“Io non ho in mio potere che ventisei soldatini di piombo, le ventisei lettere dell’alfabeto: io decreterò la mobilitazione, io leverò un esercito, io lotterò contro la morte.”

Nikos Kazantzakis

Entrando nella sede delle Nazioni Unite a New York si legge:


Bani adam a’za-ye yek peikarand,
Ke dar afarinesh ze yek gouharand.

Chu ‘ozvi be dard avard ruzgar,
Degar ‘ozvha ra namanad qarar.

To kaz mehnat-e digaran bi ghammi,
Nashayad ke namat nehand adami.

I figli dell’Uomo sono parti di un unico corpo,
Originate dalla stessa essenza.

Se il destino arreca dolore a una sola,
Anche le altre ne risentono.

Tu, che del dolore altrui non ti curi,
Tu non sei degno di essere chiamato Uomo.

Abu ‘Abdallah Mosharref-od-Din b. Mosleh Sa’di, Golestan

traduzione dal persiano di Daniela Zini

Dormire, dormire e sognare…

Sognare di una vita senza sofferenza e senza paura.

Sognare di Esseri capaci di amare oltre il limite, oltre la realtà, oltre ogni cosa, oltre la vita.

Fino dall’Antichità le donne scrittori hanno sognato una nuova era di pace mondiale.

Non ha alcun senso dire che le guerre sono una conseguenza del capitalismo o della malvagia natura degli uomini o dei sentimenti nazionalistici.

Certo, il produttore di armi e altri gruppi capitalistici possono avere interesse che scoppi una guerra, ma questo non significa che la loro volontà sia una determinante sufficiente a farla scoppiare. All’interno di ciascuno Stato i produttori di grano hanno interesse alla carestia, i costruttori di case hanno interesse che divampino incendi che distruggano città, ma non per questo si verifica la carestia o le nostre città sono distrutte dagli incendi. In ogni Stato l’ordinamento giuridico prevede argini che frenino e contengano le forze distruttrici pericolose per la vita collettiva. Le forze distruttrici prevalgono in campo internazionale solo perché mancano analoghi argini giuridici.

È probabile che, in certe occasioni, i gruppi capitalistici che ottengono l’appoggio dei governi per conseguire l’esclusività di alcuni mercati, l’appalto di lavori pubblici, l’emissione di prestiti e altri privilegi nei Paesi politicamente tanto deboli da subire l’influenza di potenze straniere, possano, senza volere la guerra, spingere a essa, facendo nascere attriti e alimentando pericolosi contrasti tra Stati. Ma anche questo avviene solo perché manca un ordine giuridico internazionale.

Se tutti gli uomini fossero animati nei loro reciproci rapporti da sentimenti di fraternità evangelica non vi sarebbe bisogno di alcuna forma di coazione legale.

L’ordinamento giuridico è, dunque, una necessità, tanto nei rapporti tra singoli individui, quanto nei rapporti tra singoli Stati.

D’altra parte i sentimenti nazionalistici anti-sociali non possono considerarsi caratteristiche psichiche innate. Sono frutto della politica: come la politica può ingenerarli, così può soffocarli.

Le lingue, le etnie, le religioni, i costumi diversi non impediscono una pacifica convivenza.

Alla fine della Prima Guerra Mondiale vi fu un serio tentativo di assicurare la pace nel mondo con una nuova organizzazione internazionale.

Quel tentativo fece completo fallimento.

Perché?

Perché – dicono alcuni – gli Stati Uniti non vollero entrare nella Società delle Nazioni: mancando gli Stati Uniti, la Società delle Nazioni non aveva il prestigio e la forza sufficienti per mantenere l’ordine internazionale.

In verità, la partecipazione degli Stati Uniti non avrebbe potuto migliorare di molto la Società delle Nazioni. Gli Stati Uniti, conservando, come gli altri membri la loro assoluta sovranità, avrebbero cercato di adoperare anch’essi l’istituzione ginevrina per il raggiungimento dei loro obiettivi di politica nazionale.

