Signora Ministra
Cancellieri,
ho deciso di
scrivere una lettera aperta e di mandarla nell’aere a lei, nella sua duplice
veste di Ministro dell’Interno, nel precedente governo Monti, e di Ministro
della Giustizia, nell’attuale governo Letta, perché io non sono uno dei suoi
amici con un caso umano da proporle al numero del suo cellulare, anche se tengo
a precisare che, seppure lo fossi, non ne approfitterei, di certo, per avere il
giusto, sapendo di essere nel giusto.
Io ho, sempre, considerato l’Amicizia una responsabilità, mai una
opportunità!
Domenica scorsa, mi sono sorpresa a fare questa considerazione.
In Israele, con la morte, viene condonata ogni
violazione ai diritti altrui, commessa, in vita, da un individuo.
In Italia, con la morte, viene condonata ogni violazione ai propri
diritti, subita, in vita, da un individuo.
La giustizia, quella umana, naturalmente, è molto FLOU.
L'Italia è un Paese “garantista”, si sa, non è il Kerala!
Perdonare sempre e comunque?
Nell’animo, sì, è doveroso non conservare rancore
verso chiunque, ma è opportuno operare dei “DISTINGUO”.
Se non si pone un limite, che duri nel tempo, si rischia di
perdere di vista ciò che è BENE e ciò che è MALE.
Con un “ATTEGGIAMENTO BUONISTA”, in pratica, è come dire:
“Fai pure, tanto per me va
bene!”
Un lasciapassare, un assecondare comportamenti “NON ORTODOSSI”,
in nome di un “BUONISMO” di maniera, che rischia di perpetuarsi.
È uno strano Paese questo Paese, che non estingue i “DOVERI” di
un MORTO, ma ne estingue i DIRITTI!
Perché le scrivo?
Perché da un anno e mezzo io attendo Giustizia da questo Paese,
che si considera uno Stato di diritto, per il defunto Fausto Zini e, sua
nipote, Assunta Zini, io, per l’appunto.
Come essere un buon cittadino?
Come rendersi utile alla società?
Come fare per fare del proprio Paese un Paese migliore in cui vivere?
Ogni Paese è retto da leggi che fissano ciò che si può fare, ciò che si
deve fare e ciò che non si deve fare. Ai diritti, infatti, si accompagnano dei
doveri – a esempio, il diritto di libertà religiosa sancisce il dovere di rispettare
la fede altrui – e, in eguale misura, ai diritti si accompagnano delle responsabilità
verso l’insieme della comunità, a esempio, il diritto ai servizi sociali impone
che si debbano pagare imposte che li finanzino.
Conoscere la legge è responsabilità di ciascuno.
Conoscere i propri diritti permette di prendere il proprio destino in
mano.
In Italia, vi è una sola Carta Costituzionale
che si applica in tutto il Paese. Definisce e garantisce i diritti fondamentali
della persona, ma nessuno di questi diritti fondamentali è assoluto. I diritti fondamentali
non possono servire a compromettere i diritti fondamentali altrui.
In Italia, tutte le leggi sono rese
pubbliche. Non vi sono leggi segrete. Se si infrange una legge, non è una
difesa pretendere di non conoscere la legge che si è infranta.
Perché noi Italiani sentiamo il
diritto-dovere di denunciare gli abusi di cui siamo vittima?
Perché noi
Italiani crediamo fortemente nel primato del diritto e nell’eguaglianza. Noi
Italiani rispettiamo le decisioni democratiche, le leggi e le politiche anche se non le condividiamo. E,
come Italiani, abbiamo la responsabilità di sostenere la carta dei diritti, che
significa difendere i nostri diritti e proteggere i diritti altrui.
Vi è anche una ragione pratica che ci induce a rispettare la legge.
Quando il governo adotta leggi o programmi, cui noi assentiamo totalmente, noi
vogliamo che anche gli Altri vi si conformino, anche se non li condividono. Se
noi non rispettassimo che le leggi o i programmi che ci convengono, la nostra
società sarebbe, sempre, nel caos. Naturalmente, se noi dissentiamo da una
legge o da un programma di governo particolare, noi abbiamo il diritto e la
responsabilità di lavorare per cambiarli, attraverso un processo democratico.
Ma il primato del diritto ha anche un altro significato. Quale che sia il
nostro status nella società, tutti,
indistintamente, dobbiamo osservare le stesse leggi. Operai, imprenditori, impiegati, quadri, magistrati, politici, dobbiamo osservare la legge, come ogni altro cittadino
italiano o di altra nazionalità.
Io, a volte,
ho l’impressione di vivere ai margini della società, da quando ho denunciato
illeciti.
E ne pago un prezzo altissimo.
