole certe che impediscano l’acquisto in Rete di virus mortali per l’uomo.
Come sia facile realizzare un’arma batteriologica lo aveva, già, dimostrato, nel 2006, il quotidiano britannico The Guardian, che non aveva fatto altro che acquistare su Internet una piccola sequenza di DNA del virus del Vaiolo.
The Guardian aveva, infatti, acquistato on-line la sequenza di DNA dalla VH Bio Ltd, una società con sede a Gateshead, in Gran Bretagna, che forniva strumentazioni e sostanze chimiche usate nei laboratori genetici.
Attraverso una semplice mail il quotidiano si era garantito una sequenza di 78 lettere di DNA della proteina del Vaiolo, al modico prezzo di 33 sterline e 8 centesimi, più 7 sterline di spese postali [https://www.repubblica.it/2006/06/sezioni/esteri/guerra-batteriologica/guerra-batteriologica/guerra-batteriologica.htm].

Daniela Zini


James Randerson, Tighter laws needed on sale of DNA samples, says research chief, The Guardian, 15 giugno 2006 
One of the country’s leading scientists yesterday called on the government to draw up new laws to regulate companies that sell DNA samples which could be used to manufacture a biological weapon.
Colin Blakemore, chief executive of the Medical Research Council, said foolproof protection was needed to prevent potentially dangerous material getting into the wrong hands. His comments were endorsed by other senior scientists and follow a Guardian investigation that revealed the ease with which a potential terrorist could buy such materials on the internet. The Guardian was able to order a small fragment of DNA from the variola virus, the virus that causes smallpox.
“It is obviously a worry that fragments of a potentially very dangerous pathogen can be obtained as easily as your investigation suggests,” said Professor Blakemore. “This is one area where legislation or new regulation might be appropriate.”
He said it was naive to think that self-regulation by scientists and the industry would be sufficient. “What we are looking for is foolproof protection against highly unusual behaviour and I don’t think that codes of conduct are the right way to approach that,” he said.
Alistair Hay, of Leeds University, an expert on biological and chemical weapons who advises the police and government, said: “I think it would first be important to get industry to put its house in order.” If that failed, he said there would be a need for legislation.
Mark Walport, director of the Wellcome Trust, the UK’s largest research charity said the risks should be weighed against the need for research.
Geoffrey Smith, a smallpox expert at Imperial College, London, pointed out that a short sequence of variola virus may be similar or identical to a sequence from a closely related and harmless relative. But he said companies should check orders from customers. “It’s sensible that requests [for DNA] are screened for sequences that match a known pathogen.”
A spokesperson for the Royal Society said there were already stringent regulations on micro-organisms, but added: “Science faces the challenge of identifying measures that can be taken to reduce risk without jeopardising the potential benefits from research advances.”
A dilemma for scientists is how much data should be shared publicly. Once the sequence of a virus genome is known, it is possible to manufacture the virus itself, said Prof Blakemore. The genome for smallpox is already freely available so it is too late to control access to it, he said [https://www.theguardian.com/science/2006/jun/15/medicalresearch.terrorism].


James Randerson, Did anyone order smallpox?, The Guardian, 23 giugno 2006. 
The smallpox virus last wreaked havoc on the human population in 1977 before a World Health Organisation programme eradicated it from the planet. It now exists only in government laboratories in the US and Russia.
But ordering part of this long-dead pathogen’s DNA proved easier than anyone dared imagine. All it took was a invented company name, a mobile phone number, a free email address and a house in north London to receive the order by post.
The investigation makes clear that anyone, without attempting to prove a link to a legitimate research organisation, can order DNA sequences from any potential pathogen without fear of extensive questioning. In our case VH Bio Ltd did not realise it was supplying part of the smallpox genome, but many scientists argue that it is the responsibility of companies selling custom-made pieces of DNA to check their orders for potentially dangerous sequences.
Without modifications that prevented the strand ordered by the Guardian ever forming part of a functional gene, it would probably have fallen foul of the Anti-Terrorism, Crime and Security Act 2001. This lists so-called Schedule 5 pathogens and toxins, including smallpox virus, ebola virus and the plague bacterium. It is illegal to keep or use these, along with any DNA “associated with the pathogenicity of the micro-organism”, without first notifying the authorities.
Last November New Scientist magazine surveyed 12 gene synthesis companies in North America and Europe. Only five said they always screened their orders for suspect sequences, and three said they never did. These were all doing relatively large-scale synthesis, providing sequences a few hundred letters long, but there are many more companies such as VH Bio Ltd which make so-called oligonucleotides, sequences around 100 letters or smaller.
Of three UK-based sequencing companies other than VH Bio Ltd canvassed by the Guardian, one did not screen customers or sequences, one carried out checks on customers only, and a third checked customers and had carried out a pilot study on screening DNA orders but is not currently doing so. Screening shorter sequences is more difficult because a chance match to a suspect piece of DNA is more likely. “Because they are short, sequence screening can pick those up, but the false positive rate is high,” said Robert Jones at Craic Computing in Seattle, which produces software to screen sequence orders against a database of DNA from nasty pathogens.
The Guardian’s investigation has sparked calls for DNA synthesis companies to be better regulated.
Edward Hammond, a biological weapons expert with the Sunshine Project, an NGO that campaigns against the development of biological weapons, said: “The most worrisome thing . . . is that [the field of synthetic biology] is going to enable people to create potentially very dangerous diseases that don’t otherwise exist or to re-create ones that have been wiped off the face of the Earth.”
The emerging science of synthetic biology holds great potential for medicine and other fields. There are, for example, research projects to develop synthetic bacteria that seek and invade tumour cells, and yeast cells that produce a malaria drug.
Eckard Wimmer at the State University of New York in Stony Brook said the 2002 experiment to make polio virus from scratch by stitching together short strands of DNA was fairly easy. “We did it as a wake-up call,” he said. “It’s surprising to me, after all these discussions for at least four years, that no more urgent recommendation has gone out to these companies saying that if you don’t [carry out more rigorous checks] you may be in trouble,” he said.
At a synthetic biology conference in Berkeley, California, last month delegates discussed how to minimise misuse of the technology. Delegates are currently consulting on four “resolutions”, which include an effort to develop improved and freely available software tools to screen DNA orders for potentially dangerous sequences and a pledge to “encourage individuals and organisations to avoid patronising companies that do not systematically check their DNA synthesis orders”.
But synthetic biologists have defended their efforts to regulate the field. “If scientists are willing to get the ball rolling when few others are acting, then they should be encouraged,” said George Church, a leading synthetic biologist at Harvard. He argued that voluntary regulation would would be quicker than legislation and would not preclude new laws