Quando il Giappone invase la Manciuria, la Francia e l’Inghilterra impedirono che la questione fosse portata davanti all’assemblea della Società delle Nazioni, nonostante risultasse a tutti evidente l’aggressione, perché non volevano mettere in pericolo i loro possedimenti in Oriente. Quando si profilò la minaccia di un’aggressione dell’Abissinia da parte dell’Italia, il governo di Laval profittò della buona occasione per negoziare degli accordi a vantaggio della Francia, promettendo di non consentire altro che mere sanzioni collettive puramente simboliche, da cui lo Stato aggressore non avrebbe avuto alcun danno.

Se fossero stati presenti i rappresentanti americani nel consiglio della Società delle Nazioni avrebbero fatto, al pari dei loro colleghi inglesi e francesi, eloquenti discorsi sulla sicurezza indivisibile ma, in pratica, quando si fosse trattato di prendere delle decisioni, avrebbero guardato solo ai particolari interessi degli Stati Uniti, appoggiando – a seconda della convenienza – l’uno o l’altro dei diversi blocchi in contrasto, senza tenere conto alcuno del diritto e degli impegni presi con la firma del “covenant”.

Vi è, poi, chi ritiene che il fallimento della Società delle Nazioni si debba imputare a un difetto secondario, non essenziale, della sua struttura: non disponeva di una forza propria per esercitare la polizia internazionale. L’espressione “polizia internazionale”, quando viene adoperata in questo senso, è assai equivoca e porta facilmente fuori strada. le operazioni militari, anche se si fossero volute attuare, risultando tanto più costose e avendo tanta minore probabilità di successo quanto più potente era lo Stato che aveva violato la legge, molto facilmente sarebbero servite solo per imporre il rispetto dell’ordine giuridico alle piccole potenze, giammai a quelle maggiori – così il mantenimento dell’ordine internazionale sarebbe stato solo l’ipocrita veste per mascherare l’egemonia degli Stati più forti.

Pretendere di costituire una forza armata a disposizione di una Società delle Nazioni di cui facevano parte Stati sovrani, avrebbe, d’altra parte, significato mettere il carro davanti ai buoi, poiché le forze armate sono il mezzo per l’affermazione concreta della sovranità, nessuno Stato avrebbe voluto concorrere alla creazione di un esercito internazionale, atto a imporgli una volontà estranea alla propria.

E seppure, per assurdo, fosse stata superata questa difficoltà, come si sarebbe potuto praticamente organizzare un tale esercito?

La nomina del comandante in capo, l’obbedienza dei soldati nel caso in cui avessero dovuto applicare misure coattive contro i connazionali, la preparazione dei piani di guerra, sono tutte cose inconcepibili se non esiste un vero governo unitario incaricato della difesa, se i soldati non hanno una cittadinanza superstatale che si traduca in un senso di fedeltà a un tale governo e, infine, se non fosse stata eliminata ogni possibilità di guerra tra gli Stati associati.

Nella nostra infelice epoca, ogni istante che viviamo, è segnato da orribili exploits di guerra e il denaro, del quale avremmo tanto bisogno per debellare Fame e Malattia, dispensato in fumo dagli Stati, sotto la copertura di progetti, presunti scientifici, che malcelano lo scopo di accrescere la loro potenza militare e il loro potere di distruzione futura.

Noi non siamo capaci di controllare né la natura né noi stessi.

Quante guerre risultano dall'incomprensione dell'Altro?

Tutte!
La Seconda Guerra Mondiale ne è un triste esempio.

Un esempio inaudito di intolleranza e di incomprensione che ha portato all'esclusione di tutto un popolo.

La stupidità dell'uomo risiede nel compiacersi a restare ignorante e come dice Albert Einstein:

“Due cose sono infinite: l'universo e la stupidità umana; ma per quel che riguarda l'universo, io non ne ho acquisito ancora la certezza assoluta.”

Roma, 20 gennaio 2014

Daniela Zini

lunedì 30 aprile 2018

The Boy Business

Nambla speech

Homosexuals Who Encourage Pedophilia | LGBT's History of Supporting NAMBLA

Homosexuals Who Encourage Pedophilia | LGBT's History of Supporting NAMBLA

Richard Dawkins watches as "Maybe a Pedophile" Pell DEMOLISHES and EMBAR...

Richard Dawkins Catholic Child Abuse

Richard Dawkins Defends 'Mild' Pedophilia, Again and Again!

