“Io non ho in mio potere che ventisei soldatini di piombo, le ventisei lettere dell’alfabeto: io decreterò la mobilitazione, io leverò un esercito, io lotterò contro la morte.”

Nikos Kazantzakis

Entrando nella sede delle Nazioni Unite a New York si legge:


Bani adam a’za-ye yek peikarand,
Ke dar afarinesh ze yek gouharand.

Chu ‘ozvi be dard avard ruzgar,
Degar ‘ozvha ra namanad qarar.

To kaz mehnat-e digaran bi ghammi,
Nashayad ke namat nehand adami.

I figli dell’Uomo sono parti di un unico corpo,
Originate dalla stessa essenza.

Se il destino arreca dolore a una sola,
Anche le altre ne risentono.

Tu, che del dolore altrui non ti curi,
Tu non sei degno di essere chiamato Uomo.

Abu ‘Abdallah Mosharref-od-Din b. Mosleh Sa’di, Golestan

traduzione dal persiano di Daniela Zini

Dormire, dormire e sognare…

Sognare di una vita senza sofferenza e senza paura.

Sognare di Esseri capaci di amare oltre il limite, oltre la realtà, oltre ogni cosa, oltre la vita.

Fino dall’Antichità le donne scrittori hanno sognato una nuova era di pace mondiale.

Non ha alcun senso dire che le guerre sono una conseguenza del capitalismo o della malvagia natura degli uomini o dei sentimenti nazionalistici.

Certo, il produttore di armi e altri gruppi capitalistici possono avere interesse che scoppi una guerra, ma questo non significa che la loro volontà sia una determinante sufficiente a farla scoppiare. All’interno di ciascuno Stato i produttori di grano hanno interesse alla carestia, i costruttori di case hanno interesse che divampino incendi che distruggano città, ma non per questo si verifica la carestia o le nostre città sono distrutte dagli incendi. In ogni Stato l’ordinamento giuridico prevede argini che frenino e contengano le forze distruttrici pericolose per la vita collettiva. Le forze distruttrici prevalgono in campo internazionale solo perché mancano analoghi argini giuridici.

È probabile che, in certe occasioni, i gruppi capitalistici che ottengono l’appoggio dei governi per conseguire l’esclusività di alcuni mercati, l’appalto di lavori pubblici, l’emissione di prestiti e altri privilegi nei Paesi politicamente tanto deboli da subire l’influenza di potenze straniere, possano, senza volere la guerra, spingere a essa, facendo nascere attriti e alimentando pericolosi contrasti tra Stati. Ma anche questo avviene solo perché manca un ordine giuridico internazionale.

Se tutti gli uomini fossero animati nei loro reciproci rapporti da sentimenti di fraternità evangelica non vi sarebbe bisogno di alcuna forma di coazione legale.

L’ordinamento giuridico è, dunque, una necessità, tanto nei rapporti tra singoli individui, quanto nei rapporti tra singoli Stati.

D’altra parte i sentimenti nazionalistici anti-sociali non possono considerarsi caratteristiche psichiche innate. Sono frutto della politica: come la politica può ingenerarli, così può soffocarli.

Le lingue, le etnie, le religioni, i costumi diversi non impediscono una pacifica convivenza.

Alla fine della Prima Guerra Mondiale vi fu un serio tentativo di assicurare la pace nel mondo con una nuova organizzazione internazionale.

Quel tentativo fece completo fallimento.

Perché?

Perché – dicono alcuni – gli Stati Uniti non vollero entrare nella Società delle Nazioni: mancando gli Stati Uniti, la Società delle Nazioni non aveva il prestigio e la forza sufficienti per mantenere l’ordine internazionale.

In verità, la partecipazione degli Stati Uniti non avrebbe potuto migliorare di molto la Società delle Nazioni. Gli Stati Uniti, conservando, come gli altri membri la loro assoluta sovranità, avrebbero cercato di adoperare anch’essi l’istituzione ginevrina per il raggiungimento dei loro obiettivi di politica nazionale.

Quando il Giappone invase la Manciuria, la Francia e l’Inghilterra impedirono che la questione fosse portata davanti all’assemblea della Società delle Nazioni, nonostante risultasse a tutti evidente l’aggressione, perché non volevano mettere in pericolo i loro possedimenti in Oriente. Quando si profilò la minaccia di un’aggressione dell’Abissinia da parte dell’Italia, il governo di Laval profittò della buona occasione per negoziare degli accordi a vantaggio della Francia, promettendo di non consentire altro che mere sanzioni collettive puramente simboliche, da cui lo Stato aggressore non avrebbe avuto alcun danno.

Se fossero stati presenti i rappresentanti americani nel consiglio della Società delle Nazioni avrebbero fatto, al pari dei loro colleghi inglesi e francesi, eloquenti discorsi sulla sicurezza indivisibile ma, in pratica, quando si fosse trattato di prendere delle decisioni, avrebbero guardato solo ai particolari interessi degli Stati Uniti, appoggiando – a seconda della convenienza – l’uno o l’altro dei diversi blocchi in contrasto, senza tenere conto alcuno del diritto e degli impegni presi con la firma del “covenant”.

Vi è, poi, chi ritiene che il fallimento della Società delle Nazioni si debba imputare a un difetto secondario, non essenziale, della sua struttura: non disponeva di una forza propria per esercitare la polizia internazionale. L’espressione “polizia internazionale”, quando viene adoperata in questo senso, è assai equivoca e porta facilmente fuori strada. le operazioni militari, anche se si fossero volute attuare, risultando tanto più costose e avendo tanta minore probabilità di successo quanto più potente era lo Stato che aveva violato la legge, molto facilmente sarebbero servite solo per imporre il rispetto dell’ordine giuridico alle piccole potenze, giammai a quelle maggiori – così il mantenimento dell’ordine internazionale sarebbe stato solo l’ipocrita veste per mascherare l’egemonia degli Stati più forti.

Pretendere di costituire una forza armata a disposizione di una Società delle Nazioni di cui facevano parte Stati sovrani, avrebbe, d’altra parte, significato mettere il carro davanti ai buoi, poiché le forze armate sono il mezzo per l’affermazione concreta della sovranità, nessuno Stato avrebbe voluto concorrere alla creazione di un esercito internazionale, atto a imporgli una volontà estranea alla propria.

E seppure, per assurdo, fosse stata superata questa difficoltà, come si sarebbe potuto praticamente organizzare un tale esercito?

La nomina del comandante in capo, l’obbedienza dei soldati nel caso in cui avessero dovuto applicare misure coattive contro i connazionali, la preparazione dei piani di guerra, sono tutte cose inconcepibili se non esiste un vero governo unitario incaricato della difesa, se i soldati non hanno una cittadinanza superstatale che si traduca in un senso di fedeltà a un tale governo e, infine, se non fosse stata eliminata ogni possibilità di guerra tra gli Stati associati.

Nella nostra infelice epoca, ogni istante che viviamo, è segnato da orribili exploits di guerra e il denaro, del quale avremmo tanto bisogno per debellare Fame e Malattia, dispensato in fumo dagli Stati, sotto la copertura di progetti, presunti scientifici, che malcelano lo scopo di accrescere la loro potenza militare e il loro potere di distruzione futura.

Noi non siamo capaci di controllare né la natura né noi stessi.

Quante guerre risultano dall'incomprensione dell'Altro?

Tutte!
La Seconda Guerra Mondiale ne è un triste esempio.

Un esempio inaudito di intolleranza e di incomprensione che ha portato all'esclusione di tutto un popolo.

La stupidità dell'uomo risiede nel compiacersi a restare ignorante e come dice Albert Einstein:

“Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana; ma per quel che riguarda l'universo, io non ne ho acquisito ancora la certezza assoluta.”

