UOMINI DI STORIA
STORIA DI UOMINI
Akhenaton
AMENOFI
IV L’APOSTATA
a Nino Malgeri
“Ne marche pas devant moi, je ne suivrai
peut-être pas.
Ne marche pas derrière moi, je ne te
guiderai peut-être pas.
Marche juste à côté de moi et sois mon Ami.”
Albert Camus
Per i Persiani un Amico è colui cui puoi rivelare i contenuti
del tuo Cuore, ogni grano e granello, sapendo che le mani più gentili li
passeranno al setaccio e che solo le cose di valore verranno conservate, tutto
il resto verrà scartato con un soffio gentile.
Sono semplici parole che racchiudono il senso complesso dell’Amicizia.
PUBLIO ELIO TRAIANO
ADRIANO
UOMINI DI STORIA STORIA DI UOMINI
1950 anni fa nasceva Adriano l’Imperatore della Pax Romana
di Daniela Zini
JULIAN PAUL ASSANGE
Se WikiLeaks?...
di Daniela Zini
MIKHAIL VASILYEVIC
BEKETOV
Veni, Vidi, Vi[n]ci
I. Giornalista, cronaca di una morte annunciata
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ZINE EL-ABIDINE BEN ALI
Ben Ali in fuga dalla Craxi Avenue
di Daniela Zini
PAOLO BORSELLINO
SOCIETA’ SEGRETE
II. LA MAFIA
6. MAFIA: “UN MUOITTU SULU ‘UN BAISTA, NI SIEBBONO CHIOSSAI!” a.
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino furono sacrificati alla Ragione di Stato?
ANGELO BRUNETTI
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ANTONINO CAPONNETTO
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Blaise Cendrars il
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Confucio e l’antica cultura
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La gloria di Re Dario tramonta a Maratona
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Cecco d’Ascoli astrologo senza paura
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50 anni fa il monito di Eisenhower
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Omaggio a Giovanni Falcone
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GANDHI
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La non-violenza sconfiggerà la violenza?
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Gesù e le donne
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di Daniela Zini
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KEYNES
Keynes, profeta del New Deal
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125 anni fa nasceva El Aurens Lawrence d’Arabia
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MALCOLM
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NELSON ROLIHLAHLA
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Nelson Mandela una candela nel vento
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Eroi o traditori?
I. Il processo di Bradley Manning minaccia il giornalismo di
inchiesta
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TOMAS GARRIGUE MASARYK
Dopo 60 anni ancora un enigma la fine di Masaryk
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JAFAR PANAHI
Omaggio a Panahi
di Daniela Zini
JORGE RAFAEL VIDELA REDONDO
Argentina I. La Tripla A: un nome che semina morte
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LEV NICOLAEVIC TOLSTOJ
UOMINI DI STORIA STORIA DI UOMINI
105 anni fa moriva Lev Nicolaevic Tolstoj
Inno ad Aton
Tu sorgi bello all’orizzonte del cielo
O Aton vivo, che hai dato inizio al vivere.
Quando ti levi all’orizzonte orientale
Tutte le terre riempi della tua bellezza.
Tu sei bello, grande, splendente, eccelso in ogni paese;
I tuoi raggi circondano le terre
Fino al limite di tutto quel che hai creato.
Tu sei Ra e Tu conquisti fino al loro limite.
Tu le leghi per il tuo figlio
amato
Tu sei lontano ma i tuoi raggi sono sulla terra.
Tu sei davanti [agli uomini], ma essi non vedono la tua via.
Quando vai in pace all’orizzonte occidentale,
La terra è nell’oscurità come morta.
I dormienti sono nelle
loro camere,
Le teste sono ammantate,
Non un occhio vede l’altro.
Si rubino i beni che sono sotto le loro teste,
Essi non se ne accorgerebbero.
Tutti i leoni escono dalle loro tane;
Tutti i serpenti, essi mordono.
L’oscurità è [per loro] chiaro.
Giace la terra in silenzio.
Il loro creatore riposa all’orizzonte.
All’alba tu riappari all’orizzonte,
Risplendi come Aton per la giornata.
Tu scacci le tenebre e lanci i tuoi raggi.