Richard Dawkins Accused of Defending 'Mild Pedophilia'

Richard Dawkins vs Cardinal George Pell on Q&A (10-4-2012)

domenica 8 aprile 2018

Napoli, sit in contro il prete pedofilo di Ponticelli

giovedì 5 aprile 2018

UK Essentially Legalizes Pedophilia by Announcing There are Too Many Ped...

California Moves to Legalize Pedophilia

"Dentro di me c'era l'inferno": un ex prete racconta la pedofilia clericale

Pedofilia - I Predatori di Bambini sono intorno a noi

domenica 1 aprile 2018

PEDOFILIA INFANZIA NEGATA E VIOLATA VII. PEDOFILIA IN VATICANO di Daniela Zini


ANTEPRIMA!
 estratto da:
PEDOFILIA
INFANZIA NEGATA E VIOLATA
“Les grandes personnes ne comprennent jamais rien toutes seules, et c’est fatigant, pour les enfants, de toujours et toujours leur donner des explications.”
Antoine de Saint-Exupéry, Le Petit Prince


Pour Toi
Daniela Zini

Au début j’étais amoureuse
De la splendeur de tes yeux,
De ton sourire,
De ta joie de vivre.

Maintenant j’aime aussi tes larmes
Ta peur de vivre
Et le désarroi
Dans tes yeux.

Mais contre la peur
Je t’aiderai,
Car ma joie de vivre
Est encore la splendeur des tes yeux.

Rome, le 11 août 2011



“It is easier to build strong children
than to repair broken men.”
Frederick Douglass

 Cari Ragazzi 

mentre guardavo questo filmato [http://www.youtube.com/watch?v=zNUxq8rI6lM&feature=player_embedded] ho pensato a Voi Ragazzi, piccoli e grandi, dei cinque continenti, Voi, che siete pieni di vita, che studiate, che giocate, che lavorate…
Voi siete gli animatori delle nostre case, delle nostre aule, nel mondo intero…
Sì, ho pensato, subito, a Voi, perché Voi siete sensibili e attenti al dolore e alle sofferenze di quei Ragazzi che, in questo stesso momento, sono, in strada, gli occhi impauriti, pieni di dolore, in cerca della loro famiglia, di un segno di vita e di un senso di tutto ciò che accade loro.
Io mi rivolgo a Voi perché Voi siete generosi, capaci di gesti coraggiosi.
La gatta ama i suoi piccoli. Ma non li distingue più, una volta che sono divenuti adulti. Invece, nel corso del suo cammino, l’uomo è, costantemente, obbligato a scegliere. Può decidere di far mangiare, prima di lui, la persona che ama.
Mi piace ripetere questa frase:
“L’uomo è l’immagine di Dio.”
Alcuni ci scherzano su, rispondendo:
“Beh, allora Dio non è molto bello!”
Ma io paragono l’uomo a Dio come il sigillo che viene impresso nella cera. Non conosco il timbro, forse, non lo vedrò mai, ma se osservo, con attenzione, me stessa in profondità, scopro l’infinito. L’uomo è immagine di Dio in negativo, perché tutto ciò che grida in lui, tutto ciò che tende a superare la legge naturale, che è soggetta a istinti brutali, rappresenta una scelta. Non esiste la generosità istintiva. Se non esistesse nel cosmo quella piccola nullità che è l’uomo, dotato della libertà che gli permette o di raccogliere, da egoista, tutto ciò che trova, anche a scapito degli Altri, o di sforzarsi di aiutare il prossimo a condurre una vita migliore; se non vi fossero gli esseri umani, che non sono altro che polvere infinitesimale del cosmo, l’universo nella sua totalità sarebbe assurdo.
E questo che cosa significa?
Se la libertà non fosse in grado di sprigionarsi in qualche momento cruciale – quel momento che io chiamo attenzione – la vita sarebbe assurda…
Io Vi domando di trasmettere questo messaggio alle Vostre famiglie, alle persone del Vostro quartiere, alla Vostra scuola, affinché la catena di solidarietà cresca nel mondo intero e divenga un segno di speranza e di amore concreto.
Io sono sicura che il Vostro cuore Vi suggerirà le parole per fare delle Vostre case, delle Vostre scuole, luoghi di solidarietà.
Restiamo uniti con tutti i Ragazzi del mondo e tra noi: l’unione fa la forza!
Vi ringrazio di cuore.
Crediate in tutto il mio affetto.