Roma, 20 gennaio 2014

Daniela Zini

domenica 23 febbraio 2014

LA CORRUZIONE I PARTE di Daniela Zini




Il tema e il soggetto è il concetto di corruzione all’opera. Vale a dire, come il concetto influenza le azioni, il pensiero, la condotta, il linguaggio – nei processi penali, nei testi legali, nelle norme amministrative, negli slogan e nelle campagne politiche, nelle confessioni, nelle prediche, sui giornali e nei diari.
Il significato centrale di tangente è allettare con una retribuzione indebita un funzionario perché svolga una mansione pubblica che dovrebbe essere gratuita. Se gli elementi vengono presi in modo sufficientemente astratto, il concetto resta notevolmente costante. Gli elementi concreti costitutivi – che cosa significa “allettamento”, che cos’è una “retribuzione indebita”, cosa significa “funzione pubblica”, quali sono le mansioni che “devono essere esercitate gratuitamente” – cambiano da cultura a cultura. Il concetto di corruzione si restringe o si allarga a seconda delle convenzioni, delle leggi, degli usi. Pur essendo relativo, non è mai del tutto assente. L’idea ricorre nella Gerusalemme  del dopo esilio, nella tarda Repubblica romana, nella Ravenna imperiale, nello Yorkshire del VII secolo, nella Parigi del XIII,  nella Londra del XVII, nella Calcutta del XVIII, nella Washington del XIX e nella Tokio del XX. Non è necessario forzare il concetto per vederlo ricorrere in culture tanto diverse l’una dall’altra.
Essendo un concetto legale, sono le leggi a determinare ciò che è corruzione in una particolare società. La definizione legale non si dimostra, tuttavia, di alcuna utilità che non sia superficiale.
La legge è l’editto promulgato da un princeps, lo statuto scritto sui libri o, invece, ciò che viene realmente fatto rispettare?
Se ci si attiene alla norma proclamata, si rischia di scegliere un criterio di misura che, spesso si dimostra non reale.
Alla risposta che è legge quella che viene applicata, segue la domanda: quanti processi ci vogliono perché una legge sia fatta rispettare?
Basta il processo o è necessaria anche una condanna?
Basta una dichiarazione di colpevolezza o deve esserci una grave punizione?
La legge è applicata anche se a essere puniti sono soltanto i piccoli trasgressori e non i grandi?
Quello dell’applicazione reale non è un criterio semplice e chiaro.
Esplorare i diversi significati delle leggi sulla corruzione conduce a percepire la tensione tra queste e la morale di una comunità. In modo caratteristico, i principi morali nella pratica sono meno esigenti – mentre espressi pubblicamente sono più esigenti – dell’applicazione delle leggi. Spesso in una società la corruzione ha quattro diverse definizioni: quella dei moralisti più avanzati; quella della legge scritta; quella dell’applicazione della legge; quella della pratica comune. Dicendo che è stato commesso un atto di corruzione, si dovrebbe sapere quale criterio si sta usando. Il materiale concreto utilizzato in questo elaborato – processi, confessioni, lettere, poesie – offre il grande vantaggio di vedere ciò che la corruzione significa nei diversi contesti; di poter concludere con una certa sicurezza quali siano i criteri in gioco e che significato abbia la corruzione per un particolare giudice, poeta, politico o giornalista in una particolare società.
Questo elaborato, tuttavia, non è una storia della corruzione, vale a dire una storia di tutti gli atti di corruzione o di tutte le corruzioni famose. Un’impresa enciclopedica del genere sarebbe altrettanto irrealizzabile nella pratica di una storia di una storia di tutti gli omicidi famosi. Quella che interessa è l’idea e non i casi, anche se famosi, del delitto. Se si è ricorso a dei processi è solo per la documentazione che essi offrono del significato e dell’applicazione del concetto.
Un autore, che non ha a disposizione le prove, non può emettere alcun verdetto certo di colpevolezza o di innocenza. Non è questo lo scopo dell’elaborato. Tuttavia, la nostra costituzione o formazione è tale che ci è difficile resistere alla domanda:
“È colpevole?”.
Ogni volta che ho preso in considerazione un processo o un’accusa, non ho evitato di dare il mio parere sulla colpevolezza dell’accusato. Nuove prove o nuove analisi potrebbero contraddire le mie conclusioni. Ciò non comprometterebbe il valore dei casi in quanto illustrazioni del concetto in azione.
Quella cui, invece, ho resistito è una tentazione quasi altrettanto irresistibile, quella di quantificare. L’argomentazione morale moderna, per non menzionare la sociologia e la criminologia, si basa molto sui numeri citabili. Parlando di corruzione, vale a dire di una transazione economica, i numeri dovrebbero esservi. I turisti e i giornalisti non si fanno molto scrupolo a dichiarare che una società è “corrotta” o “molto corrotta”. Gli storici e i politologi non sono stati da meno. Si dovrebbe pensare che i giudizi certi siano basati su cifre.
Una quantificazione non è inconcepibile. Non è, tuttavia, mai stata tentata sistematicamente. Non esistono serie di cifre per cui si può concludere che l’Impero romano, a esempio, fosse più o meno corrotto dell’Impero cinese o degli Stati Uniti. In mancanza di dati è sbagliato, ritengo, creare una certezza illusoria usando dei termini di paragone.
Il giudizio sulla corruzione di una società non ha bisogno di fondarsi su basi statistiche. Ma sono numerosi i fattori che concorrono a rendere difficile un giudizio non quantificato.
In primo luogo, l’atto è sia criminale che consensuale; la vittima, quando vi è, non è a conoscenza che vi è stato un accordo che l’ha danneggiata; di conseguenza un gran numero di atti di corruzione non vengono scoperti.
Secondo, le accuse di corruzione hanno spesso una motivazione politica o vengono mosse per soddisfare certi bisogni sociali o psicologici; non è l’accusa a provare che vi è stata realmente corruzione.
Terzo, l’entità dell’attenzione legale dedicata alla corruzione è fuorviante. Una società, tollerante o addirittura cieca nei confronti di molte reciprocità, può dare l’impressione di essere integra. Un’altra società, invece, può definire, legiferare e perseguire la corruzione in modo tale da dare l’impressione di essere totalmente corrotta. È un errore corrente quello di usare il numero delle leggi o delle condanne, come indice della corruzione.
Quarto, alcuni critici hanno una forte inclinazione a esagerare la corruzione del loro tempo, altri, invece, a denigrare il passato o i membri di altre etnie, religioni o classi. Tali critiche verranno., quindi, usate per dimostrare che la corruzione è peggiore oggi che un tempo o, viceversa, che è peggiore presso certi gruppi piuttosto che altri. Le denunce emotive finiscono così per assumere il ruolo di prove.
Quinto, vi è l’errore per cui un uomo corrotto lo deve essere completamente – la convinzione, vale a dire, che i vizi siano collegati tra loro e che se un uomo non è corrotto sotto ogni aspetto, non può avere a che fare con bustarelle o tangenti. Un giudizio morale del genere è smentito da quegli ottimi padri di famiglia o illustri geni che accettano o pagano tangenti. Francio Bacon, Samuel Pepys, Warren Hastings, non sono solo considerati uomini rispettabili, ma degli eroi – rispettivamente i fondatori, secondo i loro estimatori, della scienza inglese, della marina inglese e dell’India inglese. Bacon era corrotto secondo i criteri con cui veniva applicata la legge; Pepys lo era secondo i propri criteri personali; Hastings secondo quelli delle leggi future. I loro apologeti hanno sempre esitato a chiamare le loro azioni con il loro nome. Nei confronti di coloro che sborsavano il prezzo della corruzione il giudizio è sempre stato ancora più comprensivo, in quanto veniva sotto sotto supposto che fossero vittime di estorsioni.
Nel caso, poi, di persone fondamentalmente giuste, il giudizio è stato del tutto sospeso.
Chi pensa a Thomas Becket o a John Quincy Adams come corruttori?
L’errore dell’idea di un uomo perfettamente corrotto impedisce di scorgere la corruzione in transazioni che, valutate almeno con uno dei metri del tempo, erano corrotte anche se eseguite da uomini di altrimenti eminenti virtù.
Infine, è molto difficile, per chi si accosta da viaggiatore o studioso, accettare i criteri propri di una società. Le tangenti sono una specie di reciprocità. La vita umana è piena di reciprocità. Nelle diverse culture anche le reciprocità che sono considerate corruzione sono diverse per intenzione, forma e contesto. È la considerazione culturale dei vari elementi costitutivi a decidere ciò che è corruzione. L’osservatore esterno a una cultura o quello interno cinico e rigorista è portato a vedere le differenze convenzionali come arbitrarie e a ridurre le reciprocità di un certo tipo alla corruzione – a considerare, in altri termini, ogni dono a un funzionario una tangente. Così facendo, si impongono criteri esterni e si arriva a dei giudizi che non avrebbero senso se fossero utilizzate le norme proprie di quella cultura.
Tutti questi motivi di errore indicano che bisogna essere cauti nel generalizzare sull’incidenza della corruzione in una determinata società.
Ho spiegato qual è il tema e quali le fonti.
È necessario che dica perché la corruzione è interessante?


Daniela Zini
Copyright © 2014 ADZ

INTERNET LA RETE DELLE RETI II. INCONTRI SU INTERNET l’amore in rivoluzione di Daniela Zini





Se Internet è un mezzo formidabile e rapido per fare incontri, dobbiamo fare attenzione alle delusioni.
Non necessariamente, seguiranno belle storie d’amore.
Dobbiamo tenere bene a mente un consiglio ed è questo: non dobbiamo, assolutamente, idealizzare la persona con la quale corrispondiamo.
La realtà è tutt’altra…
Quando chattiamo con una persona senza averla mai vista, immaginiamo scenari, inconsciamente o no.
In altri termini, siamo nel fantasma. Per informazione, il fantasma non è altro che un pensiero in immagine, designa l’immaginazione. Su Internet, il nostro pensiero è alimentato dalle foto che la persona ci invia e dalle conversazioni in chat e con webcam. Inoltre, il fantasma non è su eventi reali. Il reale è la realtà di un incontro vero, dove percepiamo l’acustica, il visuale, il tattile e il linguaggio parlato.
Manteniamo, dunque, bene la testa fredda e non entusiasmiamoci.
Comprendiamo bene che, anche un buon feeling con una persona, in chat o al telefono, non significa niente, perché non ha valore di realtà, in particolare di realtà esteriore.
Il vero éveil amoroso è possibile nella realtà, al momento dell’incontro reale.
Sfortunatamente per alcuni, Internet è un nido di fantasmi!
È una delle principali trappole degli scambi via Internet, credere che una complicità o un amore virtuale si trasferisca, necessariamente, nella realtà. Pura illusione, perché le percezioni che noi abbiamo su Internet sono, completamente, diverse nella realtà.
È un pò come le nostre buone, vecchie esercitazioni pratiche di fisica al liceo, in cui la sperimentazione non verificava, esattamente, la teoria.
In teoria, ponevamo delle ipotesi e delle costanti per semplificare i calcoli!
In pratica, tutto interveniva, particolarmente, i fattori esterni reali!
Psicologicamente parlando, paragonare una corrispondenza via Internet a un incontro vero riporta a opporre immaginazione e realtà. Quando si intrattiene una corrispondenza sul Web, siamo di fronte a una entità deformata dal virtuale e sconosciuta del reale.
Talvolta, l’incontro vero volge al colpo di fulmine per uno dei protagonisti.
Un bacio, un sorriso, qualche parola ed è, già, il flash amoroso, in meno di cinque minuti, senza neppure conoscere la persona realmente.
Attenzione, dunque, alla sindrome del colpo di fulmine!
Senza rientrare in una analisi del fenomeno del colpo di fulmine, dobbiamo, semplicemente, prendere coscienza che una storia d’amore si inscrive nella durata, è una costruzione nel tempo.
Non si misura la durata, né l’intensità di un amore con indicatori quali i flashes.
Un flash amoroso è, infatti, un incontro puramente fisico.
Tutti hanno dovuto conoscere questo sentimento, un giorno?