Le Due Terre sono in festa:
Svegliate e levate sui due piedi.
Tu le hai fatte alzare.
Lavano le loro membra,
Prendono le loro vesti,
Le loro braccia sono in adorazione del tuo sorgere.
La terra intera si mette al lavoro.
Ogni animale gode del suo pascolo.
Alberi e cespugli verdeggiano.
Gli uccelli volano dal loro nido,
Le loro ali in adorazione del tuo ka.
Gli animali selvatici balzano sui loro piedi.
Quelli che volano via, quelli che si posano,
Essi vivono quando tu ti levi per loro.
Le barche salgono e scendono la corrente
Perché ogni via si apre al tuo sorgere.
I pesci del fiume guizzano verso di te,
I tuoi raggi arrivano in fondo al mare.
Tu che fai vivere il figlio nel grembo della madre sua,
Tu gli apri la bocca per parlare,
E provvedi ai suoi bisogni.
Quando il pulcino è nell’uovo,
Tu là dentro gli dai l’aria perché viva.
Tu lo completi perché rompa l’uovo,
E ne esca per parlare e completarsi
E cammini sui suoi piedi appena ne è uscito.
Come numerose sono le tue opere!
Esse sono inconoscibili al volto [degli uomini],
Tu Dio unico, al di fuori del quale nessuno esiste.
Tu hai creato la terra a tuo desiderio,
Quando tu eri solo,
Con gli uomini, il bestiame ed ogni animale selvatico,
E tutto quel che è sulla terra e cammina sui suoi piedi e
tutto
Quel che è nel cielo e vola sulle sue ali.
E i Paesi stranieri, Khor e Kush e la terra d’Egitto.
Tu hai collocato ogni uomo al suo posto,
Hai provveduto ai suoi bisogni.
Ognuno con il suo cibo,
Ed è contata la sua durata in vita.
Tu fai le stagioni
Per far sì che si sviluppi tutto quel che tu crei.
L’inverno per rinfrescarle
L’estate perché ti gustino.
Salmo 104
[1] Benedici il Signore, anima mia,
Signore, mio Dio, quanto sei grande!
Rivestito di maestà e di splendore,
[2] Avvolto di luce come di un manto.
Tu stendi il cielo come una tenda,
[3] Costruisci sulle acque la tua dimora,
Fai delle nubi il tuo carro,
Cammini sulle ali del vento;
[4] Fai dei venti i tuoi messaggeri,
Delle fiamme guizzanti i tuoi ministri.
[5] Hai fondato la terra sulle sue basi,
Mai potrà vacillare.
[6] L’oceano l’avvolgeva come un manto,
Le acque coprivano le montagne.
[7] Alla tua minaccia sono fuggite,
Al fragore del tuo tuono hanno tremato.
[8] Emergono i monti, scendono le valli
Al luogo che hai loro assegnato.
[9] Hai posto un limite alle acque: non lo passeranno,
Non torneranno a coprire la terra.
[10] Fai scaturire le sorgenti nelle valli
E scorrono tra i monti;
[11] ne bevono tutte le bestie selvatiche
E gli onagri estinguono la loro sete.
[12] Al di sopra dimorano gli uccelli del cielo,
Cantano tra le fronde.
[13] Dalle tue alte dimore irrighi i monti,
Con il frutto delle tue opere sazi la terra.
[14] Fai crescere il fieno per gli armenti
E l’erba al servizio dell’uomo,
Perché tragga alimento dalla terra:
[15] il vino che allieta il cuore dell’uomo;
L’olio che fa brillare il suo volto
E il pane che sostiene il suo vigore.
[16] Si saziano gli alberi del Signore,
I cedri del Libano da lui piantati.
[17] Là gli uccelli fanno il loro nido
E la cicogna sui cipressi ha la sua casa.
[18] Per i camosci sono le alte montagne,
le rocce sono rifugio per gli iraci.
[19] Per segnare le stagioni hai fatto la luna
E il sole che conosce il suo tramonto.
[20] Stendi le tenebre e viene la notte
E vagano tutte le bestie della foresta;
[21] Ruggiscono i leoncelli in cerca di preda
E chiedono a Dio il loro cibo.