Daniela Zini


“È difficile immaginare un ostacolo più grande di quello rappresentato dal commercio sessuale di Bambini nel cammino verso la realizzazione dei diritti umani. Eppure la tratta dei Bambini è solo un elemento del problema ancora più diffuso e profondamente radicato degli abusi sessuali. Milioni di Bambini in tutto il mondo sono sfruttati per il sesso a pagamento. Acquistati e venduti come un qualsiasi bene, fatti oggetto di commercio all’interno e all’esterno dei confini nazionali, gettati in situazioni quali i matrimoni forzati, la prostituzione e la pornografia infantile. Molti di loro subiscono danni profondi e, talvolta, permanenti. Il normale sviluppo fisico ed emotivo viene compromesso, come pure l’autostima e la fiducia. Alla stragrande maggioranza viene, anche, negato il diritto all’istruzione come pure il minimo momento di divertimento e gioco.”
con queste parole il direttore generale dell’UNICEF Carol Bellamy presentava il Rapporto sullo Sfruttamento Sessuale dei Bambini, pochi giorni prima dell’apertura del secondo Congresso Mondiale contro lo Sfruttamento Sessuale dei Bambini [http://www.unicef.org/events/yokohama/index.html], svoltosi a Yokohama, tra il 17 e il 20 dicembre 2001.
Ho constatato, nelle mie investigazioni, che la pedofilia è un tema difficile da affrontare, ambiguo e soggetto a polemica. Osare parlarne è darsi la possibilità di trattare e dominare, in profondità, il problema dell’abuso sessuale per meglio combatterlo.
Possano i nostri Bambini attraverso l’informazione, la prevenzione, divenire più forti e meglio protetti all’esterno e all’interno dell’ambiente familiare.
La vulnerabilità e l’innocenza dei Bambini sono abusate, deliberatamente o no, da aggressori sessuali per saziare desideri devianti compulsivi o da pedosessuali incoscienti.
La mia speranza è di aiutare i Bambini, facendomi loro portavoce, per proteggerli come avrei voluto essere protetta, io stessa, da abusi di altro genere, quando ero una Bambina.
Parafrasando una frase dell’Esodo, in merito alla schiavitù d’Egitto del popolo di Israele:
“Vidi la sofferenza dei Bambini e me ne sono presa cura.”


VII. PEDOFILIA
IN VATICANO
1.      Massachusetts Catholic Sex Abuse Scandal




di
Daniela Zini




“Ovunque sia il corpo,
là si raduneranno le aquile.”
Matteo 24, 28



Se è possibile allenare al coraggio fisico, allora perché non anche a quello morale? Se la mente può essere addestrata a esporre il corpo alle ferite e alla morte senza timore, l’anima non può essere addestrata a restare fedele alle proprie convinzioni, a rifiutare la tentazione, il pregiudizio, la diffamazione e la persecuzione? Il coraggio morale si sviluppa attraverso l’esperienza e l’insegnamento, e metterlo alla prova serve a fortificarlo. Spesso un giornalista si trova di fronte a un apparente dilemma: piegarsi a un’inclinazione popolare che sa essere sbagliata o rischiare le conseguenze dell’impopolarità. La fedeltà alle proprie convinzioni può e deve essere insegnata come precetto ed esempio, non soltanto come nobile principio ma come sana politica. Forse che cento esempi concreti di inflessibile devozione verso ciò che è giusto non agirebbero da esortazione morale per un giovane che vuole diventare un giornalista vero?

Joseph Pulitzer
 



Mi si obietta che la moralità, come l’istinto per la notizia, non può essere acquisita, ma deve essere innata. Prendo questa obiezione assai sul serio, poiché per me un giornalista privo di moralità e privo di tutto.