1. Sempre più persone sole
Fenomeno in piena esplosione, l’incontro on-line rivela la difficoltà contemporanea di trovare l’anima gemella. Fa anche superare la messa a distanza del corpo, caratteristica delle nostre società contemporanee. Dietro i suoi aspetti ludici, questo nuovo marivaudage pone, altresì, una domanda fondamentale:

“Che cos’è una relazione?”

I siti di incontri su internet e altre piattaforme di discussione on-line sono un vero fenomeno di società, che raggiungono già milioni di singles, sposati o celibi, che cercano l’anima gemella, ma anche avventure.  
Come è divenuto Internet, in qualche anno, un vero Eldorado per tutte queste persone in cerca di amore?
Quali sono i codici che reggono l’incontro on-line e che ci indicano cosa sia una relazione, oggi?
Per rispondere a queste domande, ho condotto una inchiesta tra gli utilizzatori di questi siti. Devo, nondimeno, ricordare che gli incontri a distanza non sono nati con Internet, ma si inscrivono in un contesto più antico e più generale di crisi dell’incontro.

2. Il celibato, fenomeno di società
La fine degli anni 1990 ha segnato una doppia rivoluzione nelle società occidentali. Da un lato, il numero sempre crescente di singles. In Italia, sono un vero esercito, secondo l’ultimo Rapporto Eurispes. Nel 2001, erano, già, oltre 5, 5 milioni e, nel 2007, il loro numero ha sfiorato i 7 milioni. Questi singles, secondo l’espressione, ormai, in uso, hanno accesso a una stupefacente visibilità mediatica e editoriale, come lo testimonia il fenomeno Bridget Jones. Dall’altro, Internet è, incredibilmente, riuscito nella sua penetrazione sociale: inventare usi e possibili imprevisti, toccare tutte le sfere della società, dall’economia al tempo libero, dalla cultura alla pedagogia.
Sembra, dunque, logico che i singles abbiano investito la tecnologia sociale, che costituisce Internet, per crearvi nuovi modi di incontro. Perché il numero crescente di celibi traduce e tradisce, innanzitutto, una difficoltà contemporanea a incontrare l’anima gemella, anche se molti fattori disparati e complessi hanno contribuito alla lenta evoluzione della coppia tradizionale.
Urbanizzazione, emancipazione politica, economica e sessuale della donna, pressione dei discorsi mediatici, tragica apparizione dell’AIDS…, dalla fine degli anni 1950, le coppie e il modo di vivere l’amore si sono, già, trovati disorientati, a più riprese, prima dell’arrivo dei nuovi mezzi di comunicazione: prima Minitel, poi il cellulare, infine Internet.
Successivamente, l’ascesa in potenza del “controllo sociale” (di origine nord-americana) delle relazioni ha reso ancora più complessi i processi classici di seduzione – l’“abbordaggio” del latin lover è descritto e denigrato come pratica retrograda, primaria, insultante –. E questo, talvolta, fino alla giuridicizzazione, con la banalizzazione della nozione di molestia morale e sessuale.
Parallelamente a questa “glaciazione” dei rapporti, i singles hanno visto, da qualche anno, gli specialisti del mercato dell’editoria e del tempo libero, gli sceneggiatori cinematografici e televisivi, i pubblicitari e i terapeuti interessarsi a loro, con una premura, proporzionalmente, eguale alla manna che rappresentano.
Alla fine degli anni 1990, le condizioni erano mature perché la Rete dovesse porsi come una gigantesca macchina per produrre contatti, tessere legami, generare relazioni.
Il computer sforna, ormai, avventure e storie d’amore e le coppie su Internet si contano a migliaia.

3. Nuovi modi di incontro
Se, per lungo tempo, ci si è sposati, obbedendo a logiche di classe e di comunità, si privilegia, oggi, lo sbocciare personale e professionale e delle esperienze relazionali e amorose plurime. Ancora prima della formazione della coppia, la prima difficoltà, oggi, per il single, è, dunque, l’incontro. Per ovviare a questa crisi, le agenzie matrimoniali hanno, a lungo, riempito una funzione sociale, discreta ed efficace.
Ma, dagli anni 1960, altri modi di incontro, meno implicanti delle agenzie, meno onerosi, preservando un confortevole anonimato: sui giornali e sulle riviste, sono fioriti i piccoli annunci.
Vi è stato, poi, negli anni 1980, Minitel, solforoso, controverso, che è stato, nondimeno, una formidabile sperimentazione sociale, quindici anni prima del boom di Internet.

4. Il Net, una rivoluzione sociale e relazionale
Ma, dalla fine degli anni 1990, Internet, i siti di incontri e i forums di discussione modificano le strategie di seduzione. La rivoluzione è già quantitativa, tanto il Net ha conosciuto una infatuazione incredibile per interconnettere milioni di persone, che cercano qualcuno da amare, e, soprattutto, costituire un incredibile internazionale del celibato.
Sui siti di incontri, ciascuno diviene il proprio cyberagente matrimoniale.
Uno pseudonimo, una scheda di presentazione, un breve testo che riassume la personalità e la ricerca, una foto eventualmente, ed ecco il (o la) single pronto(a) a entrare nel gran ballo mascherato del Net sentimentale. Poi, si scrivono messaggi nelle caselle di posta elettronica – la relazione è allora asincrona – o si chatta in diretta sulle piattaforme di discussione, chatting forums.
Cronofaga, la pratica è così assorbente che numerosi Web-singles soffrono di Net addiction, che indica quello che certi specialisti descrivono come la tirannia dello scambio o l’ossessione del legame.
Rivoluzione sociale e amorosa, Internet rappresenta, anche, una rivoluzione relazionale, tanto che i timidi possono osare là quello che non si permetterebbero nella vita reale. Sul Net, sono liberati dallo sguardo altrui e sgravati dalla pesantezza di quei corpi, di cui non sapevano cosa fare prima.
Protetti, ormai, dallo schermo, dall’anonimato dello pseudonimo e dall’assenza dei corpi, ben lontani dai luoghi di rappresentazione sociale, i singles possono permettersi ogni audacia. Orgoglio, timidezza e riservatezza sono estromessi da un “clic”, irrimediabilmente relegati al rango di scorie relazionali del prima del cyberworld. A rischio di vedere generalizzare lo zapping relazionale e l’industrializzazione dell’abbordaggio. Perché si passa dagli uni/dalle une agli altri/alle altre, senza giustificazione né una spiegazione, e il gioco delle lettere copia-incolla permette di contattare decine di persone, allo stesso tempo.
Dalle homepages, i siti di incontri propongono modi di ricerche molto competitivi, accompagnati da liste di amici, di indesiderabili, black lists, e di coups de coeur. Questo insieme di fattori consacra una nuova epoca relazionale, caratterizzata da un realismo e da un pragmatismo, che tendono a escludere i pericoli, gli sbagli, gli errori. E la logica sentimentale che si impone è, ostensibilmente, consumerista: riduzione dei rischi di ogni genere, categorizzazione dei termini della ricerca, tentativo di messa in adeguamento tra proprie aspirazioni e contorni molto e, sovente, troppo precisi di partner ideale e di coppia sognata. Con, sovente, l’illusione che si seleziona al meglio colui (o colei) da amare, in funzione dei molteplici criteri fisici, sociali e morali.
Si può, a buon diritto, parlare di marketing amoroso.
Ma il contesto numerico è anche il primo che vede sconosciuti divenire intimi, innamorarsi virtualmente, sedursi senza conoscersi, riconfigurando, se si può dire, lo stato sociale e filosofico della relazione. Prima, la relazione, a fortiori amorosa, si fondava sull’incontro dei corpi, in prima lettura (vedere la tematica romantica del colpo di fulmine illustrata da Fedra davanti al bell’Ippolito).
Ed era, allora, che tutto iniziava.
La Rete permette di fare le cose all’inverso, perché ci si scopre dall’interno.

5. Donne e uomini: aspettative diverse
Il Net sentimentale dei siti di incontri si fonda su una serie di asimmetrie fondatrici. Parlando d’amore, una differenza radicale oppone gli uomini e le donne quanto alle aspettative, fonte di molti malintesi e altrettante disillusioni.
La maggior parte delle abbonate sono là perché sperano in un incontro serio, perfino, nell’incontro che cambierà la loro vita. La tematica del principe azzurro è onnipresente e si trova sui siti di incontri un superimpiego femminile delle maiuscole che assolutizzano l’amore e i valori afferenti. Le donne tendono, infatti, a magnificare i loro incontri virtuali e dissociano il sentimento amoroso dal desiderio sessuale. Il Net può essere un eccellente mezzo per fuggire il corpo.
Sui siti di incontri, gli uomini, al contrario, sono numerosi nel ricercare avventure rapide che, eventualmente, sfoceranno in amore. Perché, quasi sempre, sono dissociati per loro il sesso e la fiamma. E Internet è, accessoriamente, divenuto il primo vettore degli adulteri numerici.
Teleabbordaggio, marivaudage e libertinaggio on-line hanno più che mai il vento in poppa, grazie ai siti di incontri.
Qualche decennio dopo i balbettamenti di Minitel, ecco ritornata la moda della “sessualità orale”, vale a dire parlata.
Questo nuovo erotismo si fonda sullo scambio epistolare – poi, rapidamente, telefonico – di fantasmi tra abbonati che hanno, già, annodato una relazione virtuale intima. Più che un epifenomeno, questa telesessualità rientra ancora in questa messa a distanza generalizzata e in questo controllo totale che il ( e soprattutto la) single postmoderno(a) spera di esercitare nell’assoluto.
Perché è molto seducente controllare il desiderio altrui e giocare?
Perché, perfino, godere di questo controllo?
E sono numerosi a evocare la onnipotenza derivante dalla gestione di decine di relazioni amorose virtuali, condotte simultaneamente.