[22] Sorge il sole, si ritirano
E si accovacciano nelle tane.
[23] Allora l’uomo esce al suo lavoro,
Per la sua fatica fino a sera.
[24] Quanto sono grandi, Signore,
Le tue opere!
Tutto hai fatto con saggezza,
La terra è piena delle tue creature.
[25] Ecco il mare spazioso e vasto:
Là guizzano senza numero
Animali piccoli e grandi.
[26] Lo solcano le navi,
Il Leviatan che hai plasmato
Perché in esso si diverta.
[27] Tutti da te aspettano
Che tu dia loro il cibo in tempo opportuno.
[28] Tu lo provvedi, essi lo raccolgono,
Tu apri la mano, si saziano di beni.
[29] Se nascondi il tuo volto, vengono meno,
Togli loro il respiro, muoiono
E ritornano nella loro polvere.
[30] Mandi il tuo spirito, sono creati,
Erinnovi la faccia della terra.
[31] La gloria del Signore sia per sempre;
Gioisca il Signore delle sue opere.
[32] Egli guarda la terra e la fa sussultare,
Tocca i monti ed essi fumano.
[33] Voglio cantare al Signore finché ho vita,
Cantare al mio Dio finché esisto.
[34] A lui sia gradito il mio canto;
La mia gioia è nel Signore.
[35] Scompaiano i peccatori dalla terra
E più non esistano gli empi.
Benedici il Signore, anima mia.
“Can You See Anything?”
“Yes, Wonderful
Things!”
-Akhenaton
e Nefertiti
[https://www.dailymotion.com/video/x13010b]
Akhenaton – Museo
Egizio, Il Cairo
Questa
storia ha inizio trentatré secoli fa, circa millequattrocento anni prima della
nostra Era, in una delle terre più belle del mondo: l’Egitto. Un Egitto, non
ancora assurto ai clamori della cronaca per il suo ricercato petrolio o per i suoi
dispotici generali.
L’Egitto
culla della Civiltà Mediterranea.
L’Egitto
dei Faraoni e degli Dei.
L’Impero
egizio, nato dalla fusione dell’Alto e del Basso Egitto, simbolizzata dallo Pschent, la Doppia Corona faraonica, si
estendeva dall’Eufrate alle regioni sudanesi, su oltre 3mila chilometri, senza
interruzione. Era costituito da un mosaico di popoli appartenenti a dieci etnie,
che parlavano venti lingue diverse ed era regolato da una rigida disciplina
sotto l’autorità di colui che chiamavano il Padrone dell’Universo o il Dio di
Giustizia: il Faraone.
Tutto
era perfettamente immobile nell’Egitto dei Faraoni.
Tutto
era concepito per annullare il tempo e confondere le generazioni e gli esseri
nell’anonimato della grandezza egizia.
Sì,
tutto era definito, ordinato, stabile, immutabile…
Poi,
improvvisamente, tutto cambiò!
Intorno
al 1375 a.C., un uomo di nome Amenofi, come molti suoi antenati, si pose in totale
rottura con la tradizione.
Era
il quarto di quel nome ed era anche il settimo faraone della XVIII dinastia.
Ma
somigliava poco ai suoi gloriosi antenati, ai grandi conquistatori dagli occhi
terribili, il fragile Amenofi IV!
Tell El-Amarna
https://www.dailymotion.com/video/xxq7kq
Tell El-Amarna
Tell El-Amarna
Tell El-Amarna
Tell El-Amarna
Tell El-Amarna
Magro.
Pallido.
Il
capo allungato all’eccesso.
I
tratti puri di una nobiltà insigne sono, finemente, modellati.
Gli
occhi inquieti sembrano inseguire un sogno impossibile, le labbra abbozzare un
sorriso triste.
Era
affetto dal male sacro, l’epilessia.
Ma
da quel viso senza bellezza alcuna emanava una sottile seduzione, una raggiante
grazia, fatta di inquietudine, di fiamma interiore.
Wadi Abu Hasah El-Bahari
Tomba di Akhenaton
Quell’uomo
aveva una sensibilità che i secoli non hanno cancellato e quanto conosciamo di
lui lo conferma.
Amava
la Natura e la Bellezza.