Chi viene, direttamente, leso dalla
commissione di un reato, patisce conseguenze anche in termini di pregiudizio
fisico, patrimoniale e psicologico.
È orribile da vivere e sta distruggendo la
mia vita!
Come stupirsi, dunque, che vi sia così poca
fiducia nella Giustizia?
Vorrei dire a chiunque di pensarvi due volte
prima di farlo. La tendenza è di archiviare, spesso de plano, senza svolgere alcun atto di
indagine.
Ma, allo stesso tempo, SÌ, lo rifarei.
Perché vi sono cose inaccettabili nella vita,
che si deve essere capaci di denunciare, per impedire che accadano ancora… ancora…
e ancora…
L’aiuto e la
vicinanza della Polizia di Stato sono stati determinanti nell’affrontare e nel
gestire la mia vicenda personale. Il loro operato è stato encomiabile e la mia
gratitudine imperitura.
Complice il
progressivo invecchiamento della nostra popolazione, quello delle badanti e
delle colfs è un mercato con molte
zone d’ombra, caratterizzato da una elevata percentuale di lavoro nero e
dominato dalla presenza di extra-comunitari, spesso irregolari, sui quali
ingrassano organizzazioni, che speculano sulle loro difficoltà. Nella maggior
parte dei casi, la ricerca di badanti e di colfs
è affidata al passaparola tra amici, conoscenti e parenti. In rari casi, ci si
rivolge a una agenzia o a un servizio messo a disposizione da enti pubblici. Le
famiglie, che cercano una badante e una colf,
hanno bisogno di trovare una persona affidabile ed efficiente, e, tuttavia,
sono poco informate sul titolo di studio e sul passato lavorativo delle badanti
e delle colfs scelte.
Per combattere
l’illegalità che caratterizza le professioni di badanti e di colfs, si debbono intraprendere nuove
strade.
Noi diamo ai nostri rappresentanti
eletti il potere diretto di stabilire le leggi della nostra società. Diversamente
da altre società, i nostri rappresentanti restano, sempre, responsabili di
fronte a noi Italiani.
La responsabilità comporta,
innanzitutto, che i nostri rappresentanti eletti debbano renderci conto delle
loro azioni. Durante le campagne elettorali, i nostri rappresentanti eletti
debbono, infatti, spiegare e giustificare le loro azioni, se vogliono che noi
li rieleggiamo. Secondariamente, come cittadini, noi abbiamo il diritto di
partecipare alla Democrazia, lavorando per incidere, in modo significativo, nell’elaborazione
delle leggi e dei programmi di governo.
I cittadini debbono
poter fare molto più che andare, semplicemente, a votare alle elezioni ogni
quattro o cinque anni.
Io
ho l’impressione che l’Italia non si dia, sempre, i mezzi sufficienti per
mettere in opera un arsenale giuridico relativamente completo, che offra un
alto livello di protezione in materia di tutela dei diritti.
Sembra
così sussistere, in certi campi, un fossato che può rivelarsi
molto largo tra ciò che enunciano i testi e la pratica.
Che cosa resta della giustizia degli uomini,
se un atto - rilevante giuridicamente - non tanto non sia esistito, quanto non
porti avanti la serie dei suoi effetti?
Questo per il diritto vuol dire la negazione:
se al diritto si toglie la prevedibilità sicura di una serie di effetti,
necessariamente innescati da un fatto o – ancor più – da un atto, se ne nega la
stessa struttura, lo stesso metodo, quale supporto necessario di efficacia o – a
un altro livello – di credibilità.
Se
ne potrebbe dedurre che ogni fede nella giustizia umana sia vana…
Quanto,
poi, alla Giustizia divina superiore e giusta ha i suoi tempi!
Non
a caso una delle principali
obiezioni laiche al Cristianesimo è l’“ingiustizia del mondo”.
Naturalmente, tutti i nostri diritti non
possono essere garantiti dalla legge.
Regole fondamentali che concernono il
rispetto degli Altri debbono, egualmente, essere un modo di vita per ognuno di
noi. Anche quando i nostri diritti sono garantiti dalla legge, la legge sola
non è sufficiente a proteggerli. Perché la Giustizia trionfi, tutti noi cittadini
dobbiamo prendere un impegno personale verso i
valori democratici e metterli in pratica attivamente nella nostra vita
quotidiana. Senza questo impegno, la legge che “garantisce” i nostri diritti
perderebbe il suo spirito democratico.
La vitalità della Giustizia in Italia dipende
dall’impegno di tutti noi Italiani verso i valori democratici che noi
condividiamo.
Roma,
15 gennaio 2014
sua
sfiduciata, ma non rassegnata
Assunta
Daniela Zini
Copyright © 15 gennaio 2014 ADZ
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