6. Internet, legame sociale e legame amoroso
La Rete e la sua espansione attuale producono effetti sociali e relazionali considerevoli. Ma, innanzitutto, la Rete pone domande sociologiche di importanza, perché Internet, né più né meno, rinnova le nozioni di legame sociale e di relazione, obbligando a pensarli altrimenti.
Che cosa è una relazione?
Non solo un faccia a faccia, ma un legame che può oltrepassare la presenza e il viso, per trovare la propria origine altrove, prima di essi, per esistere senza  essi. I criteri classici e millenari di definizione della relazione sono stati, totalmente, stravolti dall’irruzione di Internet.
Da quindici anni circa, le nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione pongono, acutamente, una vera domanda epistemologica, operando, soprattutto, una rivoluzione copernicana, perché si assiste a un cambiamento di prospettiva.
La prima delle rivoluzioni di Internet risiede, infatti, in questo decentramento e questa disincarnazione dei rapporti sociali, che continuano, tuttavia, a generarsi, checché ne pensino i denigratori del Net.
Ora, i singles sono i primi beneficiari di questa metamorfosi del sociale. La vivono intensamente, con i rischi e le delizie nuovi, legati alle specificità del Web. 
Internet è, forse, una nuova forma di quello che Gregory Bateson chiamava una “struttura che collega”. Si tratta di una matrice sociale che, alla maniera dei riti o delle feste, genera un legame e contribuisce a generare e a produrre la società nello spessore insondabile e nella profondità intangibile dei suoi arcani. Le tecnologie sociali di una società iperindividualista producono, paradossalmente, le condizioni di una nuova “connettività”, che aggrega solitudini collettive.
Gustave Flaubert affermava:

“Non sono le perle che fanno la collana, ma il filo.”

Singles nel Net e perle nella collana, infine, la metafora è limpida.
Sono, ormai, poca cosa gli uni senza gli altri.
Perle e filo di lunga data, singles e Web molto recentemente.
Segno dei tempi, sicuramente…


IN CONCLUSIONE
Teniamo bene a mente due concetti:
-         le compatibilità teoriche e virtuali non hanno, sfortunatamente, alcun valore fintanto che non avremo, veramente, incontrato la persona;
-         anche se la persona che abbiamo di fronte è affascinante e seducente, cerchiamo di saperne di più prima di andare su di giri e di farci dei films.
Manteniamo bene i piedi per terra.
Gli incontri su Internet permettono di fare veri incontri. E, allora, occorrerà rientrare in un gioco di seduzione reale per poter concludere.
Il vero Amore verrà, forse, dopo, con il tempo e per la durata della relazione.
L’Amore è il frutto di un incontro fusionale e passionale tra due persone, ma occorre che vada nei due sensi!
Se siamo innamorati, mentre l’Altro non si cura di noi, occorre farcene una ragione.

“L’amore, che celere nasce, è più lento a guarire.”


Daniela Zini
Copyright © 26 ottobre 2011 ADZ


sabato 22 febbraio 2014

INTERNET LA RETE DELLE RETI I. LE “IMPASSES” DELL’AMORE VIRTUALE di Daniela Zini





Difficilmente, incrociando in strada donne e uomini, rivolgeremmo loro la parola invitandoli a conversare seduti al tavolo di un bar centellinando una consumazione, tanto meno li avvicineremmo a caso, in vari tentativi.

Nella realtà virtuale è possibile.

Si sceglie un nick tra coloro che sono connessi al momento, quello che  più stuzzica la curiosità per l'originalità o si collega a nebulose memorie: una libertà di approccio molto improbabile nella vita reale di tutti i giorni, un gioco piacevole e intrigante.

A volte, dico a volte, la sintonia è immediata.

È innamoramento?

Sempre più persone passano il loro tempo sulla rete a discutere e a flirtare con altre persone.

Sempre più persone cercano il grande amore su internet.

L’amore è virtualizzabile?

È possibile provare amore per una persona mai vista?

È possibile trovare la persona ideale con un semplice clic di mouse?

Perché si preferisce amare dietro lo schermo di un computer piuttosto che amarsi “face à face”?

Cosa cerchiamo realmente sulla rete l’amore, il flirt o abbiamo delle motivazioni nascoste?

Per rispondere a questi interrogativi, mi sono trasformata in reporter (della domenica direbbero certe malelingue).

Alcune donne mi hanno detto che il net ha permesso loro di riprendere fiducia in se stesse. Spesso dopo una rottura ci si sente brutte, non desiderate. Dalla sua iscrizione al net, una donna riceve, in generale, molti messaggi. Ciò lusinga il suo ego e le permette così di affrontare, “nella vera vita” il gioco della seduzione. Il net non è che un primo passo verso una ricostruzione e, spesso, i contatti non restano che dei flirts virtuali.

Altre mi hanno confessato che il net è stato un mezzo per evadere da un quotidiano troppo opprimente. Sono stata sorpresa di vedere che persone sposate utilizzassero siti di incontri. Non per incontrare realmente qualcuno, ma quando si sta male nella coppia e non si ha desiderio di tradire il proprio partner, né desiderio di piantare tutto, il net offre una valvola di sicurezza dove si può sussurrare, avere un’avventura virtuale o, molto più semplicemente, avere un orecchio compiacente che ci ascolta e che, non conoscendoci, non racconterà niente al nostro entourage.

Per alcune amazzoni e certi Don Giovanni, il net è semplicemente un nuovo luogo di dragaggio, dove offrirsi avventure. Poiché si è anonimi e nascosti dietro uno schermo, i sous-entendus sono rapidi e se si è pronti a passare à la vitesse supérieure, le cose vanno molto veloci: è il mezzo più facile per offrirsi delle parentesi coquines. E poiché anche qui l’anonimato è re, si protegge la propria vita e la propria coppia, se si è sposati.

Ma cos’è che fa scattare la scintilla dell’innamoramento virtuale?

È ovvio: il contatto delle parole. Sono le menti, e non i corpi, che si innamorano tra loro. Inoltre la facilità che rende questo possibile è certamente determinata dal modo “discreto” con cui il contatto si propone: non è un telefono che squilla inopportuno quando il capo ti guarda o il coniuge ti controlla. Il contatto avviene quando e come ciascuno può e vuole, e questo rende tutto molto più comodo e piacevole...

Il dialogo si approfondisce, nascono le confidenze e la fiducia e la consuetudine a ritrovarsi a una certa ora, quasi per caso, o perfino fissando un appuntamento. Nasce un’intimità, la sensazione di specchiarsi nell’altro. Per la verità, si va cercando se stessi o la copia di sé nell'interlocutore: sta prendendo le sembianze di una storia d’amore?

Se poi subentra lo scambio di telefonate e il desiderio di parlarsi ogni giorno...

Qui mi fermo.

Non vi è dubbio è storia vecchia di ordinaria realtà, già riconosciuta da tempi millenari.

Pensate che un amore virtuale sia tradimento?

Credo che il vero tradimento alberghi nel profondo di noi stessi; in tal senso, una sana amicizia virtuale che diventi “amore”, può costituire un “tradimento” almeno sul piano morale. Provate a immaginare una situazione analoga che veda voi al posto attualmente occupato dal vostro partner reale: se ne veniste a conoscenza (sapendo con quale intensità vivete  questo vostro rapporto virtuale) vi sentireste tradito/a?...

Giudici e giuristi sono arrivati alla conclusione che, a certe condizioni, anche l'infedeltà apparente, gli approcci amorosi, una mail, comportando disagio, offesa alla dignità e all’onore dell’altro coniuge, sono causa di risarcimento danno.

Negli scritti dei pensatori e dei filosofi greci si possono trovare tre vocaboli usati per descrivere l’AMORE: EROS, PHILIA, AGAPE.

Chiudersi su internet non permette di accedere a questa grande navigazione spirituale che si offre alle nostre esistenze libere.

In conclusione, dirò: surfez, éclatez-vous e profittate a fondo di ciò che offrono le nuove tecnologie, ma fate anche attenzione a non vivere nel virtuale, bisogna sempre, prima o poi, precipitare nella realtà, anche se questa non è divertente tutti i giorni. Attenzione anche alle grosse menzogne sul fisico, la delusione non sarà che più cocente se vi incontrerete per davvero. E non dimenticate che, come nella vita reale, certe  signore e certi signori mentono sulla loro vita coniugale per catturarvi nelle loro reti!





Daniela Zini
Copyright © 2014 ADZ


GLADIATORS VS EMPERORS di Daniela Zini




“Questo messaggio lo dedichiamo ai folli.

A tutti coloro che vedono le cose in modo diverso.

Potete citarli.

Essere in disaccordo con loro.

Potete glorificarli o denigrarli, ma l’unica cosa che non potete fare è ignorarli.

Perché riescono a cambiare le cose.

E, mentre qualcuno potrebbe definirli folli, noi ne vediamo il genio.

Perché solo coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo, lo cambiano davvero.”

Mohandas Karamchand Gandhi

I nostri bambini non sanno che le guerre – si deve ben chiamarle con il loro nome – hanno, sovente, odore di petrolio, come in Medio Oriente, o tanfo di colonialismo, come in Africa, o ancora infiorano i succulenti contratti di armamenti. La banalizzazione della guerra veicolata dallo spirito della difesa – la parola guerra è, accuratamente, cancellata dai programmi – contribuisce a far accettare con passività e fatalismo, quello che resta un flagello della nostra epoca, con spese militari irrazionali.

Gli istigatori dell’“educazione alla difesa” non hanno, mai, fatto mistero che uno dei loro obiettivi era, egualmente, soddisfare i bisogni di reclutamento degli eserciti. Per fare questo, le porte degli edifici scolastici sono loro spalancate. Convinto da un discorso ingannevole, che gli fa luccicare l’ingaggio militare come null’altro che un banale piano di carriera, il giovane che firma il contratto non può, realmente, avere coscienza che il mestiere delle armi non è un mestiere come gli altri, in cui si può uccidere o morire su ordine.