Dell’ammirevole
Paese del quale era sovrano, conosceva e amava lo splendore.
Meditativo,
poeta, aveva una mente aperta ai grandi problemi del suo tempo, un carattere di
acciaio, una energia senza incrinature, capace di seguire i suoi disegni senza
esitazione alcuna.
È pressoché
impossibile trovare nella Storia un altro uomo che riunisca in sé tanta energia
e tanta fragilità.
Accanto
a lui, immagine radiosa, la sua amorevole compagna, la sua fedele alleata, il
suo Amore e la sua Forza, la madre delle sue sei figlie: Nefertiti!
Chi
non è rimasto incantato, sfogliando un libro o una rivista, dal suo profilo
puro, dalle sue labbra delicatamente modellate, dai suoi occhi ineguali e dal
portamento del suo collo regale, che la pesante corona sembra lievemente
piegare?
Quale
grazia!
Quale
bellezza!
Quale
maestà!
Non
vi sono parole per descrivere questa donna dalla splendente nobiltà, il cui
sorriso è acceso da una luce interiore che, attraverso i millenni, riesce,
ancora, a toccarci il cuore.
“Signora della felicità, dal viso luminoso,”,
riferisce
di lei il testo di una stele-cippo della Città di Aton,
“gioiosamente ornata della doppia piuma, dotata di tutte le
virtù, alla cui voce ci si rallegra, dama piena di grazia, grande nell’amore, i
cui sentimenti fanno la felicità del signore delle Due Terre.”
Akhenaton
e Nefertiti uniti l’uno all’altra da un commovente amore.
Per
la prima volta, nella Storia dell’Umanità, un uomo e una donna proclamano il
loro amore, lo immortalano.
Negli
affreschi, nelle statue si fanno rappresentare fianco a fianco.
Tomba di Akhenaton
Tomba di Akhenaton
Tomba di Akhenaton
Tomba di Akhenaton
Tomba di Akhenaton
Nefertiti e Akhenaton –
Museo del Louvre, Parigi
Neferneferuaton
Nefertiti
Ägyptisches Museum und Papyrussammlung, Neues Museum
– Berlino
Il
quarto anno del loro Regno, Amenofi IV e Nefertiti iniziano una profonda
rivoluzione religiosa e politica.
In
tutto l’Egitto i nomi degli Dei tradizionali sono cancellati dai monumenti e i
loro templi chiusi.
Il
Faraone cambia il suo nome da Amenofi – Amon è soddisfatto – in Akh-en-Aton –
Benefico per Aton.
Il
fatto è grave, nell’Antichità, perché al nome viene attribuito un potere magico
in stretta relazione con l’essere che indica.
Nominare
un essere significa chiamarlo all’esistenza.
Conoscere
il nome di un essere vuole dire avere diritti su di lui.
Quali
sono le ragioni che determinano la rottura?
Di
varia natura. Innanzitutto una ragione di politica interna.
Statua calcarea di Nefertiti, rinvenuta a Tell El-Amarna.
Ägyptisches Museum und Papyrussammlung, Neues Museum – Berlino
Bisogna
ricordare che il clero tebano del Dio Amon
aveva avuto un ruolo capitale nel movimento di liberazione, conclusosi
con la cacciata degli Hyksos a opera del Faraone Ahmose, fondatore della XVIII Dinastia.
Erano stati, infatti, i sacerdoti di Amon a mantenere viva la fedeltà nazionale
e a sollevare il Popolo contro gli occupanti.
La
prima dinastia che aveva regnato libera era stata costituita da uno di loro. E,
naturalmente, i sacerdoti avevano approfittato delle circostanze per
consolidare la loro autorità che era, al tempo stesso, religiosa, politica e
finanziaria. La stabilità immemorabile dei riti, l’importanza che gli Egizi
annettevano alle pratiche religiose, servivano al prestigio e all’influenza dei
sacerdoti, i quali esigevano da tutti, anche dai Faraoni, una sottomissione
cieca ai loro usi e alle loro intenzioni.
Per
rompere il controllo della casta sacerdotale sul trono, infrangere quello che considera
uno Stato nel suo Stato, Amenofi IV rompe con tutta la tradizione: non più
Amon-Ra, il Dio dinastico che ha il suo tempio a Karnak, ma il disco solare
Aton, con un nuovo tempio e una nuova capitale.