Joseph Pulitzer
 
Nell’estate del 2001, arriva, da Miami, alla redazione del quotidiano più diffuso di Boston e della regione del New England, The Boston Globe,  un nuovo direttore, Marty Baron, deciso a far tornare il giornale in prima linea su tematiche anche scottanti, liberando dalla routine il team di giornalisti investigativi che è aggregato sotto la sigla di Spotlight. Il primo argomento di cui vuole che il giornale si occupi è quello relativo a un sacerdote che, nel corso di trent’anni, ha abusato di minori senza che contro di lui fossero presi provvedimenti. Baron è convinto che il cardinale di Boston, Bernard Francis Law, sia al corrente del problema, ma che abbia fatto tutto ciò che era in suo potere perché la questione venisse insabbiata.
Nasce, così, una inchiesta che porta alla luce un numero molto elevato di abusi di minori in ambito ecclesiale.
L’indagine valse, nel 2003,  il Premio Pulitzer di pubblico servizio al quotidiano statunitense.
In conferenza stampa, il regista Tom McCarthy aveva usato le stesse parole di uno dei suoi protagonisti per spiegare l’abominio commesso da preti, un “abuso fisico ma anche spirituale”, perché le vittime provenivano da famiglie povere, che erano state tradite, anche, nella fede.
Spotlight è un film di inchiesta asciutto e incalzante che parte da dati oggettivi e incontestabili per riflettere sulla necessità di un cambiamento radicale della Chiesa e sulla importanza della libertà di stampa.
“Il nuovo Papa è straordinario nell’aver portato la Chiesa in una nuova posizione. Tutti devono contribuire a fermare questi episodi e se qualcuno lo farà, sarà Bergoglio.”,
avevano sostenuto Mark Ruffalo [il redattore Michael Rezendes] e Stanley Tucci [avvocato delle vittime].
“L’obiettivo di Spotlight”,
aveva dichiarato McCarthy,
“non è distruggere la Chiesa, ma raccontare la verità sull’onda del nuovo corso impresso dal Papa.”
Sul papa il regista ripone una grande fiducia per le sorti della Chiesa, che ha coperto, per venti anni, gli abusi di sacerdoti.
E aveva ribadito:
“Non mi aspetto alcuna reazione. Mi piacerebbe che Papa Francesco vedesse il film, ma preciso che questo non è un attacco alla Chiesa.”
“Tutti”,
aveva aggiunto Ruffalo, l’unico del cast con Tucci e il regista alla presentazione del film a Venezia:
“non solo la Chiesa, ma anche le famiglie, lo stesso giornale, le autorità a Boston per anni hanno fatto finta di non vedere.”
Anche Ruffalo si era augurato che papa Francesco vedesse il film:
“Lo utilizzino per cominciare a curare le ferite che la Chiesa stessa ha subito da quei fatti.”
Tucci si era detto fiducioso:
“Se vi è qualcuno che potrà fermare questo fenomeno è Papa Francesco.”
Le ferite da sanare sono duplici, fisiche e spirituali:
“Ti rubano la Fede!”,
è la denuncia di una delle vittime nel film.
Delle molestie, degli abusi, delle violenze, Spotlight non entra nel merito. Non vi sono scene morbose, nessuna immagine di Bambini toccati.
Non erano necessarie!
Il fulcro è l’insabbiamento di vicende che erano divenute un sistema coperto dalle autorità ecclesiastiche.
Alla proiezione del film per la stampa un doppio battimani, l’ultimo dopo i titoli di coda con i numeri degli abusi perpetrati in tutto il mondo da preti pedofili: 249 sacerdoti coinvolti, 1.000 vittime.

 
“E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me.

Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!”

Matteo 18, 5-7
 

Città del Vaticano [askanews] - Il Cardinale Bernard Law, il religioso che non denunciò i preti pedofili nell’ambito del caso Spotlight nel 2002, è morto all’alba del 20 dicembre 2017, dopo una lunga malattia. La notizia è stata resa nota dalla Sala Stampa Vaticana.






Non si esce indenni da un film come Spotlight di Tom McCarthy!
Spotlight, premiato, nel 2016, all’ottantottesima cerimonia di consegna degli Academy Awards come Migliore Film e Migliore Sceneggiatura Originale, [https://www.youtube.com/watch?v=iChdgXsegvY], è un film del 2015, coscritto e diretto da Tom McCarthy, per il quale il regista ha voluto sul set due supereroi – quali Birdman e Hill –, Michael Keaton a interpretare il ruolo del capo della redazione e Mark Ruffalo quello del Premio Pulitzer Michael Rezendes, Rachel McAdams, Stanley Tucci e l’attore canadese Len Cariou nella parte del cardinale Bernard Francis Law, l’arcivescovo che sapeva, ma aveva coperto i preti e che, dopo lo scandalo, fu costretto a lasciare l’incarico e, da Boston, trasferito da Papa Wojtyla, a Roma.