Mentre voi, Emperors, mangiate, bevete, ridete, i bambini disegnano…
I bambini non sono così lontani dai vostri Palazzi di pace personale e disegnano…

Eh, sì!

I bambini non disegnano castelli con principesse che portano graziose corone…

Oh, no!

I bambini disegnano quello che vivono quotidianamente…

Eh, sì!

I bambini non immaginano le fiabe che si raccontano loro…

Oh, no!

I bambini disegnano il reale, il loro reale…

Eh, sì!

L’immaginazione?

I bambini ne hanno…

Eh, sì!

Ma, i bambini non hanno il tempo di immaginare un mondo bello e magico…

Oh, no!

I bambini hanno solo il tempo di sopravvivere…

Eh, sì!

Non è per colpevolizzarvi, che vi mostro questi disegni…

Oh, no!

Ma solo perché sappiate che, nell’istante stesso in cui voi state seduti belli comodi sui vostri scranni, bambini, donne e uomini soffrono…

E la natura muore…

Eh, sì!

È la vita, direte voi…

Oh, no!

Quanto costa una giornata ordinaria per voi?

Molto più cara della vita di uno di questi bambini.

Eh, sì!

Allora, pensate a questo, la mattina, quando imburrerete la vostra tartina e… forse, senza saperlo, ingoierete, un bout de vie

Ma, non soffocatevi… mangiate lentamente!








Daniela Zini

Copyright © 8 febbraio 2012 ADZ

giovedì 20 febbraio 2014

PEDOFILIA: L’INFANZIA NEGATA E VIOLATA III. PEDOFILIA E TURISMO SESSUALE di Daniela Zini



 “Les grandes personnes ne comprennent jamais rien toutes seules, et c’est fatigant,

pour les enfants, de toujours et toujours leur donner des explications.”

Antoine de Saint-Exupéry, Le Petit Prince



Pour Toi



Au début j’étais amoureuse

De la splendeur de tes yeux,

De ton sourire,

De ta joie de vivre.



Maintenant j’aime aussi tes larmes

Ta peur de vivre

Et le désarroi

Dans tes yeux.



Mais contre la peur

Je t’aiderai,

Car ma joie de vivre

Est encore la splendeur des tes yeux.



D

Rome, le 11 août 2011

Cari Ragazzi, 

mentre guardavo questo filmato [http://www.youtube.com/watch?v=zNUxq8rI6lM&feature=player_embedded] ho pensato a Voi Ragazzi, piccoli e grandi dei cinque continenti, Voi, che siete pieni di vita, che studiate, che giocate, che lavorate…

Voi siete gli animatori delle nostre case, delle nostre aule, nel mondo intero…

Sì, ho pensato, subito, a Voi, perché Voi siete sensibili e attenti al dolore e alle sofferenze di quei Ragazzi che, in questo stesso momento, sono, in strada, gli occhi impauriti, pieni di dolore, in cerca della loro famiglia, di un segno di vita e di un senso di tutto ciò che accade loro.

Io mi rivolgo a Voi perché Voi siete generosi, capaci di gesti coraggiosi.

La gatta ama i suoi piccoli. Ma non li distingue più, una volta che sono divenuti adulti. Invece, nel corso del suo cammino, l’uomo è, costantemente, obbligato a scegliere.

Può decidere di far mangiare, prima di lui, la persona che ama.

Mi piace ripetere questa frase:

“L’uomo è l’immagine di Dio.”

Alcuni ci scherzano su, rispondendo:

“Beh, allora Dio non è molto bello!”

Ma io paragono l’uomo a Dio come il sigillo che viene impresso nella cera. Non conosco il timbro, forse, non lo vedrò mai, ma se osservo, con attenzione, me stessa in profondità, scopro l’infinito. L’uomo è immagine di Dio in negativo, perché tutto ciò che grida in lui, tutto ciò che tende a superare la legge naturale, che è soggetta a istinti brutali, rappresenta una scelta.

Non esiste la generosità istintiva.

Se non esistesse nel cosmo quella piccola nullità che è l’uomo, dotato della libertà che gli permette o di raccogliere, da egoista, tutto ciò che trova, anche a scapito degli Altri, o di sforzarsi di aiutare il prossimo a condurre una vita migliore; se non vi fossero gli esseri umani, che non sono altro che polvere infinitesimale del cosmo, l’universo nella sua totalità sarebbe assurdo.

E questo che cosa significa?

Se la libertà non fosse in grado di sprigionarsi in qualche momento cruciale – quel momento che io chiamo attenzione – la vita sarebbe assurda…

 Io Vi domando di trasmettere questo messaggio alle Vostre famiglie, alle persone del Vostro quartiere, alla Vostra scuola, affinché la catena di solidarietà cresca nel mondo intero e divenga un segno di speranza e di amore concreto.

 Io sono sicura che il Vostro cuore Vi suggerirà le parole per fare delle Vostre case, delle Vostre scuole, luoghi di solidarietà.

Restiamo uniti con tutti i Ragazzi del mondo e tra noi: l’unione fa la forza!

Vi ringrazio di cuore.

Crediate in tutto il mio affetto.

Assunta Daniela Veruschka Zini



“È difficile immaginare un ostacolo più grande di quello rappresentato dal commercio sessuale di bambini nel cammino verso la realizzazione dei diritti umani. Eppure la tratta dei bambini è solo un elemento del problema ancora più diffuso e profondamente radicato degli abusi sessuali. Milioni di bambini in tutto il mondo sono sfruttati per il sesso a pagamento. Acquistati e venduti come un qualsiasi bene, fatti oggetto di commercio all’interno e all’esterno dei confini nazionali, gettati in situazioni quali i matrimoni forzati, la prostituzione e la pornografia infantile. Molti di loro subiscono danni profondi e, talvolta, permanenti. Il normale sviluppo fisico ed emotivo viene compromesso, come pure l’autostima e la fiducia. Alla stragrande maggioranza viene, anche, negato il diritto all’istruzione come pure il minimo momento di divertimento e gioco.”

con queste parole il direttore generale dell’UNICEF Carol Bellamy presentava il Rapporto sullo Sfruttamento Sessuale dei Bambini, pochi giorni prima dell’apertura del secondo Congresso Mondiale contro lo Sfruttamento Sessuale dei Bambini [http://www.unicef.org/events/yokohama/index.html], svoltosi a Yokohama tra il 17 e il 20 dicembre 2001.

Ho constatato, nelle mie investigazioni, che la pedofilia è un tema difficile da affrontare, ambiguo e soggetto a polemica. Osare parlarne è darsi la possibilità di trattare e dominare, in profondità, il problema dell’abuso sessuale per meglio combatterlo.

Possano i nostri bambini attraverso l’informazione, la prevenzione, divenire più forti e meglio protetti all’esterno e all’interno dell’ambiente familiare.

La vulnerabilità e l’innocenza dei bambini sono abusate, deliberatamente o no, da aggressori sessuali per saziare desideri devianti compulsivi o da pedosessuali incoscienti.

La mia speranza è di aiutare i bambini, facendomi loro portavoce, per proteggerli come avrei voluto essere protetta, io stessa, da abusi di altro genere, quando ero una bambina.

Parafrasando una frase dell’Esodo, in merito alla schiavitù d’Egitto del popolo di Israele:

“Vidi la sofferenza dei bambini e me ne sono presa cura.”



III. PEDOFILIA E TURISMO SESSUALE



La pedofilia provoca numerosi danni nei nostri Paesi ricchi e nei Paesi poveri?

Negli ultimi decenni, si è assistito alla nascita e allo sviluppo di nuove forme di sfruttamento sessuale dei bambini, quali la prostituzione dei minori, la pornografia, la pedofilia nelle città e nelle regioni turistiche. Oggi, in Paesi, quali la Cambogia, la Thailandia o ancora il Kenia, sono i bambini, talvolta, molto piccoli [3 anni], a essere utilizzati come joujoux sessuali.

Alcuni bambini, che hanno una famiglia, sono, anche, “adottati” da pervertiti per la vergognosa somma di 500,00 euro o meno. I genitori accettano volentieri, credendo di assicurare ai propri figli una vita migliore: prima non andavano a scuola, passavano le loro giornate tra i rifiuti per trovare di che vestirsi e mangiare. L’adottante è visto come un salvatore e i bambini non osano parlare per timore di perdere i vantaggi offerti in cambio di questa sessualità. Altri non sono adottati e i responsabili di questi atti abominevoli fanno credere ai genitori di volere i loro figli, per qualche ora, per fare foto o piccoli lavori, che procureranno loro danaro.

Quanto ai ragazzi che vivono in strada senza famiglia, le cose non vanno meglio. Spregevoli individui li ingaggiano e li costringono a vivere in minuscole stanze, dove attendono i clienti. Non comprendono quello che fanno, la sola cosa che conti è la “ricompensa”, che permette loro di trovare qualcosa da mangiare.

Alcune ONG, Organizzazioni Non Governative, si raggruppano in taluni di questi Paesi poveri, per proteggere i bambini. Ma non è sufficiente, perché i governi chiudono, molto spesso, gli occhi su queste violenze: non si deve dimenticare che, in questi Paesi, le entrate provengono maggiormente dal turismo. In Kenia, a esempio, non vi sono ONG, né leggi che proteggano i bambini.

Si sa che l’uomo è un lupo per l’uomo, ma da qui a offrire bambini innocenti a pervertiti, è peggio di quanto si possa immaginare!

Lo sfruttamento sessuale dei bambini attraverso la prostituzione è un fenomeno antico, che esiste su scala mondiale. In diversi Paesi, questo fenomeno, radicato da pratiche storiche e culturali, esiste da secoli. Attualmente, nonostante la grande maggioranza dei bambini prostituiti si trovi nei Paesi del Terzo Mondo, quali l’Asia del Sud-Est, le grandi città dell’America Latina, l’Africa e il Medio Oriente, se ne trovano, egualmente, tra le categorie sociali molto sfavorite dei Paesi ricchi. In Europa, in particolare, il fenomeno è diffuso nei Paesi dell’ex-blocco dell’Est. Nei Paesi occidentali, i bambini sono proposti su Internet o vittime di sedute di foto pornografiche.