A
questa ragione di politica interna, se ne aggiunge, forse, un’altra di politica
estera.
L’Egitto
era un immenso Impero, formato da popolazioni di etnie, lingue e religioni
diverse. Ebbene, in tutte quelle religioni, dall’Eufrate al Sudan, si ritrova, sempre,
uno stesso elemento, anche se sotto forme diverse e nomi vari: il culto del
Sole, creatore e ordinatore del mondo. Allontanarsi dall’antico Dio egizio
Amon-Ra, per adorare Aton era un atto di grande politica, che permetteva a
tutti i popoli dell’Impero di riunirsi sotto un unico culto.
Akhenaton e Nefertiti
Tuttavia,
è probabile che a indurre il giovane Faraone a una simile determinazione, siano
state altre ragioni infinitamente più profonde: ragioni di carattere religioso.
Aton
è il Dio di tutta la Terra e di tutti i Popoli, differenziati soltanto per
diverso colore e lingua, secondo il volere del Creatore.
È
il superamento del senso di superiorità del senso di disprezzo del Popolo
egizio nei confronti degli altri Popoli.
Lo
stesso Sole dell’Egitto dà vita a ogni Paese.
Come
il Nilo dal basso è per l’Egitto, così il Nilo dall’alto, la pioggia, è per gli
altri Paesi.
Akhenaton
non fece, mai, eseguire statue di Aton.
Aton
è il Creatore dal quale dipendono tutte le cose del mondo.
È presente
nel papavero che germoglia, nel pesce che salta fuori dall’acqua, nella brezza
che gonfia la vela delle barche.
Ad
Aton, Akhenaton dedicò un ammirevole Inno
di un lirismo semplice e intenso.
In
una vetrina del Louvre, si può ammirare una statuetta di stile popolare, che riproduce
Akhenaton e Nefertiti mentre si tengono, amabilmente, per mano, seduti l’uno
accanto all’altra.
Possiamo
immaginarli, così, quando salgono sulla dahabiebeh,
la classica imbarcazione del Nilo, e scendono
il fiume, all’ombra della grande vela gonfiata dal vento, per puntare verso
Nord a trecento chilometri da Tebe.
È là,
in una specie di mezzaluna, tra i palmeti di una verde oasi, che Amenofi e
Nefertiti decidono di erigere la loro capitale: la città dell’Orizzonte di
Aton.
È
una pianura oblunga, tra il Nilo e la costa alta della vallata, che in quel
punto si allontana con una forma ovale.
Dalla
riva al dirupo calcareo vi sono circa cinque chilometri; dal punto nel quale la
roccia si allontana dall’acqua fin dove la raggiunge, circa otto o nove.
Akhetaton
Akhetaton
Sono,
prontamente, disegnate piante, come se il Re sappia che la sua vita sarà breve.
Là
il Grande Tempio.
Là
il Palazzo Reale.
Sono
tracciati i quartieri popolari e i quartieri destinati ai nobili e ai dignitari;
gli edifici del Dazio, dell’Archivio; i magazzini per il grano e l’olio.
Tutto
è previsto.
Sull’alto
delle rocce, i fortini di guardia.
Akhetaton
Poi,
migliaia di operai si mettono al lavoro.
Noi
conosciamo solo le rovine di quel sogno divenuto pietra: Tell El-Amarna, uno
dei siti più celebri e celebrati dell’Archeologia egizia.
Nel
1891, Flinders Petrie, nel corso di una campagna di scavo vi ritrovò l’archivio
reale di Akhetaton, meglio noto come Lettere
di Amarna, una miniera di documenti, in larga parte, scritti in babilonese
cuneiforme, la lingua diplomatica del tempo.
Akhetaton
La
costruzione della città è condotta con la fretta e la fragilità di un sogno.
Forse,
per la mancanza di manodopera qualificata o per la eccessiva fretta, la Città
dell’Orizzonte di Aton non è costruita con quella solidità prodigiosa che ha
assicurato a tante costruzioni faraoniche una durata che ci colma di
ammirazione.