Era l’Epifania del 2002, quando, in un soffio di ironia blasfema, giungono alle cronache americane le prime rivelazioni sullo scandalo degli abusi sessuali sui Bambini, perpetrati da sacerdoti cattolici dell’Arcidiocesi di Boston. 







Il film racconta una storia vera: l’inchiesta condotta, nel 2001, con sensibilità e precisione, da una squadra di giornalisti investigativi del giornale statunitense The Boston Globe, denominata, appunto, Spotlight, e guidata da Walter Robinson, per scoperchiare il Vaso di Pandora, in cui le alte gerarchie cattoliche di Boston avevano riversato il MALE, per coprire una settantina di preti pedofili nella grande diocesi conservatrice americana, che, valse il Premio Pulitzer di pubblico servizio al quotidiano, nel 2003.
L’inchiesta, che, secondo le vittime e le élites della città di Boston, è un modello di competenza, di esigenza, di coraggio giornalistico arrivò a individuarne 87 e di 70 ricostruì i crimini, in modo tanto inoppugnabile da indurre alle dimissioni il cardinale Bernard Law, che, nel corso degli anni, aveva avallato la pratica di spostare i preti colpevoli da una parrocchia all’altra, rendendo, così, possibile il ripetersi delle aggressioni su minori.
Una forma di riabilitazione, dunque, per una professione disprezzata, associata alla ricerca dell’audience, allla compiacenza del potere, al gusto del sensazionale e dello scandalo.
Ma questo film è, anche, e, soprattutto, una straordinaria lezione per quanti hanno tardato, in seno alla gerarchia cattolica, ovviamente, in certe élites responsabili e nelle schiere di fedeli, ma anche tra i giornalisti vicini alla istituzione, a stabilire la giusta misura degli abusi sessuali del clero, ad aprire gli occhi su questo terribile tradimento morale di ecclesiastici pedofili.
Vi sono molti modi per esprimere il proprio sdegno di fronte ai sogghigni dei nemici della Chiesa – questi laici di sempre – pronti a regolare i loro conti, di fronte al linciaggio mediatico, nel clima di astio e di odio che pesa su una istituzione educatrice in materia di costumi, ma intrappolata dalle sue incoerenze e dalle sue deviazioni.
Confessiamolo, noi abbiamo tardato a credere alla manipolazione di un clero ossessionato dalla paura dello scandalo, di un processo contro una Chiesa che ha perso il suo lustro di un tempo; ma che ha mantenuto un potere di influenza considerevole sulla società, sui costumi, sulla politica.
Noi abbiamo gridato al processo iniquo, per la sola ragione – ed è indiscutibile! – che la pedofilia non è solo un flagello cattolico; ma una realtà universale che trova il suo terreno di elezione – se, così, si può dire – in tutti gli ambienti: familiare, insegnante, etnico, sportivo, diplomatico.   
Noi abbiamo ragione di ricordare che tutte le istituzioni, più o meno gravemente, sono state colpite da queste derive e che non vi è nesso tra il celibato sacerdotale e pedofilia.
Noi abbiamo ragione di ripetere che la maggioranza dei crimini pedofili è di natura incestuosa e che le prigioni sono popolate da predatori sessuali sposati e padri di famiglia.   



 cardinale Bernard Francis Law
Bernard Francis Law, figlio unico di Bernard A. Law e di Helen Stubblefield, nasce nella città messicana di Torreón, il 4 novembre 1931. Suo padre è un colonnello dell’Aeronautica Militare americana e un veterano della Prima Guerra Mondiale. Law cresce, di conseguenza, nelle basi militari negli Stati Uniti e in America Latina dove suo padre prestava servizio.
Il 21 maggio 1961, fu ordinato presbitero per la diocesi di Natchez-Jackson, nella cappella del Pontificio Collegio Josephinum dall’arcivescovo Egidio Vagnozzi.
L’11 gennaio 1984, papa Giovanni Paolo II lo nomina arcivescovo metropolita di Boston e prende possesso dell’arcidiocesi il 23 marzo successivo.
Il 25 maggio 1985, papa Giovanni Paolo II lo crea  cardinale e gli assegna il titolo di Santa Susanna.
Nel gennaio del 2001, viene coinvolto nel processo contro padre John Geoghan, un pedofilo seriale che verrà, poi, ucciso in carcere da Joseph Lee Druce, un altro detenuto.
Il quotidiano statunitense The Boston Globe pubblica una inchiesta, dalla quale emerge che nell’Arcidiocesi di Boston molti preti pedofili venivano spostati di parrocchia in parrocchia e che la stessa Arcidiocesi siglava decine di accordi stragiudiziali riservati con le vittime. Secondo il giornale questa linea di comportamento, un autentico “protocollo”, risaliva al predecessore di Law, il cardinale Humberto  Sousa Medeiros.
Il 13 dicembre 2002, papa Giovanni Paolo II accetta la sua rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi.