La maggioranza di questi ragazzi ha tra i 12 e i 18 anni, ma alcuni hanno appena 8 anni e, talvolta, sono implicati anche neonati!

Non chiudiamo gli occhi di fronte a questi atti mostruosi nei confronti di poveri bambini!

Che diverranno in età adulta senza educazione, senza morale… con tutti questi traumi!

È dopo essermi imbattuta in un sito pedopornografico, sollecitamente denunciato, che ho deciso di fare questo reportage.

Ero rimasta inorridita nel vedere tante mostruosità fatte a tanti poveri bambini. Io conoscevo il turismo sessuale con ragazze, che potevano avere 16 anni, ma non ciò che vado a proporvi.

Le industrie del viaggio e del sesso hanno interessi comuni nella trasformazione del mondo in un gigantesco parco di piacere. Radicato nell’universo antico della prostituzione, il turismo sessuale si espande al ritmo dell’avanzata della mobilità e della globalizzazione turistica. Nei Paesi poveri, colpisce centinaia di migliaia di esseri umani, di cui una parte non trascurabile di bambini. Come il turismo classico, il turismo sessuale beneficia, ora, di una certa “democratizzazione”.

Si osserva, sempre più, lo sviluppo di una prostituzione à la carte, una tendenza che, infine, non fa che seguire quella dei viaggi su misura...

Non è più raro incontrare un routard occidentale con una girlfriend – appellativo ufficiale e più accettabile di prostituta, affittata a settimana o a mese – sul retro della sua moto o incollata al suo braccio.

Il turismo sessuale conosce un effetto “palla di neve”, che lo orienta nel senso di una massificazione. I nuovi clienti sono giovani occidentali in cerca di avventure facili e forti emozioni. Sostituiscono, a poco a poco, i vecchi turisti tedeschi, giapponesi o americani.

La prostituzione “turistica” colpisce numerosi Paesi dell’Asia, dove le ragazze e i ragazzi sono molto bisognosi e poco istruiti, dunque, facilmente, sfruttabili. Alla ricerca di sesso facile e a buon mercato, i turisti sessuali stranieri affluiscono in cerca di carne fresca, disponibile e sottomessa. Molti di loro, per tacitare la coscienza, trovano ogni scusante per persuadersi di non abusare della miseria di questi ragazzi.

Non farebbero che aiutarli, sostenerli e, perfino, contribuire allo sviluppo del loro Paese...

I clienti sono amanti di esperienze nuove, superstiziosi convinti che fare sesso con un bambino dia forza e giovinezza. Sono, per la maggioranza, uomini, sposati o celibi, turisti abbienti o viaggiatori dal piccolo budget. Si può trattare sia di pedofili, che ricercano relazioni sessuali con un bambino, sia di viaggiatori che non hanno pianificato la loro trasferta con l’intenzione di abusare di un bambino. L’anonimato, il fatto di essere lontano dalle costrizioni morali e sociali, che, abitualmente, regolano la loro condotta, spingono alcuni individui a un comportamento, giudicato abusivo in un altro Paese. Giustificano, sovente, questo comportamento, sostenendo che è, culturalmente, accettabile in quel Paese o che offrono un sostegno finanziario al bambino, dandogli del danaro. Quale che sia la giustificazione, si tratta di sfruttamenti sessuali di bambini, di stupri commessi da adulti stranieri in Paesi in via di sviluppo. Il turismo non è la causa dello sfruttamento sessuale dei bambini; tuttavia, i pedofili utilizzano le strutture offerte dall’industria del turismo [hotels, bars, night clubs, ecc.]. Da parte sua, l’industria del turismo contribuisce a creare una domanda, facendo valere l’immagine esotica di una destinazione. Sembrerebbe che le destinazioni privilegiate dei turisti sessuali evolvano. Non appena la prevenzione e gli sforzi di protezione si intensificano in un Paese, i turisti sessuali che ricercano bambini, tendono a recarsi in un Paese vicino.

Nel mondo, i poveri sono la maggioranza in un Paese su cinque. Questi Paesi sono vittime della fame, della malnutrizione e delle malattie. Il loro diritto all’istruzione, alle cure mediche, all’acqua potabile, a un risanamento decente e a una protezione contro i pericoli di ogni tipo sono irrisi.

A causa della mondializzazione, che è uno dei fenomeni più potenti del XX secolo, il numero di soggetti che vivono nella miseria è cresciuto. La maggioranza sono donne e bambini. La vita, che conducono milioni di bambini nel mondo, può essere paragonata alla schiavitù. A causa della povertà, centinaia di milioni di donne e di bambini sono obbligati, per assicurare la loro sopravvivenza, a lavorare in condizioni che mettono in pericolo la loro integrità fisica e mentale. È impossibile conoscere il numero esatto di ragazzi e ragazze, la cui vita è minacciata dalla schiavitù, dall’arruolamento nei conflitti armati, dalla prostituzione, dalla pornografia e dal traffico di droghe.






di

Assunta Daniela Veruschka Zini





A. Che si intende per turismo sessuale?

Il turismo, fattore di sviluppo economico molto competitivo, concerne, ogni anno, tra i 600 e gli 800 milioni di persone, di cui il 13% parte per l’estero. Le destinazioni variano, evidentemente, da un individuo all’altro. Il turismo, generalmente, associato all’idea di libertà, di evasione, di distensione, si riduce a tre dimensioni: Sea, Sun and Sand.

Tuttavia, una quarta dimensione interviene: Sex.

Di quei 600 milioni di turisti, un certo numero si danno a una forma molto particolare di turismo: il turismo sessuale. Il principio consiste nello spostarsi all’estero, allo scopo di avere rapporti sessuali mercenari con gli autoctoni.

Il turismo sessuale resta, relativamente, difficile da individuare, perché è una attività illegale, la pratica di questa forma di turismo si basa, fortemente, sulle industrie “classiche del sesso”, la pornografia e la prostituzione, e si associa, generalmente, al crimine organizzato, al traffico e allo sfruttamento di persone, difficilmente valutabile.

Le cifre restano, nella maggioranza dei casi, stime da prendere al condizionale.   

La nozione di turismo sessuale varia da una persona all’altra, resta ancora molto ignorata.

Si chiamano questi turisti speciali, molto semplicemente: sex tourists, turisti sessuali. Rappresentano circa il 10% della clientela turistica mondiale.



B. L’emergenza e l’evoluzione del turismo sessuale nel mondo

a.  Da ieri a oggi, dalla prostituzione locale al turismo sessuale

Il turismo sessuale è una interazione tra il settore turistico e l’industria del sesso, dunque, la prostituzione. Per anni, destinata a una clientela locale, è stata legalizzata in Thailandia e tollerata, anche se vietata, in altri Paesi dell’Asia del Sud-Est.

Il turismo sessuale, emerso, nelle Filippine, nel 1950, durante la guerra di Corea, che oppose i sud-coreani, la Cina e l’URSS agli Stati Uniti, ai nord-coreani e ai giapponesi – è, realmente, esploso nell’Asia del Sud-Est, agli inizi degli anni 1970, durante la guerra del Vietnam. La Thailandia si era trasformata in una base di appoggio dell’esercito americano. Nelle regioni erano dispiegati circa 50mila soldati che combattevano. Bangkok e Pattaya, reputate per i loro quartieri caldi, vedevano arrivare circa 5mila GI al mese, quelli che erano in permesso o R&R [rest and recuperation/recreation]. Per “distrarli” e soddisfare la domanda, i prosseneti avevano iniziato a far venire ragazze dal Paese e dai Paesi limitrofi, quali il Laos e la Cambogia.




Haiti



Dopo la guerra del Vietnam, nel 1975, i turisti americani, giapponesi, tedeschi, erano succeduti ai soldati.

La crescita della prostituzione ha necessitato la realizzazione di infrastrutture per accogliere i turisti. I Paesi del Sud-Est Asiatico, la Thailandia e le Filippine, hanno iniziato a farsi una fama di Paesi, in cui la libertà sessuale è rispettata e si possono avere relazioni sessuali facilmente, a costo inferiore rispetto al Paese di origine. Il numero di turisti non ha fatto che crescere, anche il numero di prostitute, a tal punto che, oggi, il sesso, che non era che un “piccolo” commercio, è divenuto un polo di attrazione turistica e un vero business per i Paesi in via di sviluppo.

Si assiste a una vera democratizzazione del turismo sessuale. 

b.  Dove ?

La Thailandia non è più la sola destinazione interessata da questo flagello.

Tutti i Paesi sono interessati.

Le destinazioni più propizie restano, tuttavia, i Paesi in via di sviluppo : il Sud-Est Asiatico [Thailandia, Filippine, Indonesia, Sri Lanka], i Caraibi [Barbados, Repubblica Domenicana, Cuba, Giamaica, Santo Domingo], l’Africa [Marocco, Tunisia, Zambia, Gambia, Kenya], l’America Latina [Costa-Rica, Colombia, Brasile] o ancora il Sud dell’Europa [Grecia, a esempio, soprattutto Mykonos].

Anche i Paesi industrializzati sono toccati. Sono, generalmente, quelli in cui la prostituzione è legalizzata: Australia [Stato di Vittoria], la Nuova Zelanda, Germania, Paesi Bassi, Danimarca, Austria.