In
luogo della resistente pietra vennero utilizzati mattoni cotti al sole,
ricoperti di calce e stucco dipinti.
E
la città del sogno fu, presto, distrutta!
Al
suo posto non restano che le rovine delle scalinate, alcune cavità nel terreno,
in cui si riconoscono piscine o silos, qui e là alcuni resti di pitture o di
sculture. Molto poco, ma sufficiente, per darci la prova di un’arte
singolarmente originale e vivida.
Akhetaton
La
stessa netta rottura che si constata in campo religioso, si osserva in campo
artistico.
L’arte
ispirata ad Amenofi IV, di un realismo preciso e delicato, si sostituì a quella
legata agli antichi canoni.
Akhetaton
Amenofi
IV volle essere rappresentato nell’intimità del suo focolare, mentre gioca con
le sue sei figlie o mentre tiene sulle ginocchia la sua Sposa.
La
presenza costante della Regina e delle figlie nei rilievi sono elementi
inconsueti.
Particolarmente
singolari sono i rilievi di piccole dimensioni, trovati nelle abitazioni
private, che hanno lo scopo di assicurare la benedizione di Aton e della
famiglia reale. Questi quadri sono singolari perché estremamente informali:
Faraone e Regina seduti l’uno di fronte all’altra e accanto le loro figlie che
giocano sotto i benevoli raggi di Aton. L’insieme ci presenta un ideale di
famiglia nella gioia e nell’intimità sotto la luce e il calore del Dio.
Un
affresco di singolare realismo ci mostra Akhenaton mentre divora, a bocca piena,
un pollo che tiene nel palmo di una mano.
E cosa
dire del busto di Nefertiti, così puro, così sobrio di linee, nel quale la
giovane Regina ha l’aria di tendere le labbra per un bacio?
Ma
il meraviglioso sogno del Faraone si infranse proprio come un sogno…
Il
Regno di Akhenaton durò solo quindici anni!
Akhetaton
Akhetaton
Akhetaton
Akhetaton
Amenofi
IV era gracile dalla nascita.
La
tubercolosi che lo rodeva accelerò la sua fine.
I
suoi ultimi ritratti stringono il cuore.
Il
corpo magrissimo, quasi scheletrico.
Il
ventre gonfio.
Solo
sul volto emaciato si coglie, ancora, una nobiltà singolare, un’energia primordiale...
Attorno
al sovrano che lotta contro la morte, l’Impero, si sfalda. Al suo interno, i
sacerdoti di Tebe, da lui allontanati, conservano, ancora, una profonda
influenza e lavorano per abbatterlo.
Al
suo esterno è iniziata l’invasione ariana.
Ma,
alla testa dell’Egitto non vi è un Tutmosi III, capace di guidare una
spedizione punitiva attraverso i Paesi ribelli e stabilire postazioni di
guardia sulle lontane frontiere.
Per
Amenofi non vi è posto per la guerra nella sua concezione del mondo.
Preferirebbe
perdere tutte le sue Province piuttosto che togliere la vita a una delle creature
di Aton.
I
suoi ultimi giorni sono strazianti.
Sente
che tutto gli sfugge… la vita, il potere, l’Egitto.
I
capi dell’esercito preparano la repressione.
Muore
a trent’anni.
Consegnato
il suo corpo nelle mani degli imbalsamatori, i suoi nemici iniziano a
distruggere la sua opera.
Tutankamon,
il suo successore, si sottomette, senza discutere, alla tutela dei sacerdoti di
Tebe.
La
città di Aton viene abbandonata prontamente, come prontamente era sorta dalla
terra.
Le
tombe, edificate sulla roccia dagli alti dignitari, per dimostrare la loro fedeltà
al Faraone, non verranno occupate: sono state ritrovate tutte vuote.
Il
Re Poeta, il Re Asceta, fu, solennemente, maledetto dal clero di Amon, la sua
mummia strappata alla pace del sepolcro e, forse, parzialmente, anche,
bruciata.
Su
tutti i monumenti il suo nome fu, implacabilmente, martellato.
Ma
il meraviglioso sogno era, davvero, finito?
Daniela Zini
Copyright © 6 agosto 2018
ADZ
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