 papa Giovanni Paolo II e il cardinale Bernard Francis Law,1985

Il presidente americano George Bush e il cardinale Bernard Francis Law nella sala ovale, 1989.
 

Noi avevamo ragione di gridare allo scandalo quando alcuni hanno fatto risalire questi scandali più dappresso a un papa come Giovanni Paolo II, cantore e vincitore della lotta contro il comunismo, poi, al suo successore Benedetto XVI, il tedesco Joseph Ratzinger, che una certa stampa, già, appena eletto, nel 2005, aveva, vergognosamente, nazificato e contro il quale si era accanita fino alle sue inattese dimissioni, nel febbraio del 2013.
Attaccare papa Giovanni Paolo II sarebbe stato demitizzarne il mito.
Come immaginare che un pontificato così luminoso come quello del 264º papa della Chiesa, il polacco Karol Józef Wojtyla [1978-2005], che aveva, eroicamente, contribuito ad aprire una era di libertà e di democrazia in Europa, terminasse nel fango per i racconti di abusi commessi da pochi preti deviati nei Paesi modello di cristianità!





Perché sono stati, dunque, necessari tanti anni per ravvedersi, per aprire gli occhi su una realtà che nessuno, in verità, ignorava e risaliva a decine di anni prima?
Perché, anche, l’uscita, più di quindici anni dopo i fatti, di un film come Spotlight sullo scandalo di Boston, sull’occultamento di documenti accusatori di ecclesiatici molto accurati su di loro, sulla complicità dimostrata dell’arcivescovo, allora in carica e vicino a Giovanni Paolo II, il cardinale Bernard Francis Law[1], dimessosi, il 13 dicembre 2002, ma nominato dallo stesso papa arciprete nella Basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma, un incarico prettamente onorifico [http://www.lefigaro.fr/actualite-france/2017/12/20/01016-20171220ARTFIG00168-scandale-pedophile-de-boston-mort-du-cardinal-qui-avait-couvert-des-pretres.php]?
Per il Vaticano, in caso di abusi di preti su minori, i vescovi non sono tenuti a contattare la polizia.
Forse, perché occorre tempo per accertare l’accaduto?
Perché, poi, hanno parlato liberamente?
Perché vi sono, sempre, casi in corso, come quello che sta investendo, oggi, l’Italia e che coinvolgerebbe – il condizionale è d’obbligo! – la Arcidiocesi di Napoli per non avere sanzionato e allontanato un prete notoriamente pedofilo  https://www.youtube.com/watch?v=ZAh5NN8LspY, https://www.youtube.com/watch?v=LCQUSS29yBA, https://www.youtube.com/watch?v=6ISPZbjunL0, https://www.youtube.com/watch?v=fAIZS8_QJq8, https://www.youtube.com/watch?v=0JlrWNkbms0, https://www.youtube.com/watch?v=fxYd0jVg3h0].
Sì, si può dubitare, essere indignati dal fragore mediatico.
Ma il film Spotlight mostra che un caso che scoppia, un abuso, un crimine, è sempre un caso, un abuso, un crimine di troppo.
Vi sono stati casi falsi – casi conosciuti e soffocati –, ma ve ne sono di scandalosamente veri.
E troppe vite rovinate, spezzate, perfino, troppe fiducie e troppe innocenze tradite, troppa indulgenza protettrice.
È, dunque, tempo di parlarne!
Perché, se notevoli sforzi sono stati fatti per proteggere i Bambini dai religiosi predatori, vagliare l’accesso nei seminari, indennizzare le vittime, la Chiesa non ha finito di recitare il suo atto di contrizione per chiedere perdono a Dio dei propri peccati e disporre l’anima alla preghiera.
Solo Dio perdona i peccati!



papa Giovanni Paolo II e il cardinale Bernard Francis Law
[http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV175_Riserve_Remnant_GPII.html, http://www.personal.psu.edu/glm7/m979.htm]

 
Il papa Benedetto XVI con il cardinale americano Bernard Francis Law durante la processione annuale dell’Immacolata Concezione, in piazza di Spagna, l’8 dicembre 2005.