I flussi del turismo sessuale ricalcano – ed è logico! – quelli del turismo classico: dall’Emisfero-Nord verso l’Emisfero-Sud, dai Paesi ricchi verso i Paesi in via di sviluppo e migrazioni interregionali. A esempio, gli americani avranno più tendenza a recarsi nel bacino dei Caraibi o in America Centrale [Equatore], gli australiani nel bacino Pacifico, gli europei nel Sud dell’Europa e in Africa.  

c.  Origini del fenomeno

Numerosi fattori sono all’origine dell’ampiezza del turismo sessuale. Sono di ordine economico, sociale, culturale, politico e giuridico.

- Fattori economici:

o       il sottosviluppo;

o       l’aumento dei flussi turistici dall’apertura delle frontiere;

o       l’aumento del turismo di massa;

o       l’esistenza di una domanda crescente incoraggiata e stimolata da una offerta sempre più allettante, che si è internazionalizzata grazie a Internet e alla creazione di sex-tours, che vantano, in modo indiretto, le promesse e il potenziale di alcune destinazioni turistiche in materia di sesso.

- Fattori culturali: il mantenimento di culture tradizionali patriarcali e sessiste, che rendono le donne, particolarmente, vulnerabili e spingono a una istituzionalizzazione dello sfruttamento delle donne per il turismo sessuale.

- Fattori sociali: la povertà della popolazione – maggiormente, nell’ambiente rurale che in quello urbano – e l’inadeguatezza dei sistemi educativi. Non esistono misure né di prevenzione né di informazione.

- Fattori politici:

o       situazione politica instabile: il turismo sessuale riflette il fallimento delle politiche di sviluppo, che mirano a migliorare il livello di vita della popolazione e a ridurre il tasso di sfruttamento nel mercato del lavoro. La popolazione è povera senza istruzione né mezzi: il sesso è, sovente, la sola fonte di rendita.

o       corruzione politica: alcuni Paesi non esitano a banalizzare e a favorire  attività illegali [tossicomania, traffico di ogni genere, ecc.] al fine di rimediare ai problemi economici. Lo Stato thailandese è stato, indirettamente, accusato di prossenetismo, tenuto conto del potere assoluto della polizia e dei legami esistenti tra forze dell’ordine e reti mafiose.

- Fattori giuridici: le misure repressive, che si debbono prendere nei confronti dei clienti, non sono apparse che tardivamente. Di più, non sono, nella maggioranza dei casi, rispettate dagli Stati per una semplice ragione: il turismo sessuale è fonte di danaro.

d.  Le conseguenze del turismo sessuale

Il turismo sessuale non cessa di svilupparsi e partecipa, largamente, allo sviluppo del traffico e dello sfruttamento di persone [cosificazione e mercificazione delle persone]. La popolazione è povera e manca di danaro. Alcuni sono pronti a tutto per raggranellare qualche dollaro: prostituiscono i figli, perché portino danaro, o li vendono a prosseneti. In questo caso, i bambini sono condotti in città e si ritrovano condannati, prigionieri, schiavi di questi prosseneti [albergatori, padroni di bar, case chiuse], il cui solo scopo è trarre profitto, attirando turisti con sesso facile e a buon mercato. Questi ultimi arrivano sempre più numerosi e i trafficanti hanno bisogno di “manodopera”, dunque, tornano nelle campagne per procacciarsi selvaggina. Le vittime di rapimenti sono sequestrate in sordidi hotels, violentate, picchiate, quando rifiutano di obbedire. Costrette alla sottomissione, sono ridotte allo stato di bene di consumo.

Il cliente è re.

Può disporne a suo piacere.

Dopo la guerra del Vietnam, in Thailandia, si stimava a 6mila il numero di bambini nati da una relazione tra un GI e una donna locale. Di più, il turismo sessuale contribuisce, in modo significativo, alla propagazione delle MST, Malattie Sessualmente Trasmissibili, e, in particolare, dell’AIDS [le altre cause sono: la trasmissione coniugale, l’utilizzo delle siringhe da parte dei tossiocomani, ecc.].  Ciò per una ragione molto semplice, l’uso del preservativo nei rapporti sessuali turisti/locali o anche turisti/turisti non è, sempre, sistematico. Infine, l’impatto è anche mentale: le condizioni di vita sono deplorevoli. Vittime di una esclusione sociale e familiare prostituti/e non hanno alcun valore in quanto esseri umani e sprofondano nella depressione o nella droga. La stigmatizzazione li spinge al suicidio.



C. I diversi tipi di turismo sessuale 

Bisogna sapere che esistono diversi tipi di turismo sessuale. Sono in numero di 4: il turismo omosessuale, il turismo sessuale femminile, il turismo sessuale maschile e il turismo sessuale pedofilo.

a.  il turismo omosessuale

 Il principio è di avere rapporti sessuali con i locali, ma dello stesso sesso. La distanza, l’allontanamento dal Paese di origine permette alla clientela di affermare e di rafforzare la propria identità. Ciò che non può, sempre, fare a casa propria. Il sesso non è l’unica motivazione di questa clientela; vi sono, egualmente, motivazioni culturali o, semplicemente, ricerca di riposo. Le destinazioni differiscono in funzione di queste. Quando la motivazione è culturale, il sesso interviene a un grado minore, la clientela avrà, quindi, più tendenza a recarsi nelle grandi capitali europee quali Parigi, Praga, Amsterdam o Berlino. Viceversa, quando le motivazioni sono puramente sessuali, la clientela si recherà in quelli che si chiamano gay resorts

b.  Il turismo sessuale femminile

È il segno di una banalizzazione dello sfruttamento sessuale e della crescita del potere delle donne da qualche anno. Nei Paesi in via di sviluppo la sua ampiezza resta, egualmente, meno vasta rispetto alle altre forme di turismo. Costituisce, tuttavia, una nuova clientela per i sex tours. Sono le donne che partono per avere rapporti con Beach Boys. Rappresentano circa il 5 e il 10% del volume della clientela turistica femminile. La maggior parte di loro sono di origine nord-americana: Stati Uniti e Canada. Sono, sovente, più anziane del loro compagno, una cinquantina di anni. Questa forma di turismo si differenzia dalle altre per il fatto che non vi è una remunerazione nel senso proprio del termine. Vi è una controparte naturalmente, ma consiste nel pagamento dei conti dell’affitto, dei ristoranti, di locali notturni e in regalie. Contrariamente alla visione tradizionale che si ha della prostituzione, le donne non affittano le prestazioni dei Beach Boys, per un’ora o per una notte, ma per una settimana o per tutta la durata del soggiorno. Da parte delle turiste, queste relazioni sono vissute più come storie a breve termine che come prestazioni a scopo lucrativo, contrariamente ai prostituti, che non vedono che il lato sessuale e venale delle relazioni. Le destinazioni più ambite sono le Antille con la Giamaica, Cuba, la Repubblica Domenicana, le Barbados, ma anche l’Africa nera con il Gambia, lo Zambia e il Kenia.

c.  Il turismo sessuale maschile

Conseguenza diretta di una prostituzione legalizzata o tollerata. I clienti, nazionali o internazionali, ricercano, in genere, qualcosa di nuovo, qualcosa che non possono trovare con la loro partner abituale. Desiderano uscire dalla routine e divengono attori di questo facile mercato. Il Sud-Est Asiatico, per la sua storia, la sua cultura patriarcale e le sue difficoltà economiche, è la regione del mondo più toccata, ma anche la più quotata per essere un vero paradiso sessuale.




Cambogia




Il turismo sessuale che implica bambini è la traduzione pratica della pedofilia. Questa forma di sfruttamento è la più controversa e la più ricercata: fantasma, trasgressione del vietato. Le relazioni sessuali con i bambini sono proibite. Esiste una voce infondata intorno al turismo sessuale pedofilo: avere rapporti sessuali con un bambino o con una persona vergine guarisce dalle MST, Malattie Sessualmente Trasmissibili, in particolare l’AIDS.



D. Chi sono, esattamente, i turisti sessuali?

Sono, dunque, “semplici” turisti, in cerca di avventure, di emozioni forti, che si recano all’estero per soddisfare i propri desideri, i propri fantasmi sessuali, dandosi a pratiche nuove o non consentite nei loro Paesi di origine [voyeurismo, esibizionismo].

Non è tanto il sesso che ricercano, ma il potere, il dominio.

In effetti, in capo al mondo, tutto diviene possibile, in particolare, sfidare una serie di divieti. Per il turista organizzato, l’Altro – l’indigeno, si diceva al tempo delle colonie – è il servitore turistico, il cui ruolo consiste nell’essere sfruttato.  




Thailandia

In Thailandia, nella stazione balneare di Pattaya,  il turismo del sesso funziona a pieno ritmo. Ma, oggi, Pattaya non attira più tanti pedofili e predatori sessuali. La Cambogia vicina, meno cara e meno controllata, è divenuta il nuovo tempio del sesso asiatico. 



Si distinguono i turisti occasionali, che profittano di essere soli, sconosciuti o, semplicemente, di avere una occasione per stabilire questo genere di relazioni – coloro che viaggiano per affari, a esempio –, dai turisti assidui che viaggiano con l’unico scopo di avere relazioni sessuali con i locali. Operano generalmente da soli.

La clientela è, in maggioranza, maschile ma per ciò che è di loro profitto sociale si osserva un certo eclettismo. La maggior parte di questi uomini vengono dai Paesi occidentali, dunque, ricchi. Si constata, da qualche anno, che i giovani sono più inclini a questa pratica. Non essendo, particolarmente, ben informati sull’impatto e l’ampiezza del turismo sessuale, i turisti si ritrovano non responsabilizzati e non colpevolizzati. Si sentono, generalmente, con la buona coscienza, nella misura in cui questi servizi sono remunerati. Pensano, facendo questa “buona azione”, di aiutare gli autoctoni, di sostenere le loro famiglie e di partecipare anche allo sviluppo economico del loro Paese. 

Da alcuni anni, la Thailandia ha deciso di rompere con la sua immagine di paradiso per pedofili di ogni orizzonte. Gli arresti mediatizzati si sono moltiplicati nel Paese del Sorriso e le autorità thailandesi hanno dato un buon numero di esempi per convincere il mondo della loro buona intenzione. Tuttavia, secondo le organizzazioni internazionali, la prostituzione infantile in Thailandia non è in vena di regresso, ma sarebbe, in realtà, in pieno rigoglio. La constatazione globale è, dunque, amara e mette in evidenza i problemi colossali della Nazione thailandese di fronte alla questione sensibile della pedofilia sul suo territorio. Una delle ragioni principali, per cui la Thailandia non riesce ad arginare il fenomeno della prostituzione infantile, è il lassismo con il quale tratta i pedofili che la polizia reale riesce ad arrestare. In Thailandia, la pedofilia è punita da 4 a 20 anni di reclusione e/o da 8mila a 40mila bahts di ammenda. Inutile dire che non vi è di che inquietarsi oltre misura per i pedofili occidentali abbienti, che risiedono nel Paese del Sorriso: il danaro è per loro la garanzia dell’impunità. In effetti, è molto facile per i criminali sessuali tirarsi fuori da un brutto momento, versando una somma di danaro alla polizia e/o alle famiglie dei bambini abusati. I thailandesi sono poveri, poveri al punto da chiudere gli occhi sullo stupro dei propri figli in cambio di una manciata di danaro. La Thailandia è, sempre, stata ufficiosamente chiamata “la capitale del turismo sessuale in Asia”, con ferro di lancia, la gloriosa Pattaya, seguita da presso dai quartieri caldi di Bangkok e i bars di Phuket. Nonostante lo zelo dei responsabili della TAT [Tourism Authority of Thailand], che hanno fatto la scelta di battezzare il loro Paese Amazing Thailand, lo cortina di fumo si dissipa rapidamente, quando si è sul posto e si comprende, molto presto, che il leitmotiv del Paese dovrebbe essere No Money, No Honey o Give me Money Handsome Man.

Il sesso monetizzato è ovunque.

Altra constatazione poco gloriosa che contribuisce, grandemente, allo sviluppo della prostituzione infantile: l’abisso crescente tra ricchi e poveri in tutto il Regno. Mentre le classi superiori e medie di Bangkok vedono il loro tenore di vita migliorare, continuamente, le classi popolari thailandesi hanno il coltello sempre più fermamente puntato sotto la gola. Per questa ragione, la prostituzione diviene una scelta di vita sempre più diffusa sia tra i bambini sia tra gli adulti. Bisogna dire che questo business, anche se è sporco, è, per i thailandesi più poveri, estremamente lucrativo.




Bambina thailandese in quartiere rosso



Ecco una breve lista delle principali ragioni che portano i bambini a ritrovarsi nel letto di un pedofilo:

- i bambini sono venduti o affittati dai propri genitori, sovente, estremamente poveri e disperati. In questo caso, è, in genere, un agente che cura le transazioni tra la famiglia e i pedofili.

- i bambini senza dimora o in fuga approdano alla prostituzione per sopravvivere al quortidiano. La pressione dei fratelli, delle sorelle o degli amici, già implicati nell’industria del sesso, spingono il bambino a tentare la sua chance nell’ambito della pedofilia.

- i bambini, vittime di un inganno, sono forzati a prostituirsi da parte di individui senza scrupoli che pretendono proteggerli e aiutarli, ma che, in realtà, li sfruttano.

- i bambini, vittime di abusi sessuali nella propria famiglia, tendono a inclinare verso la prostituzione per sfuggire alla vergogna con la quale convivono e per fare danaro.

La quasi-totalità dei bambini è intrappolata nell’industria del sess soltanto dopo qualche cliente. Crescendo, divengono, in genere, lavoratori e lavoratrici del sesso e restano nella spirale infernale dell’industria del sesso fino a una fine, sovente, tragica. La loro mente innocente è, molto rapidamente, distorta, sviluppando un rapporto estremamente malsano con il sesso. Di più, il timore di rappresaglie familiari o di problemi con la polizia li spinge a adottare un profilo basso e ad accettare la loro condizione senza protestare. Sono, allora, totalmente prigionieri del commercio del sesso. La speranza di una vita “normale” sfuma, allora, molto rapidamente e le vittime si rassegnano definitivamente: è il punto di non ritorno per la maggioranza dei bambini. Solo una piccola percentuale di bambini che si prostituiscono lavorano freelance. La maggior parte è reclutata da agenti, prosseneti, che garantiscono protezione e trovano pedofili. Al fine di assicurare una rotazione e fornire varietà ai criminali sessuali, gli agenti si scambiano tra loro i bambini: così l’offerta è sempre rinnovata e il cliente è “fidelizzato”. Fanno da tramite tra clienti e bambini, così come tra danaro e famiglie. Su ogni prestazione, prelevano una percentuale variabile e inviano il resto alla famiglia del bambino o lo danno al bambino stesso se non ha nessuno. Come gli adulti, i bambini del sesso sono iniziati e addestrati a impiantare la loro piccola rete di clienti regolari, con i quali restano in contatto permanente, al fine di non perdere la manna econmica che rappresentano. 

E per domani, quali prospettive?

L’avvenire non ha, a priori, alcuna ragione di migliorarsi. I sistemi sociali ultra-violenti occidentali continueranno a produrre individui sessualmente deviati a catena. Quanto ai Paesi emergenti, quali la Thailandia, se i progressi sociali esistono, non favoriscono che una piccola parte della popolazione, mentre la maggioranza continua a non godere di alcun diritto e di alcun sostegno.

La prostituzione dei bambini e gli abusi sessuali sui minori, in Thailandia, hanno, dunque, tutte le chances di avere un avvenire radioso a medio e a lungo termine.

Come sovente nel campo delle questioni sociali, la sensibilizzazione e l’educazione sono le chiavi del cambiamento. Ma, fintanto che le iniziative impegnate non beneficeranno di un sostegno incondizionato delle autorità ufficiali, lottare contro la prostituzione dei minori e i pedofili, in Thailandia, equivarrà a “fare un buco nell’acqua”, per riprendere una espressione popolare.






E. Prevenzione, protezione, repressione 

Il turista sessuale si sbarazza, sovente, di ogni responsabilità umana perché, grazie a una transazione finanziaria, si sente sollevato dal bisogno di occuparsi dell’Altro: non sente né l’obbligo di rispettarlo, né quello di procurargli piacere. Pagando per un servizio, all’occorrenza sessuale, acquista la libertà di una persona sulla quale, per un tempo limitato, ha tutti i diritti, compreso quello di ridurla allo stato di “bene di consumo”.

La presa di coscienza del fenomeno turismo sessuale è stata tardiva. Le sanzioni prese nei confronti degli abusatori sono, raramente, applicate.




Ghana



a.  Prevenzione

La prevenzione passa per l’informazione.

- a livello nazionale : alcune compagnie aeree in partenariato con ECPAT [End Child Prostitution, Child Pornography And Trafficking in Children for Sexual Purposes] diffondono sui loro voli, in partenza per destinazioni esotiche, spots di informazione a carattere dissuasivo, che avvertono che l’abuso di un minore di 18 anni è vietato e rammentano le azioni e le sanzioni previste.

- a livello internazionale : alcune associazioni, quali ECPAT e UNICEF [United Nations Children's Fund], conducono anche loro campagne di lotta contro il turismo sessuale.

b.  Protezione

L’Unione Europea è impegnata nella lotta contro il turismo sessuale che implica i bambini. Ha adottato diversi testi per combattere questa pratica, l’ultimo è la Direttiva 2011/93/UE del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione Europea del 13 dicembre 2011, relativa alla lotta contro l’abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile e che sostituisce la Decisione-Quadro 2004/68/GAI del Consiglio dell’Unione Europea [http://notes9.senato.it/web/docuorc2004.nsf/6cc8889e3afb022fc12576ab0045bc47/2596cd8f2ec1ae91c12576f500496a51/$FILE/00051-RE01-11_IT.PDF]




Camerun



c.  Repressione

Le leggi sull’extraterritorialità costituiscono uno dei principali strumenti legislativi nella lotta contro il turismo sessuale. La legislazione extraterritoriale è un corpus di leggi che rende possibile procedimenti legali e incriminazione di cittadini per crimini commessi in un altro Paese. Tale legislazione permette, a esempio, ai governi di portare in giudizio i turisti che hanno abusato di bambini in un altro Paese. Alcuni Paesi, quali  il Giappone, i Paesi Bassi, la Norvegia, la Svezia e la Svizzera applicano la giurisdizione extraterritoriale nel caso di crimini commessi dai loro cittadini all’estero come linea di principio generale. Non vi sono, tuttavia, clausole speciali nel caso di crimini correlati con il turismo sessuale che coinvolga bambini. Paesi quali il Belgio, la Francia e la Germania hanno modificato la loro legislazione giuridica extraterritoriale per rendere più facile l’incriminazione nel caso in cui siano coinvolti dei bambini.

 Differenze di lingua, culture, sistemi legali e di polizia rendono la giurisdizione extraterritoriale di difficile applicazione all’atto pratico.




Secondo solo al traffico di droga e di armi come mercato illegale, il turismo sessuale procura lauti guadagni.




Marocco



L’adozione di leggi, il lancio di campagne di sensibilizzazione e di prevenzione non hanno alcuno effetto dissuasivo sulla clientela, che si fa sempre più numerosa.

La democratizzazione del turismo classico ha portato una democratizzazione del turismo sessuale: si può, pertanto, parlare di un turismo sessuale di massa. Il suo sviluppo è dovuto alla pauperizzazione crescente, alla liberalizzazione dei mercati sessuali che incoraggiano, più o meno direttamente, la tratta a fini di prostituzione, alla persistenza di società patriarcali, al degrado dell’immagine della donna e all’esplosione del turismo internazionale.

Aiutiamoli!

Grazie per tutti i bambini in pericolo nel mondo.

















Daniela Zini

Copyright © 10 febbraio 2013 ADZ