La Chiesa è stata – a esempio – più solerte e più zelante nel punire i suoi teologi contestatari, quali Hans Küng, Charles Curran, Eugen Drewermann, Leonardo Boff – in nome dell’ortodossia cattolica, che nel braccare, sanzionare, allontanare i suoi preti pervertiti anziché trasferirli e trascinarli dinanzi alla Giustizia civile, decretare una tolleranza zero.


Scena dal film Spotlight di Tom McCarthy
“Personalmente ritengo che, affinché un giornale svolga al meglio la sua funzione, debba agire da solo.”

 
Scena dal film Spotlight di Tom McCarthy
Io sono stato una delle vittima sessuali del Prete del mio quartiere. Io avevo fiducia in lui perché mia madre, che era vedova, mi ha affidato a lui per andare in Chiesa. Ma lui non pregava per me, lui predava di me!
  

Scena dal film Spotlight di Tom McCarthy
“Quando sei figlio di una famiglia povera, bisognosa, e il prete della tua parrocchia viene a trovarti a casa, lo vedi come se fosse Dio in persona che ti viene a trovare. E Dio può fare tutto. Ricordo che mia madre era felice e gli offrì il tè e dei biscotti. Lui mi chiese se volevo un gelato ed io dissi di sì. Mi madre era stata abbandonata da mio padre tanti anni prima e vivevamo soli e con pochissimi soldi. Il prete mi accompagnò in macchina, salimmo e mi portò in gelateria, lì mi comprò un gelato. Risalimmo in auto per tornare a casa e cominciò a parlarmi. Poi poggiò la sua mano sulla mia gamba. Io rimasi prima sorpreso, poi immobile e con il gelato tenuto in mano che si scioglieva lentamente. La sua mano saliva lenta verso l’inguine mentre lui parlava. Poi mi sbottonò i pantaloni e lo prese in mano, me lo accarezzava e me lo stringeva. Io ero terrorizzato e rimasi immobile. Ricordo solo che il gelato si sciolse tutto colandomi dappertutto. Quello fu il primo incontro col prete, poi ce ne furono tanti altri nei quali abusò di me sessualmente.


Scena dal film Spotlight di Tom McCarthy
“La Chiesa ci vuole far credere che si tratti di qualche mela marcia ma è un problema molto più grosso.”


Scena dal film Spotlight di Tom McCarthy
“Se serve una comunità per crescere un bambino serve una comunità per abusarne.”


Scena dal film Spotlight di Tom McCarthy
“Noi abbiamo due storie qui: una è quella di un clero degenerato, e l’altra è quella di un gruppo di avvocati che trasforma l’abuso su minori in una miniera d’oro.
Allora, quale storia vuoi che scriviamo?
Perché una la scriviamo.”



Scena dal film Spotlight di Tom McCarthy
“Finiremo nella stessa rissa da pollaio del caso Porter: che fece molto rumore, ma che non riuscì a cambiare nemmeno una virgola. Dobbiamo concentrarci sull’istituzione, non sui singoli preti. La pratica e la politica. Provatemi che la chiesa ha manipolato le cose per evitare i processi, provatemi che rimisero quegli stessi preti in altre parrocchie più e più volte, provatemi che era un sistema. Provatemi che veniva dall’alto.”



Scena dal film Spotlight di Tom McCarthy
“A volte è facile dimenticare che per la maggior parte del tempo brancoliamo nel buio, poi all’improvviso si accende una luce ed ecco una qualche quota di colpa da attribuire a qualcuno. Non posso parlare di fatti avvenuti prima che io arrivassi, ma tutti voi oggi avete fatto una grande inchiesta, un’inchiesta che credo avrà un immediato e considerevole impatto sui nostri lettori. Per me, questo è il senso vero del nostro lavoro.”

papa Francesco e il vescovo cileno Juan Barros
Basilica di San Pietro



SEGUE,
A BREVE,
IL TESTO INTEGRALE...